Ami Vitale, la fotografa che ha fatto alcune foto di ragazze usate per la estesa campagna online che chiede la liberazione delle ragazze rapite in Nigeria, dice che sarebbe solo contenta che le sue foto siano usate per una così buona causa: solo che quelle foto non c’entrano niente e sono state fatte in Guinea Bissau.
A volte mi arrabbio quando prendono le mie foto senza permesso, ma qui non c’entra. Appoggio assolutamente la campagna e farei qualunque cosa per offrire attenzione a quello che succede. È una bella campagna che mostra il potere dei social media. Ma la questione è un’altra.
È di rappresentazione sbagliata della realtà.
Queste foto non hanno niente a che fare con le ragazze che sono state rapite. Queste ragazze vivono in Guinea Bissau, e il reportage su di loro è una storia completamente diversa. Non c’entrano con i sequestri. Immaginate che la foto di vostra figlia sia mostrata in tutto il mondo come il simbolo del traffico sessuale. Queste ragazze non sono mai state rapite, né abusate sessualmente.
È una rappresentazione sbagliata della realtà.
Io le conosco, queste ragazze. Conosco le loro famiglie, e so che sarebbero molto agitate nel vedere i volti delle loro figlie esposti in tutto il mondo e resi l’immagine di una storia terribile.