Fischi Times per fiaschi Post

Questa fa ridere. C’è un quotidiano che si chiama Washington Times, a Washington DC: è noto per essere di proprietà della setta del reverendo Moon, la “Chiesa dell’Unificazione”, e per avere posizioni di destra portate avanti con frequenti falsificazioni, promozione di teorie del complotto, e tutto il repertorio di invenzioni trumpiane familiari al mondo negli anni passati. Il che gli ha sempre dato una quota di lettori che condividono quei pensieri, ma – per capirsi – parliamo di una testata che ha un decimo della diffusione del più noto e concittadino Washington Post, notoriamente invece su posizioni progressiste come la maggioranza dei cittadini di Washington.

Tre settimane fa il Washington Times pubblica un articolo nella sezione delle opinioni firmato dal responsabile della sezione, Charles Hurt, che è al giornale da vent’anni (con intervalli altrove e anche al famigerato Drudge Report). L’articolo è un violento attacco – niente di anomalo, sul WT – contro la vicepresidente Kamala Harris, per una sua inopportuna risata a proposito di un’indecisione su chi dovesse rispondere in una conferenza stampa, e inizia così.

This is what you get when you take more than 200 years of hard-fought history, fearless progress and unrivaled leadership in the world to build the greatest global power ever devised by humans on earth — and hand it to an imbecile.

Bene. Quattro giorni dopo, quell’insignificante articolo finisce sotto gli occhi di qualcuno al Tempo (a sua volta quotidiano di una capitale, di destra e minore, per coincidenza) e viene ripreso e raccontato col titolo «Kamala Harris bombardata di insulti dopo la risata sugli ucraini: “America in mano a un’imbecille”».
Ma, come noterete, con una peculiare svista.

E la svista non è un refuso: l’articolo del Tempo si apre allo stesso modo, e il giornale è evidentemente convinto che in uno dei quotidiani americani più autorevoli e importanti di sempre, uno dei più famosi al mondo, si ritenga di dare dell’imbecille alla vicepresidente degli Stati Uniti.

Lo strafalcione passa inosservato, evidentemente, ed è sempre lì: lo leggono in pochi, e chi lo legge e lo cita ha la stessa ingenuità e ignoranza, se non vogliamo pensare a malafede (certo, bisogna un po’ impegnarsi). Tra questi ultimi, si scopre oggi, anche il direttore del Fatto, non nuovo a una certa approssimazione, che ritiene di costruire così gli argomenti del suo editoriale di oggi, e di raccontare così il mondo ai suoi lettori. Oplà.

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro