Se si cambia, si cambia

Mi dispiace dissentire da Pippo Civati che ne ha parlato ieri sera alle Invasioni Barbariche (sono d’accordo con lui su altre cose abbastanza): ma io non credo ci fosse nessun bisogno di una presenza di Matteo Renzi alla Direzione del PD di ieri (direzione del PD, un ossimoro, come dice Riccardo Barenghi). Sono stato a sufficienti direzioni nazionali del PD per avere imparato – è stata un’esperienza preziosa – quello che molti avranno notato per la prima volta con lo streaming di ieri: si tratta di riunioni quasi del tutto prive di sostanza e fertilità, a cui si attaglia del tutto il termine “liturgia”, che oggi qualche giornale dice sarebbe stato usato da Renzi.

A qualunque umano normale, le riunioni della Direzione Nazionale sembrano la dimostrazione spettacolare della vuotezza di certi riti di partito: anche a umani che, come me, non abbracciano di certo la retorica demagogica antipartito. Ci sono cose che i partiti sanno fare bene e che possono fare bene. Questa al PD gli viene male. Prescindendo dalla qualità dei contenuti (alterna, di solito uno buono ogni sette-otto: a volte quello buono è di un leader di qualità e capacità oratoria, a volte di un outsider che dice il-re-è-nudo, ennesimo) non c’è nessun confronto, nessuna costruzione di pensiero comune, nessun arricchimento di nessun progetto. La direzione nazionale è l’occasione in cui tutti i suoi partecipanti (parlamentari, governatori, dirigenti vari, credo un duecento persone) possono pensare di dire quello che hanno dentro, la loro analisi di tutto, per una decina di minuti davanti a un uditorio qualificato. Che per la maggior parte di loro è una pia illusione, perché l’uditorio – salvo quando parlano i pezzi da novanta – è fuori sulla terrazza a fare capannelli e telefonare, o se sta in sala sta leggendo il giornale o gli sms (qualcuno commentò “Più che rimboccarsi le maniche ci stiamo rimboccando le coperte”, una volta).

Per giunta, gli interventi non sono una discussione: sono una successione di cose pre-scritte o pre-pensate ognuna indipendente dalle altre, salvo l’occasionale “come ha detto prima di me coso…”. Nessuno risponde a nessuno, i più tenaci aspettano che la giornata finisca e il segretario chiuda come ha aperto e ci sia l’altrettanto rituale approvazione del suo intervento (i più furbi e impegnati se ne sono andati la mattina e tornano solo per quella). Gli unici a cui l’occasione serve un po’, per incuneare in una sonnolenta e conservatrice assemblea dei tarli di cambiamento, sono quelli intenzionati a proporre letture radicalmente diverse e minoritarie: come Civati ieri, che ha fatto bene a parlare e a provare a scuotere.

È vero, Renzi avrebbe potuto partecipare alla liturgia per rispetto e deferenza verso il suo partito – che alla fine è anche questo – e verso i suoi apparati e dirigenti che non lo amano molto, oppure per furbizia. Rimanere in sala tutta la giornata e ascoltare (cercando di non addormentarsi) o persino intervenire, per dire anche lui cose rituali visto che qualsiasi cosa appena discosta dal rituale sarebbe stata interpretata come una contestazione aperta. Interpretare un richiesto “percorso di maturità”, entrare nei ranghi che vorrebbe guidare, saper stare alle regole e non solo alla loro sovversione.

O invece si sarebbe potuto dire “ma io, questa roba qui, la voglio conservare o cambiare? La voglio legittimare o trovarle un senso diverso? Voglio sostituirmi a chi guida un meccanismo fallimentare, o cambiare meccanismo?”. E per fare le seconde cose l’occasione non poteva essere ieri.
Chi ha assistito al demagogico streaming della riunione (demagogico, sì: una riunione degli organi dirigenti di un partito ha tutte le ragioni e tutto il senso di svolgersi riservatamente, se gli organi vogliono funzionare; diciamo pure questo) ne ha colto la plateale dimostrazione di alienità dal mondo fuori e perdita di tempo, due elementi mai così poco tollerati da tutti quanti quelli fuori.
Renzi ha fatto bene, senza piantar grane irrispettose, a non buttar via la giornata.

