Giornalismo e diagnosi

Ieri mattina ho letto su un grande quotidiano l’intervista a un anziano e illustre psichiatra, interpellato a commentare alcune storie terribili di cronaca nera (“Cosa c’è nella mente di questi padri assassini? Disperazione, autodistruzione, paura di non farcela […] a prevalere è il senso d’impotenza, cioè la disperazione di quando si percepisce che la propria condizione non possa più cambiare”, eccetera).
Siccome il format giornalistico per cui si chiama a casa l’esperto psichiatra, psicologo, sociologo, medico, e gli si chiede un’analisi di fatti e persone su cui non ha nessuna informazione in più di noi (e spesso ne ha meno di noi, e gli vengono riferite dal giornale) è particolarmente deprimente e imbarazzante, mi è scappato un desolato tweet su questo. E dopo che quel tweet ha trovato molte attenzioni e commenti, mi è tornato in mente un caso che avevo citato in Notizie che non lo erano (ne avevo già scritto qui prima che la ricostruzione fosse certa).

Nell’immediato dopo la strage della scuola Sandy Hook un altro grande quotidiano chiese un parere allo stesso illustre psichiatra.
Quando arrivano notizie come quella di quel giorno, la confusione è totale, e c’è un repertorio di notizie false che circolano, su cui i più esperti giornalisti sono ormai avveduti (una è “si cerca il secondo attentatore”, che quasi sempre non c’è). In quel caso girò brevemente la notizia che la madre dell’assassino – da lui uccisa poco prima della strage nella scuola – insegnasse o lavorasse nella scuola. Era falsa, non si sa da dove partì, ma fu smentita quasi subito (ci furono anche altri disastri informativi: il maggiore è che fu fatto circolare il nome dell’assassino sbagliato, ovvero quello di suo fratello che viveva altrove e non lo vedeva da anni; il fratello innocente fu perseguitato online e offline per giorni).
Al quotidiano italiano in questione però così avveduti non furono, e appunto decisero precipitosamente di aggiornare l’esperto e chiedergli un giudizio telefonico, giudizio raccolto e pubblicato il giorno dopo insieme ad altri dettagli sbagliati sulla storia.

La motivazione, sulla base dei primi elementi, sembra chiara: molte delle vittime erano gli alunni della madre dell’assassino e quindi le persone che lei come maestra amava. E proprio un conflitto con la madre avrebbe spinto il killer ad ammazzarla (dopo aver già ammazzato altri) ma anche ad eliminare i «suoi» alunni. Potremmo definire la strage un «over killing », un accanimento omicida, che considera una cosa sola la madre e le persone che lei accudiva e amava: eliminando i suoi alunni la si uccide non una ma più volte. È un gesto folle, forse l’estremo tra i gesti di follia,ma ecco il paradosso: probabilmente il killer non era affatto matto (e fino ad ora non sono stati riferiti segni di patologia mentale). Un paradosso che non stupisce proprio perché oggi, nel tempo presente, si giunge alla follia più estrema partendo dalla normalità.

Ecco, due cose. Una è che la notizia falsa sulla madre insegnante (non aveva nessuna relazione con la scuola, ripeto) è ancora online su molti siti di news italiani, e se qualche lettore volesse conoscere la storia oggi cercando su internet conoscerebbe anche in questo caso una storia falsa. L’altra è semplicemente il consiglio di avere presente questi meccanismi, quando leggete i pareri degli esperti – che sono esperti, ma non di quello che gli viene raccontato al telefono – richiesti dai giornali.

 

 

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro