Boyhood

A leggere i giornali e i siti americani, il film più bello di questi mesi si chiama Boyhood. Raramente si sono viste critiche tanto unanimente entusiaste (Boyhood è primo in questo momento tra i film del 2014 nella classifica del sito specializzato Rotten Tomatoes, compilata sulla base dei giudizi critici). Il film ha una peculiarità segnalata da tutti: il regista Richard Linklater lo ha girato in dodici anni facendo recitare il giovane protagonista attraverso gli anni della sua crescita, dagli otto ai venti. Ma tra le altre cose, si parla molto anche della colonna sonora del film, su cui Linklater ha investito molto lavoro per accompagnare appunto i periodi della storia. Linklater è un grande appassionato di musica, ma ha raccolto una squadra di consulenti molto giovani per scegliere, soprattutto tra la musica indie degli ultimi due decenni, le canzoni proprie di quel periodo – la vigilia dell’arrivo dell’età adulta – che studi scientifici dicono essere quello in cui le canzoni incidono di più sulle emozioni. In più, c’è uno spazio per la playlist di cose dei Beatles post-Beatles che il padre Ethan Hawke consegna al figlio, che Linklater ha scelto di rappresentare con Band on the run di Paul McCartney, dopo essere stato tentato da What is life di George Harrison. È un film che trabocca di buona musica, prima ancora che il film stesso piaccia anche a noi.

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