Squadristi per caso

Conosco Giulia Ichino e il suo lavoro in Mondadori quel tanto che basta per vedere come platealmente infondate le accuse sui presunti privilegi che avrebbe ricevuto molti anni fa: e su questo sono già intervenuti – a testimonianza della sua assurdità demagogica, che infatti attecchisce sugli estranei – molti che ne sanno molto più di me. Non c’è altro da dire.
Quello che invece non riguarda solo la famiglia Ichino ma chiunque abbia cari i pensieri che circolano nel PD è la scelleratezza di un intervento in un evento pubblico organizzato dal PD che attacca guarda caso un uomo che ha appena lasciato il PD e a cui è stata già attaccata da alcuni un’etichetta con su scritto traditore (perplessità legittime su modi e tempi dell’uscita di Ichino sono un’altra cosa). Tra tutti gli esempi di storie di lavoro che si potevano trovare è stato quindi additato a chi non ne sa niente – additato con successo, ripeto: basta leggere i commenti sui social network – proprio quello della figlia del traditore. Non voglio pensare che ci sia stata una deliberatezza – anche se tra alcuni fans della attuale leadership circolano spesso atteggiamenti squadristi nei confronti del dissenso – ma che ci sia stata una clamorosa stupidità nel fare quell’accusa da parte di chi l’ha fatta, e una grossa disattenzione da parte di chi non ne ha preso subito le distanze e continua a non farlo. Perché comunque sia andata, quella cosa “suona” come una ritorsione e una minaccia, e come tale è stata letta da molti, in buona o cattiva fede che siano. E che quella minaccia abbia come destinatario uno che di minacce ne ha subite già troppe nella vita, non aiuta ad alleviare quella stupidità, diciamo.

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87 commenti su “Squadristi per caso

  1. Fulvio

    è ovvio che, se di stupidità e inconsapevolezza si è trattato, la cosa è ancora più grave.

  2. Andrea Evangelista

    “presunti privilegi”
    essere chiamata a lavorare a 21 anni da Mondadori non lo è? Eppure chi ha posto la questione mi pare lavori nel campo ed è probabilmente proprio per questo che ne ha parlato, senza attaccare le persone, ma evidentemente usando un esempio che conosce bene per parlare del sistema generale.

  3. whiteyes

    Mi sembrava una roba tirata molto per i capelli.
    Le colpe in campagna elettorale dei padri…..

  4. Massimo

    Parlare del sistema in generale prendendosela, guarda caso, con chi porta quel cognome? Eddai, i raccomandati dalla politica in Italia saranno un milione, di tutti i colori, e vai a tirare fuori la figlia di Ichino, durante le elezioni, dopo che il padre ha lasciato il PD in polemica col suo vecchio partito? La spiegazione è drammaticamente più banale, purtroppo. Tra l’altro, che sia stata raccomandata è tutto da dimostrare a meno di non voler fare del classismo alla rovescia per cui ai figli delle persone in vista deve essere impedito di ricoprire ruoli importanti, o presunti tali.

  5. whiteyes

    OT: richiedo articolo sulla puntata di ieri sera tra Oscar Giannino e Sallusti. Ovvero l’atteggiamento del PDL contro quello sporco, indegno liberale, usurpatore di voti

  6. maragines

    Per quanto mi riguarda mi sono segnato nome e cognome di chi ha fatto l’intervento.
    Passeranno anni e ottimi suoi interventi prima che io la possa guardare con benevolenza.
    Il partito purtroppo, che sia animato anche da cafoni stupidi è noto.

  7. Valeria

    Come elettrice del PD ti ringrazio di questo post. L’overreaction di noi cittadini è comprensibile, anche se deprimente (tipo: come stiamo messi, se tutto è un pretesto per gridare allo scandalo), ma che ci si mettano Bersani e il partito aggiunge un che di intollerabile.

  8. Luca Storoni

    Le classiche pacche sulle spalle che ci si da tra compagni. Si è bravi a convincersi tra chi la pensa allo stesso modo, e in più ci si sente diversi, al di sopra. Mi domando solo a che diavolo serve a livello comunicativo quando analizzandola acriticamente, lascia trasparire solo arroganza e semplificazione? Certo è vero sono piccoli fatti che si perdono nel rumore della campagna elettorale da mercato. Ennesima, piccola dimostrazione di incapacità ad avere una visione progettuale, anche profetica.

  9. tanner

    Grazie di questa testimonianza.
    È di qualche giorno fa questo articolo di Michele Smargiassi sul “fotografo dei movimenti” Tano D’Amico: http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2013/02/06/la-finezza-contro-locchio-di-vetro/
    Forse la salvezza da questi atteggiamenti sta anche nell’avere un zicchinino di quella cultura libertaria non proprio ben distribuita a sinistra.

    Ad Andrea Evangelista: “Essere chiamata a lavorare a 21 anni da Mondadori” fino a prova contraria è un lavoro. E prova contraria in un paese civile è un onere che spetta all’accusa; il contrario è la caccia alle streghe con l’accusato/a che deve provare la propria innocenza.

  10. Massimiliano

    Escluderei la dietrologia. Mi sembra un’uscita sbagliata – volgare, pericolosa e completamente fuori luogo in un contesto politico – nata da una situazione di sconforto generalizzato. Stendiamo un velo pietoso sulla questione personale e riportiamo il dibattito pubblico sulle vere questioni. Se ne parla poco, ma la situazione del lavoro nell’editoria libraria italiana è disastrosa da anni, ben prima della crisi internazionale. Per chi ci lavora da tempo, scambiare la normalità per privilegio e fantasticare su rivali di cartapesta rischia di diventare un’abitudine. Magari il problema fosse solo la precarietà. Tra collaborazioni a cottimo, stage a rotta di collo con rimborsi minimi o nulli, contratti a progetto ben oltre il limite della legalità (diciamo 800-900 euro per ben più di 40 ore settimanali?) e partite Iva fasulle, i compensi per gli under-40 sono da anni tra i più bassi d’Italia. A fronte di lauree, master, corsi di specializzazione, conoscenze linguistiche e tecniche, anni di esperienza. E se una redattrice resta incinta, al bambino da mangiare cosa gli dà? Un libro di Franzen? Inviterei a paragonare i costi del lavoro, nei principali gruppi editoriali italiani, ad altre voci di spesa: anticipi per autori e spese di rappresentanza in primis.

  11. baudolino

    Caro Luca, sarò sicuramente un po’ off topic però, sulla storia di Giulia Ichino non riesco a seguirti. O meglio, capisco che in realtà scrivi di questa storia per parlare degli attacchi ingiustificati al padre (sui quali non entro nel merito) però, io, invece, voglio concentrare l’attenzione su un fatto che secondo me è molto concreto e reale (da qui, il fatto che sono off topic) e che nel tuo post liquidi nelle prime due righe. Non sto a ritirare fuori i mille e mille nomi di parenti che popolano a vario grado il mondo (soprattutto) della cultura, dell’informazione, della comunicazione e via dicendo. Quello che voglio, invece, è capire per quale ragione i motivi della difesa (e autodifesa) che ne viene fatta, e che molto spesso è riassunta proprio dalla frase con la quale cominci il tuo post, “conosco tal dei tali e il suo lavoro e vi posso assicurare che è brava/o/ si fa il mazzo/nessun privilegio/ha iniziato dal basso/gavetta ecc”, basterebbero, di per se, a mettere d’amore e d’accordo tutti sul fatto che se uno è bravo e meritevole, anche se ha un nome famoso, non vuol dire che abbia ottenuto quel posto/ruolo proprio grazie al nome che porta e che, in definitiva, perché ti incazzi se uno col cognome famoso è stato assunto e tu no? Io credo, invece, che ogni tanto, qualcuno faccia bene a ricordare e a indignarsi cose e per cose che probabilmente sono talmente integrate nella nostra cultura che non ci facciamo più caso (o che faremmo sicuramente anche noi con un bel nome famoso). Ora, tu dici che Giulia Ichino è brava. Sicuro. Ovvio, e anche banale. Ma il problema, a mio modo di vedere il mondo, è che mentre il traguardo è uguale per tutti, il punto di partenza non lo è. Racconto un aneddoto e chiudo: anni fa polemizzai (eufemismo) per email con il giornalista Guido Del Turco. Avevo saputo che era passato (era stato promosso, dissero) da Studio Aperto al Tg5. Forse per rabbia, gli scrissi un’email dove un po’ sarcasticamente gli feci gli auguri per la nuova avventura, chiudendo con “sono sempre gli stessi ecc”. Non credevo, ma lui mi rispose con un’email infuocata: mi disse come ti permetti, io mi sono fatto un mazzo così, mi sono pagato l’università lavorando. A ciò aggiunse un po’ incautamente che “ho conosciuto Paolo Liguori, aveva bisogno di 10 giornalisti: mi disse: se vuoi ti provo, ma devi venire a lavorare a Milano” e chiuse con una frase che a volte mi risuona ancora nella testa: “il tuo personalissimo fallimento porta il tuo nome e il tuo cognome”. Vedi Luca, io per formazione non cerco mai alibi per me stesso, non guardo mai l’orto degli altri. È vero però, che spesso, queste persone entrano nel mio orto e lo calpestano nel nome di un destino che gli ha solo dato un cognome famoso. Risposi a Guido che il problema era proprio lì, in quella frase cha aveva messo lì così tranquillamente, senza neanche un apparente nesso, ma solo come una congiunzione temporale favorevole: ho conosciuto Paolo Liguori. Ecco, a me non ci sarà mai un Paolo Liguori che dirà di lavorare per lui. Semplicemente perché Paolo Liguori ignora completamente la mia esistenza. Sta lagna, era solo per dire che quella ragazza, Chiara, probabilmente (nel caso non ci fosse premeditazione), voleva solo dire che, probabilmente, il suo personalissimo fallimento è colpa di troppa gente che porta cognomi famosi. La stessa che avrei voluto dire a Guido Del Turco ed è la stessa cosa che direi a Gianni Morandi nello spiegargli che il figlio non è che deve per forze essere un cantante.

