Everybody loves you now

C’è un bell’articolo lungo su Billy Joel, sul New Yorker di questa settimana. Voi direte: e che c’è da dire su Billy Joel nel 2014, visto che non fa un disco dal 1993?
Appunto.

Billy Joel è quarto nella classifica degli incassi da concerti pop del 2014, perché non pensiate a lui come a un artista passato di moda e irrilevante per lo show business. Se solo sollevasse un sopracciglio a significare che ha in animo di fare un disco nuovo, il suono dei soldi che entrano in cassa comincerebbe a echeggiare tutto intorno a lui e schiere di discografici e produttori si precipiterebbero a fargli firmare contratti. Ma a lui non interessa: ritiene di avere detto quello che aveva da dire, e che il suo essere Billy Joel impedirebbe a una sua nuova canzone di essere ascoltata per quello che sarebbe e basta. Quindi sta nelle sue ville intorno a New York, con le sue collezioni di motociclette e barche, e una volta al mese si alza dal divano, va fino all’eliporto in giardino, sale sull’elicottero e si fa portare dall’altra parte della baia, al Madison Square Garden, dove ha una “residency” mensile, sold out da mesi. Fa un concerto, folla in tripudio, torna all’elicottero e se ne va a casa con la sua ultima fidanzata assai più giovane di lui, e con un milione di dollari in più (ci sono posti che costano 3510 dollari).

L’articolo – di cui è notevole anche l’accessorio biografico sull’autore e il suo rapporto giovanile con Joel – è una bella riflessione su un rapporto adulto e “normale” con la fama e la creatività: sul rifiuto di raccogliere tardivi avanzi di celebrità con dischi di cover o roba riciclata, e sull’indifferenza nei confronti del “demone dell’arte”. Regular guy, dicono gli americani: e lui stesso è un po’ annoiato da certe sue vecchie canzoni famosissime, e non gliene frega più molto di dimostrare ai critici di essere stato uno straordinario autore pop radicato nella cultura newyorkese e americana quanto lo è il più celebrato Bruce Springsteen, come nota l’autore.
E ha capito che non c’è bisogno di fare altra musica, sempre. Basta quella che c’è.

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