La spinta gentile

Il dibattito sull’introduzione di spazi garantiti alle candidature di donne alle elezioni ha preso pieghe infantili e superficiali, come accade a molte cose qui. Ignorando la lunga e complessa storia delle discussioni sulle norme forzose compensative di problemi sociali che non si risolvono da soli, il 90% degli interventi si è risolto in “se sono brave, si facciano spazio da sole” o “bisogna avere spazi uguali”. Negli Stati Uniti, solo per fare un esempio, sul tema discutono da mezzo secolo con elaborazioni e opinioni complesse e articolate, e hanno promosso diversi interventi del genere: bisognerebbe guardarsi dall’avere perentorie opinioni conclusive dal tavolino del proprio bar in un angoletto del mondo. Le cose sono complicate, hanno i se e i ma, e di solito la risposta più sensata su temi di questo genere è “dipende”, e le risposte successive devono avere a che fare col contesto e i casi specifici.

Non bastasse la questione del favorire le minoranze o i discriminati, negli scorsi decenni si è anche molto scritto e parlato delle politiche di incentivazione di comportamenti nobili o auspicabili a partire da un equilibrio tra norme e stimoli (“Nudge“, è un libro che viene sempre citato sul tema): indurre cambiamenti culturali e comportamentali con un misto di obblighi e incentivi (in questo caso sembrano mancare gli incentivi). Questo per dire che chi ribatte alle proposte sulle quote che “queste cose devono avvenire da sole” da una parte sottovaluta l’intelligenza dei proponenti – che ovviamente vorrebbero la stessa cosa, se la pensassero realizzabile – e dall’altra trascura studi e riflessioni su cui vale la pena di informarsi.

Ma c’è un’altra cosa che volevo aggiungere: chi è a favore dell’introduzione delle quote si mette in un campo sempre più affollato e sempre più attuale in cui si ritiene che i progressi civili “dal basso” nelle democrazie avanzate siano sempre meno probabili, e che anzi sia sempre di più un ruolo prioritario delle leadership politiche e intellettuali quello di orientare questi progressi civili. Il problema è che nelle stesse società queste leadership – in politica, sui giornali e media – si dimostrano sempre meno all’altezza del ruolo e sempre più in sintonia con queste regressioni e impaludamenti civili: ascoltate gli interventi in parlamento, leggete i titoli dei quotidiani. E i cittadini lo vedono: il problema quindi non è più soltanto se un incentivo a un cambiamento auspicabile sia efficace o no, ma che chi lo propone abbia perso ogni autorevolezza e ogni credibilità sulle sue ragioni, buona fede, e capacità di comprensione dei problemi. Siamo lasciati qui ai nostri tavolini di bar, a dire le stesse sciocchezze sbrigative che leggiamo sui giornali o sentiamo in parlamento.

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9 commenti su “La spinta gentile

  1. splarz

    Luca: lo sappiamo che sei intelligente, non è necessario un paragrafo intero per ricordare a tutti la tua superiorità.
    Avrei preferito un’opinione sul tema, così magari riuscirò a comprendere il senso delle quote rosa: questo post non ha aiutato.

  2. luca ruggieri

    in questo caso la spinta dal basso è molto, molto, molto complicata
    visto il sistema di liste bloccate insito nel sistema elettorale che si sta discutendo

  3. fp57

    “E i cittadini lo vedono: il problema quindi non è più soltanto se un incentivo a un cambiamento auspicabile sia efficace o no, ma che chi lo propone abbia perso ogni autorevolezza e ogni credibilità sulle sue ragioni, buona fede, e capacità di comprensione dei problemi”

    Sottoscrivo questa riflessione di Sofri come una delle poche cose appropriate e non generiche in un dibattito
    per nulla appassionante che riguarda donne tanto privilegiate quanto inconsistenti

  4. hermann

    Come spesso accade, la discussione è stata banalizzata, proprio per diventare uno strumento di polarizzazione ed aggressione politica di piccolo cabotaggio. Gli ultimi interventi della vecchia guardia PD, quello da ‘pasionaria’ di Rosy Bindi e quello da ‘duro e puro’ di Bersani, a mio modo di vedere non cadono molto lontano da questo solco: avessero setto qualcosa di originale, invece sento le solite banalità, che non rendono onore alla complessità del tema. Come scritto giustamente nel post, negli Stati Uniti discutono du questi temi da mezzo secolo (e non hanno ancora finito). Soprattutto, però, da noi queste discussioni emergono all’improvviso dal nulla, senza che chi legge abbia potuto informarsi adeguatamente, perché al di là del momento (circoscritto) della polemica, i media non approfondiscono adeguatamente la questione. Così si rimane ad affrontare la cosa con quelle argomentazioni spicciole che dovrebbero essere evitate.