  12. ilbarbaro

    Certo è curioso trovare un posto in Mondadori a 23 anni subito dopo una laurea in lettere per ricoprire un incarico a cui si arriva di solito molto più tardi. Pietro Ichino è in ottima compagnia di genitori che predicano bene e razzolano male, e di figli. Non solo sottoscrivo in pieno il commento di “baudolino”, arrivo a dire che si fa buon giornalismo anche non accodandosi ai peggiori e non reclutando i peggiori per il giornale che si dirige, ma, ecco, mi accorgo che questo da solo è un ottimo motivo per l’ennesima censura che non farà altro che assimilarla a quelli che vorrebbe stigmatizzare.

  13. piti

    Beh, insomma. Andiamo al sodo: se tu fossi stato figlio non di Sofri quello anziano, ma della bidella della Finocchiaro, saresti dove sei? Avresti conosciuto Ferrara, Lerner e dio sa chi? Avresti avuto da un lato la formazione che hai e dall’altro i contatti giusti? Poi uno fatica, si ingegna, e figuriamoci. Ma quello lo fanno in tanti, e forse anche più dei figli di. Ma non basta per formarsi e meno ancora per essere considerati.
    Allora, chi ha dei privilegi di nascita, faccia tanto di esserne all’altezza prima e di goderseli poi. Ma non venga a fare l’offeso o a parlare di squadrismo. La Ichino sarà bravissima, lo dico sinceramente convinto, ma chissà se con un altro nome sarebbe nemmeno stata presa in considerazione. Non si può volere la botte piena del trampolino di famiglia, in qualunque modo questo si concretizzi, e la moglie ubriaca dell’orgoglio del proprio esclusivo merito personale. E’ offensivo.

  14. Il Delatore

    Sottoscrivo Baudolino parola per parola. Ho un parente molto stretto quasi coetaneo della Ichino che lavoricchia da anni per RCS con contratti ridicoli, e parlo di una persona sveglia e competente.
    Che l’uscita contro di lei sia stata improvvida è certo come è certo (pare) che lei sia brava, ma è altrattanto certo che se la persona di cui parlo avesse avuto un cognome pesante adesso non sarebbe disoccupata. Sostenere il contrario, oltre a sapere parecchio di presa per i fondelli, è l’apoteosi della mala fede.

  15. tobuto

    Mi loggo solo per dire che se il vile attacco alla figlia di un nemico politico mi aveva quasi convinto a non votare per il PD, alcuni commenti, qui e altrove, mi hanno dato il colpo di grazia.
    Non mi voglio mescolare con certa gente.

  16. uqbal

    Questo PD è veramente scandaloso. Vittimista, protervo, inconcludente, lento, inefficace, isterico. Spero che perda.

  17. Massimo

    Ma di cosa stiamo parlando, di raccomandazioni o di vantaggio sociale? Perché sono due cose diverse. Se vogliamo raccontarci la favola della società perfetta dove Lapo Elkann fa il concorso alla Fiat, possiamo anche farlo, ma è appunto una favola. Avere alle spalle una famiglia importante è un vantaggio, come essere belli, e non ci sarà nessuna legge che potrà impedirlo, perché la società è fatta anche, nel bene e nel male, di relazioni umane, e i potenti frequentano i potenti. L’unico argine a questa diseguaglianza può essere solo una società fortemente meritocratica, dove l’incompetente figlio di qualcuno sia realmente svantaggiato rispetto al bravo figlio di persona qualsiasi. Ma a parità di bravura, la provenienza può sempre fare la differenza, come la bellezza, per altro. Ed entrambe non sono un merito.

  18. Lowresolution

    “Il tuo personalissimo fallimento porta il tuo nome e il tuo cognome.”
    E’ una frase molto dura, ma contiene una dura verità. Caro Baudolino, non so quanti anni hai, ma a un certo punto della tua vita dove sei è sopratutto merito o colpa tua.
    Certo, il nepotismo e le cricche esistono, ma non è vero che in Italia non si può arrivare da nessuna parte da soli. I “cognomi” partono sempre avvantaggiati, è ovvio, anche solo per l’ambiente che respirano (e parliamo anche dell’autore di questo blog). Ma non è affatto vero che in Italia gli altri non possono farcela lo stesso senza il cognome giusto. Ci si deve sbattere più degli altri, questo è molto probabile, ma se si hanno i numeri da qualche parte si arriva. E a volte molto più lontano di chi è partito con il cognome “giusto”. Suggerisco di piangersi addosso di meno, evitare invidie sociali inutili, e magari farsi qualche domanda in più su come si sta approcciando la propria vita e i propri obiettivi.

  19. minimAL

    Io sono figlio di un generale dell’Esercito: avessi provato la carriera militare, le porte mi si sarebbero aperte d’incanto; a prescindere.
    Negare evidenze simili è da sciocchi, e nel caso tuo anche da furbi.
    Del resto, hai volutamente spostato l’attenzione su elementi irritanti (l’attaccare Ichino padre per interposta figlia, l’inattacabililità della figlia stessa per supposte qualità professionali), dimenticandoti che anche tu sei dove sei per pesantezza di cognome; a prescindere.
    E non parlare di “squadrismo”, per favore. Certe attività di “Lotta Continua”, e una simpatica lettera della Cederna (con oltre 700 firmatari) sono state vero “squadrismo”, e tutti fanno a gara per dimenticarlo; tu compreso.
    L’elemento più grave di tutto questo, semmai, è un’altro: giochi alla provocazione – con un’implicita malafede, con l’aria di chi se ne frega della Memoria, degli insiemi, dei fatti.
    E tutti dietro a dimenticare. A prescindere.
    Bah

    per la cronaca: alla fine, ho scelto altre strade, dove il mio cognome non significava proprio nulla, anzi. Perlomeno, ovunque io sia arrivato (se sono arrivato, poi), è solo merito mio.

  20. Wizardo

    L’intervento contro Giulia Ichino è di pessimo gusto, inelegante e ingiusto. Non si parla con tanta superficialità della professionalità di una persona. Che poi questa sia la figlia del senatore Ichino rende il tutto ancora più insopportabile.
    Voglio sperare, che l’intervento sia stato semplicemente un modo incauto e maldestro di parlare di un problema vero di questa società, e cioè l’immobilità sociale e il privilegio. Il fatto che in Italia, come e più che in altri paesi, si possa spesso accedere a professioni e successo grazie al networking familiare piuttosto che ai canali democratici del mercato.
    Purtroppo la rabbia e il populismo stanno infettando questa campagna elettorale e non solo, e c’è sempre chi, non avendo i mezzi per esserne immune, se ne rende (inconsapevole?) strumento.
    Con il risultato che il problema vero, reale, drammatico di un mercato del lavoro e delle professioni inaccessibile a molti, possa essere confuso per un semplice sfogo di rabbia e invidia.

