Da ieri si legge sui giornali una storia di abusi di fondi pubblici che ha avuto molto spazio grazie al côté boccaccesco: un’inchiesta sulle spese del consiglio provinciale di Bolzano ha scoperto che sono state messe in nota per i rimborsi quelle per l’acquisto di prodotti in un sexy shop, tra cui un vibratore.
A parte il darsi di gomito, l’elemento però illuminante della storia è che la prima reazione dei consiglieri responsabili sia stata non quella di difendersi sull’abuso di rimborsi pubblici, ma sulla questione del vibratore, spiegando per giustificarsi che era “uno scherzo a un collega per il suo compleanno”. È un paese, il nostro, persino ai suoi limiti nordeuropei, in cui si teme più l’onta dell’autoerotismo che quella del furto ai danni della comunità.
p.s. e tacciamo sull’onta di quanto sei fesso se fai gli scherzi coi vibratori, e se li fai pagare alla provincia.
Ma “limiti nordeuropei” è un refuso? :)
Delirio di onnipotenza mista a cialtroneria
Sex shop, non sexy shop.
Non é che i rappresentanti vengano da Marte…
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