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13 commenti su “Se si cambia, si cambia

  1. vity

    Quindi secondo lei con l’uscita anticipata Renzi non ha voluto dire “Voglio sostituirmi a chi guida un meccanismo fallimentare, o cambiare meccanismo” senza neanche pronunciare una parola?
    Interessante e ingenua interpretazione.

  2. gubianchi

    Trovo corretto e opportuno il comportamento di Renzi. Queste riunioni di direzione sono davvero deprimenti, mandarle in streaming è stato un altro passo falso di immagine.

  3. minimAL

    Lettura forzatissima, Sofri, e pure inelegantemente di parte.
    Quando si è assediati, si sta uniti, anche durante certi consessi “inutili”.
    Il messaggio massmediatico di Renzi, invece, è stato opposto; poco adulto, decisamente capriccioso e politicamente irresponsabile.
    È vero che le liturgie sono spesso inutili e noiose, ma fuori ci sono gli squali, e in più la barca sta affondando: andarsene via con il motoscafetto – e in maniera così plateale – è stata una involontaria (?) cortesia simbolica a Grillo (che guarda caso da giorni ha smesso di nominare Berlusconi, picchiando solo contro Bersani).
    Renzi dice di essere il nuovo? Con il gesto di ieri, mi è sembrato più il D’Alema dei tempi migliori (o peggiori, dipende dai punti di vista).
    E poi, porca paletta: ma l’avete letta la Storia? Stiamo ricalcando esattamente gli errori dei nostri nonni!
    Ciao

  4. stefano

    Vorrei tranquillizzare i soliti denigratori di Renzi, con il loro campionario di banalità e intransigenze, tipici vizi della nostra sinistra. La partecipazione non partecipazione è stata già condannata dai “buoni” (gli stessi che hanno fatto di tutto per fargli perdere le primarie e poi hanno perso le elezioni) e adesso sappiamo tutti il motivo per cui ha lasciato in anticipo la scoppiettante Direzione del PD, che ha finalmente fatto capire al Paese l’errore madornale fatto nel non votarlo in massa (il PD intendo) http://www.repubblica.it/persone/2013/03/07/foto/renzi_amiche_da_morire-54032550/1/?rss#1

  5. Pingback: Liturgie | Pepecchio

  6. marcodave

    Demagogica dice, Sofri ? Io l’ho trovato un gesto che, nell’A.D. 2013 ricordiamolo, sia doveroso fare da parte dei rappresentanti dei cittadini.
    Rendere pubblico lo streaming della direzione del partito è un modo anche per far capire ai cittadini come funziona all’interno un partito, cosa si fa, come si discute. Cose noiosissime e in certi casi banali, alcuni interventi erano davvero inconcludenti e vuoti. Ma almeno a me, da “persona qualunque”, è piaciuto dare una sbirciatina dal buco della serratura nella stanza delle persone che, volenti o nolenti, ho votato.

  7. riccardo r

    Renzi avrebbe sbagliato qualsiasi cosa avesse fatto: non andare; andare e non intervenire; andare e restar solo un po’; intervenire ripetendo il suo punto di vista; intervenire appoggiando Bersani; rimanere in silenzio fino alla fine. Per chi lo appoggia, invece, l’esatto contrario.
    Secondo me semplicemente non è il suo momento, fino al momento in cui rimarrà segretario del PD, è il momento di Bersani.

    Quella di ieri in streaming è sembrato un teatrino da recitare per accontentare i dirigenti che non contano niente e gli interessati via streaming, per dimostrare che .. boh?, che loro riflettono collegialmente? non so. Comunque teatrino inutile, le vere linee politiche le discutono privatamente e segretamente, giustamente!

  8. uqbal

    “Sei bello e ti tirano le pietre”- “Sei brutto e ti tirano le pietre”.

    Cmq trovo illuminante quest’espressione di minimal: “Quando si è assediati, si sta uniti”.

    Forse non ci siamo capiti: il PD non è una caravella assalita dai pirati. Fuori, nel mondo, c’è un sacco di gente delusa dal PD e un crollo verticale della credibilità di questo partito. Aggredire il mondo esterno come se ci fossero dei nemici (altrimenti non parleremmo d’assedio) è tipico di chi è sulla difensiva in maniera terminale, di chi non crede più in un dialogo col mondo. E così diventa sempre più vero che il PD è un partito sempre più minoritario e inutile.