  21. simona pedicone

    mi pare che nell’intervento di Chiara Di Domenico ci fossero molti altri temi e riflessioni, tutti assai rilevanti, molto di più della questione “figli di…” , perchè sottolineare solo questo aspetto in questa riflessione del Post?
    ma forse mi sono sfuggiti altri commenti?

  22. medea

    Caro Luca,
    è una delle prime volte in cui mi trovo in disaccordo con te. Senza nulla togliere agli indubbi meriti di Giulia Ichino, negare che in Italia il nome giusto, il giro di amicizie e conoscenze possa fare la differenza, vuol dire offendere l’intelligenza di chiunque viva e lavori in questo Paese, soprattutto di quelle persone che per i migliori posti di lavoro non riescono nemmeno a presentare le candidature, figuriamoci il resto. E da più parti, inoltre, sento e leggo critiche feroci alla lagna della precaria. Mi sembra di sentire il mio capo, che quando mi lamento delle mie condizioni di lavoro mi dice che sono astiosa e mi tratta come se fossi una vecchia zitella inacidita. Anche mio marito, se ci penso, quando mi lamento del fatto che a casa faccio tutto io, mi dice che sono noiosa e molesta. A quanto pare la morale è sempre quella: sii bella e stai zitta, soffri in silenzio e sorridi, senza infastidire nessuno con l’onta del tuo malumore

  23. uqbal

    1) In Italia c’è nepotismo? Allora io dico che Medea e Minimal lavorano dove lavorano grazie alla famiglia. Non so se è vero, non so chi siano, non so che facciano, ma, ehi, in Italia vogliamo negare ci sia il nepotismo? Intanto sbattiamoli in prima pagina.

    2) Baudolino: rendoti noto che una persona per assumerti deve conoscerti. Per questo si fanno i colloqui, per questo ci sono le pubbliche relazioni.

    3) Avere un lavoro normale è diventato “privilegio”. Io una riflessioncina, nel PD, me la farei, ma mi pare che siano troppo occupati con le chiacchiere.

  24. pifo

    L’intervento della precaria a “Le parole dell’Italia giusta” e’ risultato totalmente sbagliato per la forma da “corpo contundente” che ha assunto, forse senza intenzione, e che, in queste ore, viene “notata” anche all’interno del cuore che batte PD.
    Onestamente pero’ oltre alla giusta condanna morale mi sarei aspettato da Luca Sofri anche una maggiore capacita’ di riflessione per tirare fuori da quello sproloquio anche il nucleo sostanziale di quelle due righe di denuncia contro lo “status quo”.
    In una societa’ nella quale vengono di fatto precluse tutte le “normali” possibilità di promozione e di avanzamento dovute a impegno, professionalità e merito, quelle stesse possibilità fisiologiche, alternative, lecite e legittime che hanno sempre caratterizzato le società avanzate e verticali, come ad esempio quelle dovute ad una frequentazione sociale, ad uno status economico superiore, all’appartenenza ad un clan, si configurano di fatto e indipendentemente dalla volontà di chi le utilizza, come un intollerabile privilegio.
    Non possiamo rimproverare il Padre Eterno per averci fatto due gambe e non e’ giusto tagliarcele se ci piace arrampicarci ma se continuiamo a costruire un mondo fatto solo a scale, scale e solo quelle, avranno si o no il diritto, quelli che le gambe non le hanno, di considerarci dei privilegiati e di arrabbiarsi un poco?
    Ecco da L.S. mi aspettavo anche una riflessione di questo tipo … a margine della giusta condanna si intende.
    Saluti.

  25. uqbal

    Pifo

    Oggi a scuola ho spiegato ad un ragazzo che non bisogna copiare nei compiti in classe e, devo dirti la verità, gli ho mollato un ceffone così forte che gli ho fatto saltare un dente.
    Oh, stanno tutti a parlare di ‘sto ceffone, nessuno che voglia fare una riflessione sul fatto che non bisogna copiare…che nervi!

  26. tobuto

    @l Delatore:
    Qui Baudolino e, dopo il mio commento, quello ridicolo di MinimAl (perché, se il discorso vale per la figlia di un giuslavorista che decide di fare la editor, vale anche per il figlio di un generale che decide di fare qualsiasi altra cosa).
    Su Twitter svariati, ma spicca Michele Lan che senza alcuna prova si chiede quanti precari siano migliori della Ichino. Io non lo so, lui evidentemente sì.
    Siamo all’inversione dell’onere della prova e ai pettegolezzi usati come verità inconfutabili. Sì, anche tu. Se davvero quella di Sofri è una tesi tanto insostenibile da essere una presa in giro non dovresti avere problemi a smontarla.

    Più in generale: ma veramente la figlia di che finisce a fare la editor è simbolo di scarsa meritocrazia? Cavolo, è una editor, diciamo qualcosa tipo una lower level manager. Mica è finita nel CdA di una municipalizzata. Capisco che fare l’editor sia un lavoro affascinante, ma dal punto di vista del salario ce ne stanno milioni come lei. Che c’entra la casta?
    Ancora: il fatto che Ichino sia per la flessibilità, nonostante la figlia abbia un posto fisso, è casomai simbolo di coerenza. Se vi fosse sfuggito, la proposta di Ichino peggiora le condizioni di chi ha un posto fisso e migliora quelle di chi è attualmente precario. Possiamo discutere sulla correttezza o sull’utilità di questo trade-off, certo. Ma a me sembra che Ichino sia disposto a seguire le sue idee (giuste o sbagliate che siano) anche a costo del posto fisso della figlia.

  27. minimAL

    Due cretini al prezzo di uno (tobuto e ubqal): ho appena scritto che sono riuscito a lavorare dove lavoro in un ambiente dove il mio cognome non significa nulla (né velatamente/approssimativamente/allusivamente).
    Chi ha letto fischi per fiaschi, è degno lettore di Sofri (padre o figlio, poco importa).
    Del resto, io ho rifiutato di lavorare per Mondadori prima, e per Mediolanum poi, e mi sono arrabbattato con quel che potevo. Non ero (e non sono) certo come Saviano, Fazio o chi per voi, che sbattono le palle della moralità ai quattro venti e poi accettano di lavorare per chi contestano.
    E adesso (come allora) i miei 1.200 euro netti al mese sono puliti, senza nepotismi di sorta.
    Sfido qualsiasi mentecatto a dimostrare il contrario.
    Sempre “a prescindere”, eh!

  28. lucapedro

    Qualcuno ha chiesto che meriti potesse vantare Chiara Ichino di fronte alla proprietà di Mondadori per poterla considerare una raccomandata? Non mi pare che essere figlia di un ex del PD e oggi nella lista Monti possa essere considerato un merito dalla Mondadori per l’assunzione. Che Chiara Di Domenico sia amareggiata per la situazione sua e, più in generale, per la disoccupazione giovanile in Italia non l’autorizza a indicare come esempio di nepotismo una persona capace, che ha ricevuto encomi da ogni parte. Le strumentalizzazioni male azzeccate non fanno bene alla campagna del PD e a Bersani conviene fare un’autocritica se veramente ha applaudito (e abbracciato) l’intervento di Chiara Di Domenico.

  29. fafner

    Tutto vero. Però sarebbe un Paese migliore quello in cui chi si candida a una carica politica facesse vanto dei suoi figli precari e in gavetta come la gente normale. Gli Italiani lo prenderebbero per un povero co***one, e anche parecchi commentatori di questo blog, che di fatto sfoggiano tanto benaltrismo blasé, liberalismo teoricissimo, fascinazione per i forti perché anche loro vorrebbero se potessero.

  30. gianmario nava

    ma la precaria in questione, che partecipa in quanto precaria a iniziative politiche, non è che poi in grazia della notorietà e delle frequentazioni mi diventa una stagista in un ente pubblico in staff ad un assessore?
    e poi viene stabilizzata ope legis senza concorso?
    per poi passare a qualche consiglio di circoscrizione o regionale?
    e poi, trombata alle ennesime elezioni ad un consiglio di amministrazione di una minicipalizzata?
    e tutto questo senza avere un cognome pesante, ma solo una tessera leggera?

    solo per dire che, di veleno in veleno, avveleniamo i NOSTRI pozzi
    e tanti saluti

  31. minimAL

    Massimo: bastava leggere il commento precedente, così ti risparmiavi la figura del maleducato.
    Il succo è questo: l’incoerenza di Sofri è lampante (sia per cognome che per i fatti); quello della Ichino è solo uno suo specchietto per distrarci dal tema di fonfo. Il familismo, cioè, è un portato dell’Italia peggiore e più diffusa, attraverso cui certi cognomi vincono. Le famose “conventicole”, insomma: che tutti ridicolizzano da bravi borghesi timorati.
    Il resto, solo persone perbene

  32. michelelan

    @tobuto
    Neanche farlo apposta ho letto il tuo commento.

