L’ho sentito dire a Vasco Errani, attuale governatore dell’Emilia Romagna, che si sta candidando al suo terzo mandato consecutivo in violazione evidente del principio che sottende alla legge del 2004 che limita i mandati a due. E a parere di molti, anche in violazione della legge stessa.
Io non conosco Errani, e le cose che ha detto per indicare la singolarità del paese mi trovano d’accordo. Ma siccome ho un pregiudizio favorevole nei suoi confronti, vorrei fargli una domanda, se ne avessi l’occasione:
“Non pensa che la legge del 2004 avesse delle buone ragioni, che non dovrebbero essere ignorate?”
E sarei curioso allora di sentirgli dire che non solo quella legge non lo riguarda personalmente, ma che lui la trova anche sbagliata, e che non sia giusto limitare la perpetuazione del potere per lunghi periodi in mano alle stesse persone. Perché solo in questo caso non vedrei contraddizione nel suo atteggiamento. Ci vedrei solo una violazione della legge. Con tanto di probabile ricorso in caso di elezioni e prevedibile annullamento del risultato.
Questo è un paese singolare.
Update: c’è un interessante e approfondito studio fatto fare dalla Regione Emilia Romagna che mostra intanto che in quella regione si è cercato di approfondire il problema, almeno. La sua conclusione è che il caso dell’Emilia, a differenza di quello della Lombardia, si sottragga all’intervento della legge del 2004 perché l’Emilia non avrebbe approvato una nuova legge elettorale (come la maggior parte delle regioni, Lombardia compresa). La mia lettura trova qualche salto logico nell’analisi, ma approfondirò con pareri più esperti: a leggere la legge del 2004 e l’articolo sull’ineleggibilità dopo due mandati mi pare infatti che l’unico limite alla sua applicazione stia nella definizione di “eletto a suffragio universale e diretto”. L’elezione del Presidente a suffragio universale e diretto in Emilia è in vigore da dopo il 1999, quindi non vedo come la limitazione sia eludibile. Inoltre, leggo altrove che “Il nuovo statuto della Regione Emilia-Romagna, adottato con Legge regionale 31 marzo 2005, n. 13, disciplina il sistema di elezione del Presidente e degli altri componenti della Giunta regionale nonché dei Consiglieri regionali agli articoli 29, 42 e 43”: e quindi mi pare che esso comprenda di fatto una legge elettorale.
Resta comunque il fatto di cui ho scritto qui sopra: che un principio elementare di tutela democratica sia comunque disatteso dal PD non in forza di un’obiezione sostanziale, ma di un cavillo legale. Che credibilità ha la tesi per cui solo in Emilia un identico governo per quindici anni non sia un problema, e in altre regioni sì? Si veda a questo proposito il passaggio dello stesso studio in cui si evidenzia una particolare ragione delle norme di ineleggibilità della legge 2004:
tale articolo, prevedendo la sussistenza di cause di ineleggibilità solo qualora le attività o le funzioni svolte dal candidato possano turbare o condizionare in modo diretto la libera decisone del voto degli elettori ovvero possano violare la parità di accesso alle cariche elettive rispetto agli altri candidati, sembra aver fatto propria la nozione più tradizionale e restrittiva delle cause di ineleggibilità.
E a me pare indubbio che, oltre a essere escluso dal proprio specifico articolo, il trovarsi in carica da ben due mandati stia tra ciò che possa “condizionare in modo diretto la libera decisone del voto degli elettori ovvero possa violare la parità di accesso alle cariche elettive rispetto agli altri candidati”. O no?
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