Il giorno che morì John Lennon, in Italia, era il 9 dicembre 1980, non l’8. A New York era sera, quasi le undici, quando quello gli sparò davanti al Dakota, il condominio dove Lennon viveva, e che nei giorni seguenti imparammo tutti a conoscere e a riconoscere (io ci sarei andato in pellegrinaggio l’estate successiva). Insomma era la sera dell’8, là, ma qui era la notte del 9, e a quel tempo le cose non si sapevano subito, quindi la notizia cominciò a circolare tra noi ragazzi durante le lezioni del 9 mattina, un martedì. Mi ricordo l’aula in cui eravamo quella mattina in quell’ora (il mio liceo aveva una vivacità anche logistica, e cambiavamo aule continuamente), e mi ricordo Maria Laura, la più fan tra di noi, e le copertine di Time e Newsweek che ho tenuto appese al muro per molti anni, dopo, e che ho ancora in una scatola (insieme a quella di Time su George Harrison).
Non è un gran racconto, lo so. A raccontare dov’era quando gli dissero che era morto John Lennon il più bravo di tutti è Paul Simon, dal 1983, con quella canzone molto bella nel suo disco Hearts and bones.
On a cold December evening
I was walking through the Christmas tide
When a stranger came up and asked me
If I’d heard John Lennon had died
And the two of us
Went to this bar
And we stayed to close the place
And every song we played
Was for the Late Great Johnny Ace