    Su twitter la mia era una provocazione, ma leggendo i commenti di questo articolo, forse vivo in un’Italia diversa. Io pensavo di vivere in un paese in cui il lavoro lo si trova con le conoscenze, amicizie o parentele, vivo in un paese in cui le ricerche dimostrano che se sei figlio di operaio hai più probabilità che di ereditare il livello di istruzione e addio ascensore sociale.

    Questo è il paese in cui vivo io, in cui il cognome conta, le conoscenze pure, voi in che paese vivete? Forse confiniamo?

    Io non penso che la figlia di Ichino sia stata messa li dal padre e non penso che non sia qualificata, penso solo che a 23 anni, l’età in cui è stata assunta, il suo cognome ha pesato molto, molto di più di altri candidati precari forse migliori di lei. Oppure qualcuno pensa che i figli di intellettuali siano meglio, a priori, di figli di non intellettuali? fatemi capire voi di sinistra radical chic come la pensate.

  33. uqbal

    MicheleLan

    Quindi se uno ha un cognome importante, per rassicurare quelli come te, deve rimanere disoccupato fino a 40 anni? Oh, stiamo dicendo che è una dipendente Mondadori, non che ha avuto un seggio in Parlamento!
    Ma ci stiamo ammattendo?

  34. lucapedro

    minimAl, ci devi spiegare cosa è l’incoerenza per cognome. È troppo bella e la vorrei usare in un giornalino di carnevale che si pubblica da queste parti; citando la fonte, naturalmente. Epperciò spiegamela meglio che mi viene da ridere solo a ripeterla…

  35. tobuto

    @ MinimAL:
    Anche Giulia Ichino dice che il padre non c’entra niente nel suo ambiente (la Mondadori, mica MPS). Se non credo a lei, non credo neanche a te. Come lei è stata aiutata dall’avere un padre potente, seppure in un ambiente diverso, anche a te avere un padre potente ha aiutato. Mi dispiace, se lei è raccomandata, tu sei raccomandato. Il resto è solo doppiopesismo nel giudicare se stessi e gli altri.

    @Michele Lan:
    Scusami, ma non capisco perché un senatore del PD dovrebbe contare qualcosa in Mondadori. Non solo è una cosa che andrebbe provata, ma non è manco una cosa di quelle che suscita sospetti lampanti. Cioè, avrei capito se il padre fosse stato del PDL, ma del PD?
    Tra l’altro, la Ichino c’entra qualcosa con il tuo discorso (giusto) sulle conoscenze, ma non certo per il cognome: ha ammesso di essere finita in Mondadori attraverso i suoi professori universitari (di lettere, non di diritto del lavoro). Sarebbe stato un ottimo spunto per parlare del meccanismo della cooptazione, se sia sensato da un punto di vista teorico, di quali siano i suoi effetti pratici. Ma ti sei fermato al cognome.

    PS: nessuno (spero) pensa che i figli degli intellettuali siano meglio o peggio dei figli degli operai. Ma sinceramente questa inversione dell’onere della prova, per cui la figlia di un intellettuale deve giustificarsi anche se fa tutt’altro, mi fa orrore.

  36. Massimo

    Buffo paese il nostro, dove, ad una manifestazione politica di un partito largamente corresponsabile del precariato, una precaria attacca la figlia di uno dei pochi che hanno provato ad immaginare il superamento del precariato. Senza contare poi che la politica, di ogni colore, è da sempre il veicolo principale per la cooptazione non meritocratica ma di appartenenza. Come diceva un efficace post precedente “senza avere un cognome pesante, ma solo una tessera leggera”.

  37. michelelan

    @uqbal

    Mai detto questo, voglio vivere in un paese in cui a tutti vengono date le stesse possibilità, che il figlio in gamba di un contadino possa arrivare in alto e che il figlio scemo di un professore universitario possa fare lo scaricatore di porto (con tutto il rispetto per gli scaricatori di porto).

    @tobuto

    Tassicuro che se sei figlio di professore qualcosa trovi certamente, infatti mi confermi che la figlia sia stata appoggiata da altri professori. Ma guarda un po’!

    Come al solito si sono create due fazioni contrapposte, io voglio sottolineare che è il sistema da cambiare, bisogna rimettere in moto l’ascensore sociale. In questo paese ora conta chi sei, io voglio vivere in un paese in cui conta cosa fai e come lo fai!

  38. Il Delatore

    @tobuto
    spicca Michele Lan che senza alcuna prova si chiede quanti precari siano migliori della Ichino. Io non lo so, lui evidentemente sì.
    Nemmeno io lo so, ma dato che per te la risposta pare essere “Nessuno” anche tu a certezze non proprio inattaccabili non stai messo male.

    Se davvero quella di Sofri è una tesi tanto insostenibile da essere una presa in giro non dovresti avere problemi a smontarla.
    Ma infatti non pone grossi problemi. Il perché della sua difesa è fin troppo chiaro. Che la cosa l’abbia innervosito parecchio lo si evince dall’uso maldestro e del tutto fuori luogo del termine “squadristi” del quale stranamente pare ignorare il significato. Fa tanto più ridere se si pensa che, a suo dire, tiene molto all’aderenza del linguaggio alla realtà. Non è che per caso certe parole si usano quando fa comodo e si stigmatizzano quando le usa qualcun altro?
    O se vuoi parliamo delle prime due righe (“Conosco Giulia Ichino e il suo lavoro in Mondadori quel tanto che basta per vedere come platealmente infondate le accuse sui presunti privilegi che avrebbe ricevuto”) che contengono una fallacia logica di prim’ordine, come se bravura e privilegio si escludessero automaticamente l’un l’altro.

    Capisco che fare l’editor sia un lavoro affascinante, ma dal punto di vista del salario ce ne stanno milioni come lei. Che c’entra la casta?
    Cioè mi stai dicendo che prende 1200 € scarsi al mese come me? Sicuro? Ma sicuro sicuro? Che poi, se come lavoro è tanto normale, interpelliamola e sentiamo se vuole fare cambio con me. Potrebbe conoscere gente nuova, no? Prova a chiederglielo, a me andrebbe benissimo.

    Se vi fosse sfuggito, la proposta di Ichino peggiora le condizioni di chi ha un posto fisso e migliora quelle di chi è attualmente precario. […] Ma a me sembra che Ichino sia disposto a seguire le sue idee (giuste o sbagliate che siano) anche a costo del posto fisso della figlia.
    Ma infatti sono praticamente certo che Ichino, in caso la sua proposta andasse in porto, inizierebbe proprio dalla figlia. Anzi, credo addirittura che sarebbe lei stessa a mollare seduta stante il suo posto fisso e cercarne uno precario che tanto ormai, grazie al babbo, sarebbero la stessa cosa. Così potrebbe sentirsi più libera e spigliata, proprio come me che con una decina d’anni più di lei sul groppone, sono ancora precario.
    Tobuto, te la posso di’ ‘na cosa? Senza rancore eh.

    Alla fine vorrei farti due domande.
    1) Se io, un perfetto signor nessuno, mi fossi ipoteticamente trovato a competere con la Ichino per quel posto a pari qualifica, pari età, pari talento, pari tutto, tu puoi garantirmi CON ASSOLUTA CERTEZZA che le nostre candidature avrebbero avuto esattamente lo stesso peso?
    2) Sei in grado di affermare, sempre con certezza, che la signora Ichino NON avrebbe avuto accesso a professioni simili (non dico proprio l’editor, anche un “faccio cose, vedo gente” qualunque ma comunque pagato benino) se, anziché essere una brillante laureata in Lettere (presumo), avesse finito a stento il liceo?
    Te la senti di rispondere “Sì”? Perché se è un “Sì” bello deciso, senza se e senza ma, a entrambe, hai ragione tu. Se no ce l’ho io. Pensaci bene.
    Mi piacerebbe sentire che ne pensi perché la persona di cui parlavo nel mio primo intervento è giovane, estremamente qualificata nel suo settore, parla un buon inglese etc etc, eppure nello stesso ambiente (editoria) il posto fisso se lo sogna la notte.
    E guarda che nonostante quel che dico, non ce l’ho con la Ichino, l’ho usata solo come paradigma. Anzi sono contento per lei. Almeno a questo mondo c’è qualcuno che fa quel che gli piace fare.
    Basta che non ci si prenda per il culo.

