Nel libro di canzonette che scrissi qualche anno fa raccontai tra le altre questa storia di Sam Cooke, che ora ripesco per come finisce.
Aveva 33 anni, una moglie e una Ferrari decapottabile, Sam Cooke, alla vigilia di Natale del 1964. Una sera cenò con il suo produttore, a Los Angeles, e nel ristorante conobbe una ragazza di 22 anni di aspetto orientale. A Sam Cooke le ragazze piacevano parecchio: dieci anni prima ne aveva messe incinte tre in due mesi, e poco dopo ne aveva sposata un’altra (divorzio, presto). Questa si chiamava Elisa Boyer. Fecero un giro assieme, andarono in un locale, bevettero, lui quasi fece a botte con uno che voleva rubargliela. Poi risalirono sulla Ferrari e fecero parecchi chilometri per raggiungere un motel scalcagnato, lo Hacienda Motel, dove presero una camera.
La donna alla reception, Bertha Franklyn, 55 anni, se lo vide tornare agitato e seminudo poco dopo avergli dato le chiavi della stanza: le urlava di dirle dov’era la ragazza, picchiava contro la porta. Lei gli disse di andarsene, lui le saltò addosso. Ci fu una lotta, e lei riuscì ad afferrare la pistola dal banco e a sparare. Sam Cooke morì così, con le scarpe e una giacca sportiva e nient’altro addosso, e la Ferrari col motore acceso, l’11 dicembre 1964.
Elisa Boyer aveva chiamato la polizia, raccontando di essere fuggita dalla camera, e che Cooke voleva violentarla. Raccogliendo i suoi vestiti, aveva per sbaglio portato via anche quelli di lui. Il suo portafoglio non fu mai trovato. Il processo assolse Bertha Franklyn. Dopo un mese, la Boyer fu arrestata per prostituzione, incastrata dall’offerta di un poliziotto.
Negli anni successivi sono circolate molte teorie, inchieste e libri, che mettono in dubbio la ricostruzione per cui uno come Sam Cooke avrebbe portato una prostituta in un motel di infimo livello e tentato di violentarla. Alcuni sostengono che lei abbia cercato di derubarlo e la cosa sia finita male, altri che gli affari di Cooke con i suoi agenti e produttori lascino sospettare un complotto per farlo fuori: molte cose non quadrano.
Tre mesi dopo, la moglie di Cooke, Barbara Campbell, sposò il famoso musicista Bobby Womack: la figlia di Cooke sposò Cecil, fratello di Bobby, e insieme divennero il duo soul Womack & Womack; la precedente moglie di Cecil sposò un altro fratello Womack, Curtis.
Bobby Womack oggi ha compiuto 70 anni, di una carriera ricchissima e varia di musicista e compositore: la sua canzone più bella di sempre, per me, è citata in un altro punto di quel libro, nella playlist di Wilson Pickett. Si chiama “i’m in love”.
Il più bel pezzo di Pickett di sempre è un lento, scritto da Bobby Womack. Lui è così innamorato che si sente come un bambino il mattino di Natale, e i suoi amici credono sia diventato scemo (questa degli amici che ogni volta che ti innamori non ti capiscono più è un classico della letteratura canora: ma che amici sono?).
Adesso ho scoperto, non lo sapevo, che Womack la scrisse “come risposta alle polemiche che avevano seguito il suo matrimonio con la vedova di Sam Cooke, morto poco tempo prima”. Così almeno dice Wikipedia, e mi piace, come epilogo ulteriore della storia.