Certo che Marcello Dell’Utri dovrebbe essere tolto dal carcere. Per una prima essenziale ragione: ed è che la grande maggioranza delle persone dovrebbe essere tolta dal carcere. Il carcere è nella prevalenza dei casi una soluzione pigra, disumana e fallimentare al problema che le nostre società hanno con il male e la sua limitazione: il carcere – ancora di più il carcere in Italia – è tecnicamente l’esecuzione di una tortura, ed è l’equivalente di nascondere lo sporco sotto il tappeto, solo che in questo caso lo sporco sono persone, che escono dal carcere torturate, peggiorate e più pericolose per sé e per gli altri di quando ci sono entrate. E siccome a questo non vogliamo pensare, o ci vergogniamo di non volerlo pensare, diamo per scontato che il carcere – e il carcere torturante, inutile – sia la sola risposta alla violazione delle regole, che ovviamente non è: è l’eredità di un costume antico che non siamo stati capaci di cambiare, e non lo abbiamo voluto. Con le limitate eccezioni delle persone effettivamente pericolose per gli altri (che però il carcere italiano non è in grado di rendere meno pericolose, quindi la conseguenza paradossale è che bisognerebbe non farle uscire mai) la scelta di rinchiudere chi ha violato le regole non ha nessuna logica: è uno sbaglio.
Che drammatiche conseguenze può avere liberare Marcello Dell’Utri? Nessuna. Nessuna. Creare un precedente? Ma magari si creasse un precedente che mostra che la detenzione di un uomo vecchio, malato e oggi innocuo è assurda. Creare una disparità? Nel senso che a fronte di altri vecchi, malati e innocui tenuti in carcere, la nostra soluzione è tenerceli tutti per non creare una disparità?
Su queste decisioni – come su molte altre, da ormai almeno venticinque anni – le decisioni dei magistrati rispetto alle regole e al bene comune sono sequestrate e ostaggio di folle aizzate ad arte da politici e giornali: accade da un paio di millenni ma di questi tempi con rinnovata eccitazione.
Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».
Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!»
Certo, benaltri sono i problemi della giustizia in Italia. Benaltri sono i modi in cui dovrebbe essere affrontato il sistema delle pene nella nostra cultura e nelle nostre società. Benaltre sono le soluzioni che ci vorrebbero a rendere efficace il sistema deterrente e di riabilitazione. Benaltre sono le sofferenze inflitte ai detenuti, ai loro parenti, e alle vittime dei loro reati, che spesso avvengono in conseguenza del carcere. Benaltro bisognerebbe fare.
Quindi non facciamo niente, teniamo in carcere Dell’Utri e tutti quanti, e scriviamo dei tweet.