  39. Ilde

    “Tra tutti gli esempi di storie di lavoro che si potevano trovare è stato quindi additato a chi non ne sa niente – additato con successo, ripeto: basta leggere i commenti sui social network – proprio quello della figlia del traditore”
    Ecco perchè non sono iscritta ad alcun social network.

  40. Il Delatore

    Scusa, mi sovviene una terza domanda:
    3) Se, come è accaduto, sento personaggi circa della stessa area politico-ideologica del padre dire “Mandate i vostri figli alle scuole professionali a imparare a saldare anziché al classico se no restano disoccupati a vita” mentre i loro fanno gli editor per Mondadori, ho il diritto di incazzarmi un pochino o no? Tu che dici?

  41. tobuto

    @l Delatore:
    Quello che non capisco è proprio l’inversione dell’onere della prova. Cioè, perché deve essere la Ichino (o il sottoscritto) a dimostrare che non è raccomandata dal papi, se non è emerso alcun elemento che lo faccia presumere? Ovviamente non mi sento di dirti “sì, certo” a nessuna delle tue domande (né sono sicuro che nessun precario sia migliore della Ichino), ma nell’assenza di qualsiasi elemento che mi faccia pensare il contrario non vedo perché dovrei pensare male. Capirei, forse, se l’Ichino fosse ricercatrice in diritto del lavoro.
    _
    Sulla difesa di Sofri e sul termine squadrista ovviamente non sono titolato a parlare (né mi interessa molto, sinceramente). Personalmente, le cose che mi fanno pensare al totalitarismo in generale sono:
    – l’inversione dell’onere della prova e l’assunzione del vago sospetto a prova lampante
    – aggredire la figlia di un nemico politico: tra tutti gli esempi lampanti di nepotismo che ci sono, sono andati a prendere quello puramente eventuale e tirato per i capelli
    – diffamare una persona che non si è mai occupata di politica, in quanto figlia di un nemico politico
    _
    Non conosco lo stipendio preciso della Ichino. Forbes parla di uno stipendio medio per gli editor (lordo suppongo) intorno ai 50000 dollari. Qualcosa tipo 3000 euro lordi al mese. Buttali via, ma non mi pare sia uno stipendio da yatch. Ceto medio pieno.
    Tra l’altro la figlia di un senatore e professore universitario che si ritrova a fare l’editor è scesa di un paio di piani con l’ascensore sociale. Quindi ancora non capisco il perché di tanto sospetto.
    _
    “Ma infatti sono praticamente certo che Ichino, in caso la sua proposta andasse in porto, inizierebbe proprio dalla figlia.”
    Non credo che la nuova legge reciterebbe “le presenti disposizioni non si applicano a chi ha un cognome che inizia per I e finisce per Chino ed è prestatrice di lavoro a tempo indeterminato presso la Mondadori”…
    _
    “Mi piacerebbe sentire che ne pensi perché la persona di cui parlavo nel mio primo intervento è giovane, estremamente qualificata nel suo settore, parla un buon inglese etc etc, eppure nello stesso ambiente (editoria) il posto fisso se lo sogna la notte.”
    L’Ichino ha avuto anche fortuna. Ha conosciuto due professori che l’hanno raccomandata per uno stage, durante lo stage ha avuto la proverbiale occasione per mettersi in mostra e migliorare, alla fine è stata assunta. Non che sia un meccanismo estremamente meritocratico, ma non vedo perché dovrebbe c’entrare qualcosa il padre. Mi sembra che gli elementi portati dalla Ichino spieghino perfettamente perché si trova lì, senza bisogno di scheggiare il rasoio di Occam per infilarci il padre a tutti i torti. Solo perché il padre ha cambiato partito.

  42. tobuto

    @l Delatore:
    Sulla terza domanda: non lo so se hai il diritto di incazzarti o no. Sicuramente ce l’avresti se Giulia fosse stata raccomandata, cosa che non sappiamo e non abbiamo motivo di presumere. Poi credo anche io che sia vero che un saldatore specializzato abbia più possibilità di trovare lavoro di un laureato in lettere, ed è una cosa che per molti versi fa incazzare anche me. Non tanto con Ichino però, che mi sembra abbia solo detto che il re è nudo.

  43. tobuto

    @Michele Lan:
    Gli altri professori – ammesso che conoscessero il padre, visto che Lettere e Giurisprudenza non sono proprio due facoltà collegate – le hanno trovato uno stage in Mondadori. Il resto è stato un misto di fortuna (la collega in maternità) e bravura (cogliere l’occasione). Almeno così dice la Ichino, e non abbiamo nessuno, ripeto nessun elemento per credere che menta. Basta con questo vago sospetto elevato a verità incontrovertibile e chi prova a dubitarne è un bugiardo.
    Sono d’accordo che bisogna rimettere in moto l’ascensore sociale (se c’è mai stato), ma non credo che sottoporre all’inquisizione spagnola le figlie dei professori (ma solo quando cambiano partito, eh) sia la cosa migliore per farlo.

  44. caccapupu

    L’attacco personale è stato sicuramente basso e sgradevole, inoltre nessuno vuole mettere in discussione le qualità della figlia di Ichino.
    Sicuramente si è ingigantito il caso, però se penso ai figli di personaggi famosi, politici in particolare, vai a vedere e riescono tutti a sistemarsi in tempi e posizioni quasi sempre di tutto rispetto.
    Ma che il cognome conti in Italia lo sapevamo già, inoltre non è necessario essere degli inetti per beneficiare di una raccomandazione o di una “segnalazione”, anzi, spesso chi riceve certe attenzioni è veramente un’eccellenza, però bisogna dire che anche il pur piccolo biglietto di presentazione iniziale può essere sufficiente a fare la differenza rispetto ai concorrenti che ne sono sprovvisti.
    Diciamo che la figlia di Ichino potrebbe, almeno simbolicamente, rientrare in questa casistica.

  45. fewbit

    Tobuto continui a scrivere che non c’è nessun collegamento tra Ichino padre e la Mondadori, il che mi fa pensare che fin’ora non hai nemmeno consultato la sua pagina di wikipedia da cui si legge che il primo libro del prof pubblicato da Mondadori, e vincitore di diversi premi, è di qualche anno precedente all’assunzione della figlia, dopo il quale avvenimento Ichino ha pubblicato altri 3 libri sempre con Mondadori. Ti basta per dire che è plausibile che tutto ciò abbia avuto una qualche influenza riguardo l’assunzione della figlia?

  46. Luca

    Spiegazione per quelli a cui serve ripetere le cose già dette (una volta, però: poi basta):
    Non uso termini a caso: chiamo “squadristi” quelli che si muovono a comando per punire violentemente il dissenso, il termine ha radici storiche note. Quando lo fanno per stupidaggine incosciente e non per deliberatezza, come ho ben scritto per chi abbia letto con gli occhi e non coi nervi, li chiamo “squadristi per caso”.
    Ciao.

  47. sbobba caustica

    tutti questi morti di fame “non amici di/non figli di”, costretti a strisciare nella palude di feci che è il precariato e a spalare lota dopo essere stati “assunti” con p.iva a 800 euro al mese, dovrebbero proprio vergognarsi di prendersela con “gli amici di/i figli di” impiegati in prestigiose aziende con ampie possilità di fare carriera.
    Non si rendono conto di essere degli invidiosi?
    Ma che vogliono?
    Non si rendono conto che se fossero dei premi nobel stakanovisti potrebbero agevolmente rientrare nello 0.00004% dei “non amici di/non figli di” che alla fine riesce ad arraffare qualche briciola?
    Robe da matti…

  48. pigazzo

    Come ho giá affermato una volta, sfigati.
    Per genia e per etá di laurea.
    Meritocraticamente vostro,
    Michel Martone

  49. DrBrunvand

    Quanti-cazzo-di-junior-editor-sono-stati-assunti-in-Mondadori-a-tempo-INDETERMINATO-intorno-ai-25-anni-quanti-cazzo-?

    non essere ridicolo, non essere offensivo.