  9. mario.guido

    Ma questa riunione di direzione è pur sempre un momento istituzionale del Partito. Sarà pure inutile e parte di uno statuto assolutamente barocco e da aggiornare, ma finchè lo statuto no è modificato i momenti istituzionali che prevede dovrebbero essere rispettati. L’attività parlamentare è piena di votazioni di routine dall’esito scontato, ma non è che per questo si abolisce il parlamento. é le foto di sedute con aula deserta sono solite attirare gli strali della stampa e di tutti noi per il mancato rispetto dei parlamentari per la loro funzione. Il PD ha il torto (perchè di questo si tratta in questo periodo storico) di essere un partito con organizzazione democratica, e la democrazia vive anche (soprattutto direi) di forme e di riti. La semplificazione e la praticità, il criterio dell’utilità e della non perdita di tempo, per quanto possano apparire di assoluto buon senso, nascondo spesso un’insofferenza verso le istituzioni democratiche. Renzi avrebbe fatto meglio a prendere la parola e dire: ma che diavolo stiamo facendo qui? non vi sembra questa una discussione sterile rispetto all’esigenza di agire che la gravità della situazione ci impone? credo che avrebbe reso un migliore servizio all’Italia e al partito. Anche questa cosa che per non “pugnalare” Bersani è una gran furbata. Dovrebbe a mio avviso dire chiaro cosa pensa e quale strada indica per il futuro. Un aspirante leader ha il dovere di comunicare la sua linea con chiarezza. I suoi doveri di lealtà non sono verso la persona di Bersani, ma verso il partito, a parte l’ovvio rispetto personale e la buona educazione che sono cosa meritoria (lo dico da bersaniano convinto, se non si era capito). Se ritiene che bersani stia sbagliando e debba dare le dimissioni per il bene del partito, ad esempio, dovrebbe dirlo chiaro e tondo.
    MI sembra che tutto questo sia solo un modo di salvaguardare la sua immagine, per preservare il suo potenziale bacino elettorale fuori dal partito. Ma così rischia, come già ha fatto con le primarie, di essere percepito come un corpo estraneo dai militanti e dagli elettori più fedeli. Io credo, che per il suo bene, e per quello di tutti, poiché ritengo che comunque debba essere la nuova risorsa del PD per le prossime elezioni, farebbe bene a trovare una linea più mediana. Distinguersi da D’Alema non è così difficile, e non è necessario distinguersi dal partito e dai suoi sostenitori fino a farli sentire rifiutati e umiliati. Da questo non ci guadagna nessuno. é in una situazione di forza, non credo che possano sfuggirgli le prossime primarie, ma un vero leader non approfitta della propria forza senza motivo. Assumerebbe un rischio assolutamente inutile. A questo proposito, invito i sostenitori di Renzi a non considerare facile la prossima tornata elettorale, prendere voti agli avversari è possibile ma non così facile come si pensi. é in moto qualcosa di molto grosso nel nostro sistema socio-economico e una leadership, sebbene sia una condizione necessaria, non può risolvere tutto. Ci aspetta una traversata del deserto, sarà dura e ci vuole unità. Chi crede in soluzioni facili si sbaglia. E se è un leader a credere in soluzioni facili la cosa potrebbe essere drammatica. Ricordate che non avremo un’altra occasione, e a quel punto le nostre rivalità e divisioni ideali diventeranno solo pezzi da museo.

  10. Michele Mauri

    Matteo Renzi sta al PD come una megattera in una boccia per pesci rossi. Stretto. Differente è il caso di Civati. Ha la faccia da bravo ragazzo, anche più di Renzi, e dice cose ragionevoli, il più delle volte. Ma è uomo di apparato, e mi meraviglia che lo scaltro Feltri non lo abbia riconosciuto. Certo, non appartiene alla “ferraglia” comunista, per usare le parole dello stesso Feltri, ma è ugualmente cresciuto alla scuola del partito, o dei partiti: Giovani progressisti, poi DS e ora PD. Si tratta di un delitto? Certo che no. Però quando si cresce a pane e Direzioni si perde di vista la realtà. E le giornate si riempiono con riunioni inutili.
    http://ilblogdimichelemauri.wordpress.com/

  11. Drockato

    “sono d’accordo con lui su altre cose abbastanza” cos’è? Un titolo di un film di Maccio Capatonda?

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