  5. gianmario nava

    e tanto per aumentare l’entropia del dibattito:
    si devono incentivare alcune attività economiche rispetto ad altre?
    ad esempio l’economia verde, o l’automobile, o l’alta tecnologia e l’innovazione?
    o sostenere persone in situazioni particolari?
    ad esempio famiglie monoreddito o madri sole?
    o territori?
    zone franche e restituzione di tasse?

    la risposta è nella dinamica della bicicletta
    si deve spostare il peso e sterzare convenientemente quando ci si allontana dall’equilibrio?

    quindi il dibatttito riparte (se parte, ma dove arriva se parte?):
    qual è il punto di equilibrio?

  6. odus

    “bisognerebbe guardarsi dall’avere perentorie opinioni conclusive dal tavolino del proprio bar in un angoletto del mondo. “
    Sarà, però è un fatto che i voti si raccolgono nei bar ed i bar nel mondo sono qualche miliardo.
    Inoltre le mie opinioni, essendo le mie e per me, sono per me perentorie. Ad onta di tutti gli insegnamenti dei Grandi Maestri del Pensiero.
    Concludo con un mio pensiero per me (ma non per gli altri) perentorio: le donne in bianco per ora questa volta sono andate in bianco.

  7. werner58

    “chi è a favore dell’introduzione delle quote si mette in un campo (…) in cui si ritiene che i progressi civili “dal basso” (…) siano sempre meno probabili, e che anzi sia sempre di più un ruolo prioritario delle leadership politiche e intellettuali quello di orientar(li)”

    Ed e’ proprio questo il punto: c’e’ anche chi non vuole essere orientato, e non riconosce ad alcuna elite il diritto di farlo, per principio – e si sente trattare da deficiente bisognoso di educazione.

  8. Alan Cowan

    1) Non è affatto detto che un’opinione, tanto più se espressa in tre minuti sul web, sia per forza perentoria e conclusiva. Magari è il terminale, forzatamente acuminato, di una riflessione ben più ampia frutto di andate e ritorni evolutisi nel tempo. Che la vita e il mondo siano complicati non è che devi venircelo a spiegare tu, tanto per capirci.
    2) “Dipende”, in fondo, è la risposta giusta al 99% delle cose della vita. Giocare al vecchio saggio con un “dipende” è come giocare a buttare giù i barattoli al luna park con un masso da una tonnellata.
    3) Chi ribatte che “queste cose devono avvenire da sole” potrebbe benissimo non ignorare “studi e riflessioni” ma semplicemente non essere d’accordo. Questo, ovviamente, a meno che non si creda che le proprie convinzioni debbano autoaffermarsi con una evidenza totale e tonitruante, magari accompagnate da uno squarciarsi dei cieli, fenomeno che da queste parti sembra avere un certo successo (vedi alla voce “i proponenti che ovviamente vorrebbero la stessa cosa, se la pensassero realizzabile”, della serie “se lo pensiamo io o uno che mi sta simpatico allora dev’essere vero per forza”).
    4) Sul totale distacco circa la percezione dei “progressi civili” tra politica e società non posso che concordare, nel senso che la società spesso è molto più avanti, ed è anche per questo che trovo insensato diffidare della società a favore della politica in merito a quest’ordine di problemi. In sostanza si chiede di risolvere la cosa non a chi la vive quotidianamente, e per cui magari ha smesso di costituire un dilemma molto tempo fa, ma a chi ha “perso ogni autorevolezza e ogni credibilità sulle sue ragioni, buona fede, e capacità di comprensione dei problemi”. Della serie “Dracula presidente dell’AVIS”. Tutto questo detto da uno che nella politica, in quella vera, ci crede e non vaneggia/abbaia di scontrini, streaming e tuttiacasa.
    5) Il caffè è già pagato.

  9. Pingback: La Dis – #ParitàDiGenere va rimossa per legge (tipo #QuoteRosa) o vanno rimosse le cause che la producono? – indiVAnados

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