  50. tobuto

    @Fewbit:
    No, non basta. Gli autori pubblicati dalla Mondadori sono nell’ordine delle migliaia, forse delle decine di migliaia. Se ognuno di loro raccomandasse il figlio la Mondadori avrebbe più dipendenti della Grecia.
    E poi, ancora una volta, è clamoroso che la Ichino debba giustificarsi sulla base del nulla. E’ come se io dicessi “Fewbit è un raccomandato” e toccasse a te dimostrare che non ti ha aiutato nessuno. Mi sembra folle.
    PS: allora Fabio Volo per tutti i libri che vende dovrebbe avere il posto assicurato per i discendenti fino all’evoluzione in un’altra specie. Spero non sia così…

  51. DrBrunvand

    Copio da un altro forum:

    “non ha dovuto raccomandare nessuno, basta il cognome! Io se fossi una casa editrice di destra sarei ben contento di tenere per le palle uno cosi’. In Italia tutto torna utile, non esiste destra o sinistra quando si tratta di affari. Esiste potente o non potente, influente o non influente”

  52. uqbal

    Dai commenti ci si rende conto che l’opinione pubblica italiana è una fogna di invidia, rabbia, frustrazione, velleitarismo e superficialità.
    Non siamo cambiati da quando diventavamo isterici per la Libia o pensavamo di essere la grande proletaria che s’è mossa.

  53. gleonelli

    Più che altro mi sembra che si continui a fare lezioni di buone maniere. Al di là di commenti che non ho letto, per una volta il discorso potrebbe vertere sulla sostanza. Ichino propone una riforma del mercato del lavoro improntata ad una maggiore flessibilità. Se la flessibilità che tanto ama fosse appliccabile anche al suo profilo professionale e a quello dei suoi parenti forse verrebbe percepito come personaggio meno ambiguo.

  54. DrBrunvand

    Senti, grande proletaria: producimi questo kilometrico elenco di assunti in momdadori a tempo indeterminato intorno ai 25 anni.

  55. robert-t

    Che tristezza, questo suo post. Ma cosa potersi aspettare da un appartenete alla «casta» dei professionisti «parenti di». Anche lei, infatti, è figlio d’arte (come un sacco di giornalisti: Timothy Ormezzano, Mattia Feltri, Alberto Angela… a me questo non sembra il 2000 ma il Medioevo!).
    Son il figlio di un operaio che ha fatto ore ed ore di straordinario per farmi studiare all’università. Laureato in un’ottima università con buoni voti non riesco a far decollare la mia carriera soprattutto perchè la mia famiglia d’origine non ha i giusti contatti. Questa non è invidia o superficialità. E’ un dato di fatto.

  56. robertot

    Mah … a me sembra semplicemente che si stiano prendendo lucciole per lanterne.
    Le raccomandazioni sono una cosa deleteria e contra legem nella pubblica amministrazione, per quello ci sono i concorsi. Nel privato ognuno fa (giustamente) come meglio crede e desidera. Se, a puro titolo di esempio, la Mondadori decide di riempire i suoi uffici di incapaci “figli di”, è ovviamente padronissima di farlo, assumendosi il rischio di competere con risorse inadeguate e quindi di rimetterci economicamente fino al limite della chiusura. Cosa ben diversa è infilare i “figli di” nel pubblico, perchè lì l’eventuale inefficienza è scaricata su tutti noi contribuenti.
    Come ha ben detto qualcuno, un nome conosciuto può aiutare cone l’essere di bella presenza, ma da qui a farne una colpa è proprio da cretini (e invidiosi).

  57. tobuto

    @DrBrunvand:
    Siamo al complottismo più spinto.
    Tra l’altro la Giulia l’è pure una bella figliola, con quegli occhialetti da segretaria sexy. Non sarà mica che…

  58. werner58

    @Delatore, parlando di saldatori e licei: detta come la riporti la frase è molto brutta, ma forse (forse) chi l’ha detta voleva dire una cosa diversa… e cioè che c’è un eccesso di laureati umanistici in Italia, e questo è vero. Non ci servono tutti questi avvocati, e meno che mai ci servono tutti questi laureati in scienze politiche o della comunicazione. E sarebbe dunque ora di superare lo stigma dell’istituto tecnico come “scuola dei poveracci che non andranno all’università”: all’università da tempo ci vanno anche loro, e con l’aria che tira penso che ormai quello che impari al classico si traduce in soldi futuri *peggio* di quello che impari all’ITIS.

    Io ho fatto una laurea in fisica e ho imparato a saldare anch’io, anche se certo non era l’argomento principale. Un mio collega l’ha fatta insieme a me venendo da un istituto tecnico, ed è uno dei migliori che conosca nel campo che si è scelto.

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  60. reta

    anche la figlia di fornero ha subito lo stesso trattamento e, se non vado errata, è laureata in medicina e fa la ricercatrice. non importa se sia molto brava, come viene riconosciuto dai suoi insegnanti e da chi l’ha conosciuta in ambito professionale. la sua colpa è di essere figlia dei suoi genitori. questi attacchi personali non mi sono mai piaciuti e per il pd sono una caduta non solo di stile….

  61. andrea61

    Se magari, un giorno, per caso, di sfuggita, qualcuno iniziasse una seria riflessione non stereotipata e non preconcetta sul precariato di lungo corso certe polemiche probabilmente non avrebbero senso.
    A me pare che si continui a solleticare la pancia della gente dimenticando che così diventa sempre più difficile trovare soluzione ai problemi.
    Tre ultime piccole riflessioni:
    – quanti sono i famosi con figli da piazzare rispetto alla totalitá di chi cerca lavoro ? Siamo sicuri che il problema sia lì ?
    – con quale coraggio un partito che da sempre ha propagandato l’egualitarismo, ovvero, la morte della meritocrazia, oggi si sorprende che non sempre le capacitá trovano il giusto riconoscimento ?
    – possibile che imprecari siano sempre e sistematicamente praparatissimi, lavoratori indefessi e geni in fieri ? Io ho appena assunto a tempo indeterminato due persone e ci ho impiegato più di un anno per trovarli in gamba. Ho visto decine di mediocri candidati che confondevano master e megacorsi con il talento e la voglia di mettersi in gioco.

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  63. caccapupu

    Come qualcuno ha scritto più sopra l’opinione pubblica è una fogna, ma poiché ci siamo inevitabilmente immersi con questa fogna bisogna pur fare i conti.
    Il popolo è una fiera incazzata, spesso rivolge convulsamente i suoi sentimenti di rabbia e frustrazione verso dei bersagli sbagliati, incolpevoli, o messi lì non per caso, tuttavia va compreso, almeno in parte, anche perché molto spesso i sentimenti non mentono e quella rabbia è stata scatenata da tanti casi, a volte anonimi, in cui lo squadrismo c’entra ben poco. Casi che vedono figlie di rettori diventare professori associati a meno di 35 anni (roba che in Italia in genere non succede neanche ai premi Nobel, ma al massimo a qualche rampante sottosegretario di un governo tecnico) e concorsi pubblici formalmente ineccepibili, dove però vince fatalmente il “migliore designato”(in anticipo). Ovviamente se andate a chiedere dei fortunati vincitori a “chi ne capisce” vi diranno: “ma è bravissimo/a”, “era il candidato migliore”, etc. fatto sta che nel frattempo il meritevole, casualmente figlio di Tizio o genero di Caio, ha trovato la via per farsi una carriera e progettarsi un futuro (perché un’altra cosa buffa è che questi meritevoli sono sempre tanto fortunati e per loro le cose vanno sempre di bene in meglio), per gli altri, invece, che dire? Forse se nessuno vi conosce ci sarà un motivo, no?! Motivo che sicuramente non ha NULLA a che fare con la ragnatela di conoscenze dei vostri parenti.

  64. tobuto

    @ Caccapupu:
    Che la rabbia popolare sia comprensibile sono d’accordo. Che bisogna risolvere il problema della scarsa meritocrazia, a partire dall’istruzione e dal pubblico, pure. Oddio, quando provi a toccare l’istruzione e il pubblico lo stesso popolo si leva a flagellarsi, nessuno escluso, ma questo è un altro discorso.
    Però non credo che il modo migliore di venire a capo di questa rabbia sia assecondarla fino all’inquisizione spagnola (verso le figlie di nemici politici). Quando c’era l’inquisizione non c’ero, me l’hanno raccontata e non mi è piaciuta molto. Non credo neanche abbia risolto molto.

  65. Il Delatore

    Quando lo fanno per stupidaggine incosciente e non per deliberatezza […] li chiamo “squadristi per caso”
    Nervosetto pure tu, eh? Chissà com’è.

