Nell’estate del 1987 avevo 22 anni e partii per il terzo interrail della mia vita, questa volta da solo. Avevo con me un grosso walkman Sony, grosso perché funzionava anche da registratore e lo usavo nelle mie passioni di allora per registrare i concerti a cui andavo, e una buona scorta di cassette, soprattutto TDK, registrate da dischi di amici o dai miei. Tre mesi prima, il primo maggio 1987, trent’anni fa oggi (c’è uno speciale su BBC, oggi), era uscito un disco di cui avevo letto molto bene su Rockstar, e me l’ero comprato. Si chiamava Raintown, aveva una grigia e romantica immagine scozzese in copertina, loro erano scozzesi al primo disco: si chiamavano Deacon Blue, da una canzone degli Steely Dan, ma io allora sugli Steely Dan ero colpevolmente impreparato, salvo il disco di Donald Fagen.
Comunque, andò a finire che le altre cassette le ascoltai poco, in giro per il Nordeuropa, e consumai quasi solo quella. Bellissimo disco pop rock da anni Ottanta britannici ma sul versante songwriting più che su quello sintetico, più pensoso che eccitante: bei racconti, ballatone, e tutte le canzoni straordinariamente canticchiabili, grazie a una grande attenzione al suono delle parole e al loro srotolarsi, e alle melodie.
Quel disco andò molto bene, poi loro andarono calando: pur infilando ancora alcune canzoni molto belle, ma ce ne accorgemmo in pochi. Uno di loro è morto qualche anno fa ma sono ancora in giro, e da pochi giorni hanno pubblicato un doppio live, commovente per noi dell’interrail del 1987.