La caduta di qualità del giornalismo contemporaneo ha molti aspetti e varietà, e su questo blog se ne scrive spesso. Una è l’indulgenza nei confronti dei comunicati stampa o delle notizie promozionali spacciati come notizie senza verifiche, senza filtro critico, senza selezione: incollati tal quali nelle pagine di giornali che ancora qualcuno ritiene affidabili, e ne viene invece ingannato quotidianamente. È uno dei contribuiti più frequenti alla rubrica “Notizie che non lo erano“.
Il fenomeno ha anche una parte affascinante, benché deprecabile: la costruzione di uffici stampa, programmi radio e tv, nuove professioni, repertori di artifici, dedicati a rifilare ai giornali storie che abbiano chances di essere pubblicate. Non è così difficile, che i giornali accolgono lieti ogni cosa uno po’ strillata, polemica o strano-ma-vero che arriva nelle redazioni.
Gli inglesi chiamano questa depravazione del giornalismo “churnalism“: e anche se ne sono travolti quasi quanto noi, da loro rimane una resistenza critica che affronta il tema e lo discute (da noi “i buoni” riescono al massimo a cercare di sottrarsene; mentre l’opposizione maggiore viene dalla critica in rete di siffatte notizie, anche se la rete ne è pure strumento moltiplicatore). Adesso, riferisce il Guardian, è stato creato un sito che cerca – con la costruzione di un database e di una tecnologia affidabile – di svelare l’origine posticcia delle notizie che leggiamo.
E se è vero, come dice altrove un commento del Guardian, che il giornalismo va giudicato per altre e più nobili cose tuttora vive e ben fatte – non mi trattengo sulle proporzioni, soprattutto in Italia – basta il crescere di tutte queste iniziative critiche e difensive contro il mediocre giornalismo a smentire i negazionisti: il churnalism esiste, e prospera sulla carta.
Oltre alla rubrica “notizie che non lo erano” se può interessare segnalo il sito dedicato non solo al “churnalism”, ma più in generale alla cattiva informazione: http://www.malainformazione.it – un nome, un programma – che viene aggiornato con cadenza settimanale, più o meno.
Sarebbe utile se qualcuno qui avesse altri siti da indicare.
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Sig. Luca, i giornali sarebbero fatti per informare, e poi, solo poi, per dare una opinione.
Oggi tutti i giornali partono da una opinione, e quindi arrivano a raccontarti la notizia o le notizie che assecondano la tua opinione. Fanno, cioè, l’esatto contrario del loro fine precipuo.
E questo perché?
Facile. Nel mondo in cui viviamo se vuoi sapere cosa succede, fai prima a connetterti alla rete.
Di conseguenza i giornali, non potendo competere con i nuovi media sull’informazione pura, devono mettersi la sciarpa e il bandierone e diventare giornali per ultras.
Io leggo Il Giornale o Il Fatto Quotidiano non per sapere la VERITA’ ma per trovare soddisfazione.
Tutto questo, per la verità, viene da molto lontano (c’erano già i giornali d’opinione nel XX secolo e anche prima), ma oggi questo triste fenomeno sembra cresciuto in maniera esponenziale.
Faccio un esempio stupido, molto stupido: il calcio (Tempio del “churnalism”).
Di che squadra era Sandro Ciotti? e Ameri? e Paolo Valenti? e Brera?
Certo è nota la passione di qualcuno di questi, ma tutto rimaneva molto soffuso molto discreto.
Oggi se non sei un giornalistatifoso non ti chiamano neanche a parlare di calcio!
20 anni or sono sarebbe stato scandaloso immaginare un giornalista dichiaratamente tifoso!!! Oggi è necessario se vuoi vivere.
E’ ovvio, dunque, che se parto da una opinione (o dal tifo) e solo dopo arrivo alla notizia, molto spesso la notiza sarà schiava dell’opinione. E del tifo.
Kaplan, analisi impressionate.
Mi hai giustificato in poche righe l’esistenza di Belpietro e di Franco Ordine al contempo. Non è da tutti.
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