  66. Il Delatore

    @tobuto
    Non me ne ero accorto ma l’aveva detto benissimo uno prima di me: il problema non è che io o tu non diventeremo mai editor per Mondadori o membri del CdA della Canistracci Oil, è che LORO non finiranno mai a fare i precari a 1200 €.
    Tu, se vuoi, gestisci pure la cosa con grande pacatezza e olimpica equanimità. Io, di quando in quando, mi incazzo. E qualche motivo ce l’ho.

  67. tobuto

    @l Delatore:
    Che tu abbia giusti motivi per incazzarti è fuori dubbio. Ma qui torniamo al motivo per cui ho deciso di non votare PD: voglio un governo che combatta il familismo e lotti per la meritocrazia; non un governo che getta la figlia di un nemico politico in pasto al popolino rabbioso, tanto se tutti le chiacchierano dietro qualcosa di male avrà pur fatto, e poi se ne lava le mani.

  68. Il Delatore

    @werner58
    Ok, forse hai ragione, anche se il concetto di “troppi laureati umanistici” in un paese come l’Italia che nel settore arte/cultura sarebbe (in teoria) un’eccellenza mondiale, non mi convince tanto. Ma diciamo che va bene così.
    Adesso però resta da spiegare com’è che i loro figli non vanno all’ITIS.

  69. Il Delatore

    P.S. – A me imparare a saldare piacerebbe moltissimo, così come a lavorare il legno, solo che non so come fare.

  70. caccapupu

    @Tobuto

    Ma infatti, io non assecondo l’inquisizione, se proprio vuoi sapere come la penso in materia d’ inquisizioni non sono nemmeno per scagliarmi contro il capro espiatorio quando viene esibito in tutta evidenza la sua colpevolezza (vedi voltafaccia plateali e pieni di risentimento nel mondo dello sport, dove si finisce per trattare un atleta dopato o reo di altre scorrettezze peggio di un mafioso condannato al 41 bis).
    Detto questo io capisco chi commette l’errore di scaricare le sue frustrazioni sulla vittima sacrificale preparata per l’occasione, anche perché la vittima, anche quando non ha responsabilità dirette, è scelta per rappresentare bene il costume italico secondo cui la relazione conta più del merito e da qui proviene il successo mediatico del suo sacrificio. Se proprio devo parlare del caso in questione, ritengo che Giulia Ichino, che si dichiara “fortunata” per aver trovato grazie a quell’occasione così precoce la sua strada nel mercato editoriale, debba una parte della sua fortuna anche al cognome che porta e che probabilmente le ha consentito di dimostrare i suoi indubbi meriti con una certa priorità rispetto ad altri nelle medesime condizioni, magari anch’ essi dei potenziali “fuoriclasse”.
    Se eventualmente fosse stato questo il caso (ma non potremo mai saperlo), se ne potrebbe fare una colpa a lei? Assolutamente no. E si può giustificare l’incazzatura venata d’invidia di un tizio magari laureato in lettere a 23 anni, con lode etc. che si sente un fallito perché gli dicono in pratica che la sua laurea non serve ad una minchia e comincia a pensarlo anche lui, visto che il meglio che è riuscito a trovare è un lavoro serale in un pub a servire birra e panini? Io credo di sì.
    Come diceva Delatore, a mio avviso giustamente, l’incazzatura monta nel constatare che i figli LORO, per meriti, conoscenze o entrambe le cose, non finiranno mai, ma proprio mai, a fare per anni, se non addirittura lustri, un lavoro sfigato a 1200€ al mese o anche meno (spesso meno) .
    Anche da questo il popolo, che è una fiera incazzata e quindi in molte reazioni poco razionale, tende a non credere alle proposte, magari innovative e potenzialmente benefiche, o magari ininfluenti, di chi in pratica sostiene: “non guardate a quello che faccio, ma a quello che dico”.

  71. Il Delatore

    @tobuto
    Per inciso: che la signora sia figlia di un “nemico” politico per me è irrilevante. Per me Ichino non è un nemico, né politico né di altro genere. Per quel che mi interessa poteva anche essere la figlia di Bersani, non sarebbe cambiato di una virgola. Appiattire tutto sulla strumentalità dell’attacco originale e dichiararsi puri come la neve nascondersi dietro il dito del fair play non toglie nemmeno la buccia al problema né risponde a nessuna delle domande che io e altri abbiamo posto.

  72. odus

    un evento pubblico organizzato dal PD che attacca guarda caso un uomo che ha appena lasciato il PD e a cui è stata già attaccata da alcuni un’etichetta con su scritto traditore
    Come Berlusconi con Fini.
    PD = PDL senza elle, come sostiene Grillo.
    (perplessità legittime su modi e tempi dell’uscita di Ichino sono un’altra cosa).
    Ecco le paroline magiche: quella è un’altra cosa.
    Portano allo stesso risultato, ma sostenendo che è un’altra cosa.

  73. tobuto

    @l Delatore:
    Beh, che la Ichino fosse la figlia di un nemico polito era il punto di Sofri, e quello che lo ha portato a citare gli squadristi. E volendo giudicare il PD è rilevante.
    “Appiattire tutto sulla strumentalità dell’attacco originale e dichiararsi puri come la neve nascondersi dietro il dito del fair play non toglie nemmeno la buccia al problema né risponde a nessuna delle domande che io e altri abbiamo posto.”
    Ma neanche fornire il capro espiatorio lo fa (soprattutto se è un capro tirato per i capelli, tra le migliaia di capri lampanti che ci sono). Si è bloccato l’ascensore sociale? Va bene, cerchiamo di capire come rimetterlo in moto. Ma sottoporre una presa a caso – anzi, manco troppo a caso – a un processo sommario a cosa dovrebbe servire?

    @Caccapupu:
    In realtà pure io capisco chi scarica le sue frustrazioni sulla vittima sacrificale, sono stato troppo duro sui commenti. Quello che non capisco, e mi fa orrore, è chi da un palco lancia loro la vittima da linciare. Manco nel medioevo.

  74. tobuto

    Oggi Chiara (la precaria) ha scritto sul Manifesto e su Nazione Indiana, citando implicitamente Sofri, e – sospetto – la discussione su questo articolo:
    http://www.nazioneindiana.com/2013/02/09/ci-vuole-molta-classe-nella-lotta/
    Dice alcune cose condivisibili, ma mi preoccupa questo:
    “E tutta l’istruzione, tutta la cultura illuminista, e i diritti acquisiti negli ultimi cinquant’anni, mi dicono che anche il figlio di un tramviere ha diritto di fare, bene, e sereno, il lavoro per cui ha studiato.”
    Cito da un’altra fonte:
    “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”

  75. uqbal

    Noto una stranezza: quando Ichino (il padre) propone un contratto unico in cui vengono eliminate alcune garanzie per i t.i. a favore dei t.d., tutti a dire che non è il caso, perché non è togliendo diritti a qualcuno che li si garantisce a qualcun altro.
    Adesso però tutti quelli che sostengono la Di Domenico stanno dicendo proprio che una persona a tempo indeterminato dovrebbe rinunciare a qualcosa per quelli a tempo determinato.
    Stranezze che capitano in un Paese culturalmente non attrezzato.

  76. tobuto

    @Uqbal:
    E’ quello che cercavo di dire prima: Ichino Senior propone di togliere diritti a chi lavora a tempo indeterminato per darne a chi lavora a tempo determinato. O meglio, il contratto unico non si applicherebbe ai vecchi contratti, ma l’idea è quella. Ora, criticare l’impostazione di togliere ai “privilegiati” a t.i., che poi sono quasi sempre ceto medio, per dare ai precari, ha senso.
    Ma allora che senso ha attaccare la figlia di Ichino in quanto privilegiata? Boh. O è anche lei una lavoratrice e non è giusto toglierle qualcosa, oppure è una privilegiata e la proposta Ichino ha un senso.

