In questo momento nella posizione più visibile in alto a destra della homepage di Corriere.it c’è questo.
Dentro il titolo è questo.
Allo stesso modo su altri siti: Il Fatto, Leggo, Fanpage…
La Stampa invece – pur con un titolo equivoco – dice com’è andata.
In realtà l’uomo non era realmente in pericolo
Infatti nessuno “rischiava di affogare”, se si legge la storia sui siti stranieri. Era un gioco del suo istruttore per vedere la reazione dell’elefantino in un “Elephant Park”. Persino il Daily Mail (!) la racconta giusta.
Darrick, who is originally from Toronto, Ontario, pretended that he had got into trouble in the river, splashing and crying out for help. (…) “I went in the river to show just how remarkable the relationship with humans is”.
Poi certo, è un video di elefantino, e l’elefantino è simpatico anche se nessuno rischiava di affogare: però nessuno rischiava di affogare, c’è quel solito dettaglio lì.
Il «Chicago Tribune» definì così l’impostazione e la scrittura di quel pezzo, che negli ultimi vent’anni sono stati l’impostazione e la scrittura di gran parte del giornalismo italiano: «Era un gran pezzo, divertente da leggere. Aveva solo un inconveniente. Non era del tutto vero».
Credo che l’aspetto più interessante,benchè non nuovo,dell’articolo sia come si stigmatizzi la differenza tra il sensazionalismo dei quotidiani italiani e quello dei giornali stranieri (mi verrebbe da sorridere se,addirittura,anche il Post-il N.Y Post,intendo-avesse mancato di enfatizzare la «notizia»). Purtroppo penso pure che il dettaglio salvifico presentato da «La stampa» sia casuale.Certo c’è,ed è già molto in una ridda equestre quale è l’informazione italiana,specie al tempo di internet dei social etc.Voglio dire che mi pare evidente-o facilmente ipotizzabile-la mancanza di un metodo che sistematicamente emargini le «notizie che non lo erano»,e non le pubblichi.L’ascesa dei social e l’aumento della velocità(e della voracità) delle notizie (e forse pure del lettore) credo che possa essere preso in due modi:chi,tipo negli States,prende atto della confusione e proprio per questo presta più attenzione (essndo aumentata vertiginosamente la possibilità di incorrere-e spesso di poter creare ad arte- in false notizie) e chi-Italia,senza remore- galoppa facetamente dietro questo andazzo sensazionalistico,manco ci fosse davanti Jane Russell (nota attrice e pin up degli anni ’40-50; questo per i giovani).E un nuovo imperativo categorico,un nuovo modus operandi,da parte dei direttori dei principali quotidiani (versioni on line comprese) non è alle viste,purtroppo.Quindi,gid-app!-pervicaci verso le praterie dell’informazione sbilenca.Che la maggioranza dei lettori,va detto,non pare considerare riprovevole,ahinoi.