Nel dibattito sulle notizie false – che sta conoscendo un’attenzione estesa, finalmente, anche se piuttosto goffa – si parla molto da una parte del preteso peggioramento delle cose a causa di internet e dall’altra delle responsabilità dei giornali e dei media tradizionali. Poi c’è una categoria più particolare, trascurata ma importante e di gravi responsabilità: quella dei siti nati esattamente per creare traffico e ricavi con notizie false ma molto attraenti per i lettori, mescolandole al flusso di informazioni diffuso online. Sono un caso particolare perché non hanno l’ipocrita pretesa dei giornali “veri” di dire la verità, né la buona fede delle persone sui social network che condividono senza pensarci, né la malafede di chi diffonde notizie ingannevoli con obiettivi di disinformazione e calunnia, come la grande famiglia dei siti grillini. Mirano solo a fare numeri e soldi, senza scrupoli rispetto alle conseguenze.
Sembra uno di questi il sito che ieri mattina aveva già diffuso una falsa dichiarazione di Paolo Gentiloni volta ad attirare l’indignazione e i clic di lettori ingenui o in cerca di indignazioni facili. È pieno di fesserie assurde, ma credibili per questo tipo di lettori, e gioca sull’equivoco del nome noto della testata (ce n’è anche uno che si chiama “Il Fatto Quotidaino”, si noti il refuso intenzionale). Inutile dire che questa roba diventa rapidamente “virale” e orienta reazioni e pensieri di una piccola quota di persone: ma sommate tutte le piccole quote.
I bufalari professionisti hanno già cominciato. pic.twitter.com/IkPSEXglLX
— Francesco Costa (@francescocosta) December 13, 2016
La frase di Gentiloni è falsa, falsificata, inventata. Francesco Costa prova su Twitter a mettere in guardia, sottolineando chiaramente la sua falsificazione. Non è facile, lo si è detto spesso, trovare modi e formule per attenuare gli effetti delle notizie false senza rischiare di propagarle di più, o essere inefficaci. Lo Huffington Post, in questo caso, prova a essere chiaro fin dal titolo e dall’incipit, nel riprendere la storia (si può discutere se fosse meglio riprenderla o ignorarla, ma almeno l’articolo non è equivoco).
Ecco, poi c’è il Giornale. Quello vero, il Giornale. Che in mezzo a una propria timeline di Facebook che è una festa di clickbaiting e voyeurismo da trogloditi – che è l’idea che i social media editor devono avere dei loro lettori su Facebook – riprende la bufala così.
Si capisce che è vera o si capisce che è falsa, secondo voi? Non avete bisogno di pensarci: basta leggere i commenti sotto il post, e contare la quantità di italiani che col concorso di questo singolo piccolo post su Facebook hanno deciso che Gentiloni sia l’essere più spregevole del mondo e che abbia davvero detto quella frase provocatoria. Per capire che è un falso, dovrebbero cliccare e leggere l’articolo: ma tantissimi non lo fanno, come sa chiunque usi Facebook.
Ora prendete questo post su Facebook – palesemente costruito per conservare l’equivoco: non ci sono innocenze accampabili -, e gli altri post, e poi gli articoli, e poi gli articoli delle altre testate simili, e le notizie che non lo erano (senza peccato non c’è quasi nessuno, anche se i peccati hanno diversi gradi di gravità e perseveranza), e avete il quadro di quale sia l’approccio a costruire la nostra idea della realtà, della politica, delle persone, del mondo, da parte di molti – non tutti, ci mancherebbe – che lavorano nei pretesi “mezzi di informazione”.
E di che idea sia, falsa.