Oggi sul Corriere c’è una lunga intervista di Aldo Cazzullo a Giuliano Amato, che disserta sui propri meriti e le proprie qualità trascurate e calunniate negli ultimi mesi, pur dicendosi “abituato a vedere le cose in termini che vanno al di là di me”. Tra le altre bellicose rivendicazioni e gli allegri annunci sulla carriera forense della figlia grazie alle cause per diffamazione che lo riguardano, Amato dà un esempio illuminante della sua scarsa padronanza dei temi di internet di cui parla (su cui dice anche cose generali più sensate) in questo passaggio.
Ora, Amato può facilmente constatare che quel che capita a lui con il termine “massone” capita praticamente a tutti i più noti leader politici: e il tema è interessante per l’analisi sulle ricerche e i pensieri degli italiani, ma toglie senso alla sua esibizione di vittimismo da primato (la storia dell’Amato omonimo, poi, io non la vedo proprio). E soprattutto, la protesta di Amato racconta una cosa comunissima tra le colte e preparate persone della sua generazione: la tendenza a lanciarsi in precipitose conclusioni su terreni che finalmente non conoscono e su cui hanno perso l’abitudine di fare le verifiche del caso.
Non sprizza certamente simpatia Amato. Sono certo però che il giudizio generale su di lui sia abbastanza ingiusto e che, anche se entra in un territorio non suo, sollevi un problema molto reale. Basta leggere gli stessi commenti all’intervista per capirlo. Sul PD poi parole sante dalla prima all’ultima.
Spero che dalla prima schermata di Google scompaiano con solerzia quei riferimenti menzogneri e sia invece presente in evidenza questa intervista in modo che i cittadini possano farsi l’autentica idea di Amato.