  77. caccapupu

    Non ho nulla contro Ichino e la sua onesta proposta (se si potesse importare il modello danese così com’è sarei d’accordo), però qui l’argomento può essere rigirato un po’ come si vuole: uno potrebbe per esempio far notare che il giuslavorista decanti le lodi economiche e “filosofiche” del lavoro flessibile quando la figlia ha un posto fisso da 12 anni, praticamente da quando è cominciata la sua vita lavortiva e nel settore di applicazione delle sue competenze. Discorso analogo per tutti i figli di “persone importanti” che, arrivati sui 35 anni, non hanno cambiato almeno 7-8 lavori come dovrebbe o potrebbe accadere agli altri.
    Il passante perplesso allora potrebbe chiedersi perché, se la flessibilità è una cosa così giusta, che rende più dinamica l’economia ed arricchisce professionalmente, chi sembra avere gli strumenti o le possibilità per evitarla si guardi bene dal saltare da un contratto a tempo determinato all’altro.
    Insomma, il passante perplesso, anziché essere più convinto dalla posizione personale di Ichino circa la sua proposta, rischia di essere ancora più perplesso.
    Inoltre il malpensante potrebbe supporre, perché è malpensante, che i “figli di Tizio”, a prescindere dal regime contrattuale, avranno sempre e comunque maggiori tutele effettive, sia nel mantenimento del posto che nella possibilità di disporre di un ventaglio di alternative qualitativamente e quantitativamente superiore alla media.
    Ovviamente questo discorso ha una valenza quasi solo polemica e simbolica, perché i parenti diretti di persone in vista o con un certo potere non sono poi così tanti da costituire un fenomeno statisticamente rilevante, pur sapendo però che anche la scala del potere ha i suoi gradini e che in fin dei conti la classe dirigente di un paese non è che sia numericamente così popolosa (ovviamente non mi riferisco a chi fa l’editor per una casa editrice quando parlo di “classe dirigente”) .
    Il popolo rosica, si sa, e quando vede o crede che qualcuno poggi gratis il suo sedere in un posto leggermente più soleggiato s’inalbera e, se proprio non può stendersi al sole pure lui, prova almeno a tirarsi quell’altro nella penombra. “Mal comune mezzo gaudio”, si diceva una volta.

  78. malapropysm

    Il figlio di Adriano Sofri che si schiera dalla parte della figlia di Ichino (che conosce, ovviamente) e dà addosso alla figlia di nessuno. Invece di guardare al sodo della vicenda si preferisce far finta di niente e spostare il focus, così che la casta e i figli della casta possano nascondere il problema reale. Chi dovrebbe parlarne sono proprio coloro che ne sarebbero colpiti. Poi è facile fare quelli dalla parte del popolo, del cambiamento, di Renzi col culo degli altri.

  79. minimAL

    Ribadisco: Luca ha confuso maliziosamente le acque, con una sorta di malafede che evidenzia ancora di più le molte cose che non vanno nell’intera vicenda.
    Innanzitutto, ammettiamolo: un raccomandato è dannoso. Per una serie macroscopica di motivi: non fa gavetta (e quindi non può conoscere tutti i meccanismi della “cosa” che deve seguire); non subisce il filtro naturale della meritocrazia; non partecipa correttamente alla gara del chi-arriva-vuol-dire-che-vale; supera gli altri con mezzucci perlomeno scorretti; mette se stesso e chi lo fa raccomandare nella scomoda posizione di avere un debito di indubbia e potenziale “ricattabilità”; non garantisce una giusta qualità all’evoluzione di una collettività; dimostra l’incoerenza di chi lo fa raccomandare (oltreché un’imbarazzante paterna sfiducia nei confronti della prole); nel caso specifico, la Mondadori era (ed è) in mano a un avversario politico del padre della Ichino (con tutti gli annessi e connessi).
    Seconda questione: da che pulpito viene la predica.
    Per due motivi: Sofri padre si è fatto strada con lo squadrismo massmediatico (i 700 e passa della storica raccolta di firme antiCalabresi, guarda caso sono – quasi – tutti “arrivati”). Che Luca Sofri faccia finta di dimenticarlo è la prova provata della sua atavica (e ineducata) arroganza. Ma anche, scusatemi, della pervicace non conoscenza della Storia da parte dei suoi lettori.
    Secondo aspetto del “da che pulpito viene la predica” è che Luca Sofri applica spesso lo squadrismo massmediatico. Gliel’ho visto fare contro noti e meno noti – in più circostanze, e lo ha applicato anche contro di me. Una volta ha detto che mentivo senza uno straccio di prova (potevi querelarmi, bambino, ma ci vuole coraggio per farlo). Privatamente mi ha scritto che molesto i vecchietti, che le mie denunce non valgono la pallottola per farmi fuori, e amenità simili (cito a memoria).
    Del resto, che Luca Sofri si senta impunito e sopra le parti, lo dimostrano numerosi suoi interventi. Ricordate quando scrisse un post approvando la nomina di Calabresi figlio a direttore de “La Stampa”? Che cazzo di mancanza di stile fu mai quella? Ricordate quando scrisse che il mondo è a sua “immagine ed accoglienza”? E quando partecipò allo slogan de “iMille” con un indifendibile solgan “Uccidiamo il padre”? Citazione pasoliniana un cavolo, visto che Pasolini mal sopportava Sofri padre, e che comunque lo stile e l’eleganza suggerivano più cautela e rispetto (considerata la pesantezza di un cognome così breve e ahimé compromesso perlomeno dalle sentenze).
    Ricordate quando recentemente sminuì il fatto oggettivo che Gori è in parte proprietario del Post? E quando fece finta di niente il giorno dopo la sconfitta di Renzi?
    Una volta ha attaccato la televisione in stile Grande Fratello, dimenticando che la prima conduttrice di un simile sfascio intellettuale era la moglie. Un’altra volta ha minacciato la Tim di distruggere i tralicci perché le connessioni fanno schifo. Un’altra volta ancora ha promesso che avrebbe copiato illegalmente tutti i film sul mercato, almeno finché non fosse stata tolta la pubblicità antipirateria in apertura dei dvd legali. C’è poi quel simpatico siparietto radiofonico in cui dava del “negro” ad Obama… per carità, tutti episodi in cui lui “scherza”, e noi, come adepti del Marchese del Grillo, “non contiamo un cazzo”.
    Le persone adulte sanno quando è arrivato il tempo di scherzare in altro modo. L’impunità sofriana, invece, confonde volutamente le acque, perché gli è consentito anche e soprattutto da lettori timorosi e da un sistema che gli fa comodo, una sorta di costante ed imperituro “soccorso rosso” che si trasmette dai padri ai figli.
    E poi, ammettiamolo, non è da adulti comportarsi così. Del resto, dov’è l’identità riconoscibile di Luca Sofri? Sofri ha un blog che non ha il suo nome, e un giornale online che in buona parte prende le notizie dagli altri (mi sa che i tacchi delle vostre scarpe sono intonsi). Sofri rifugge dalla competizione pura, perché non sa neanche cosa sia. Forse è per tutto questo che ha scritto questo post contraddittorio: ha avuto un leggerissimo tremolìo nella coscienza, nascosta chissà dove; non ha capito cosa fosse, e allora ha preferito difendere tanto per difendere.
    Lasciati andare alla Verità, Luca Sofri, che forse diventi più credibile.

  80. tobuto

    @ Caccapupu:
    Pur comprendendoli, perché dovrei mescolarmi ai malpensanti? Soprattutto, perché dovrei mescolarmi ai maldicenti, che non sono mai né comprensibili né giustificabili?
    Tra l’altro la principale accusa di destra all’egualitarismo è proprio quella di essere un principio dovuto solo all’invidia e di risolversi nel “mal comune mezzo gaudio”. Perché dovrei votare un partito di sinistra che sembra la caricatura che ne fanno i berlusconiani?

  81. caccapupu

    @Tobuto

    Quello che ho scritto era più che altro un semplice esercizio di immedesimazione, l’unica affermazione personale di carattere politico l’ho fatta a favore (moderatamente) della proposta Ichino, anche se io non sono uno di quelli che credono al potere salvifico delle ricette magiche. Comunque stai tranquillo che nessuno ti sta chiedendo di giustificare il tuo voto/non voto a questo o quel partito, per me ognuno deve sentirsi libero di votare chiunque, anche un partito dello 0,01% e non doverne dare conto a nessuno.
    Certo, poi se costui si lamenta perché ha prevalso il candidato peggiore in assoluto rispetto alla sua scala di preferenze non deve neanche prendersela tanto se un altro gli chiede, per curiosità, in favore di chi abbia espresso la sua preferenza.
    Il voto purtroppo è sempre una scelta del tipo: mi faccio dare una martellata sugli zebedei; mi faccio dare una martellata su un pollice; chiedo un bicchiere d’acqua, sapendo che potrebbe arrivarmi comunque una martellata sugli zebedei (o sul pollice).
    Non è una scelta facile, ma è una scelta che ci tocca; se sei ottimista o idealista o integralista tendi a chiedere il bicchiere d’acqua, se non lo sei, o credi che sarebbe comunque ininfluente ai fini del risultato, tendi a minimizzare il danno, a seconda che si tenga più al pollice o agli zebedei.
    Per quanto mi riguarda, non proverò a bere alla fonte della speranza.

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