La democrazia non basta

Massimo Gramellini oggi scrive una cosa forte, consapevole di dirla grossa: in sostanza propone di ridiscutere il suffragio universale, concedendo il voto solo a chi abbia gli strumenti e i meriti per farne un uso utile alla comunità.

Dirò una cosa aristocratica solo in apparenza. Neppure le sacrosante primarie bastano a garantire la selezione dei migliori. Per realizzare una democrazia compiuta occorre avere il coraggio di rimettere in discussione il diritto di voto. Non posso guidare un aeroplano appellandomi al principio di uguaglianza: devo prima superare un esame di volo. Perché quindi il voto, attività non meno affascinante e pericolosa, dovrebbe essere sottratta a un esame preventivo di educazione civica e di conoscenza minima della Costituzione? E adesso lapidatemi pure.

Gramellini in realtà non dice niente di così inaudito: la critica della democrazia e dei suoi risultati di recente è diventato un tema di saggistica assai frequentato, anche se nessuno si azzarda a proposte così radicali (però chiedete in giro, ed è pieno di gente che pensa che a un sacco di altra gente non dovrebbe essere dato il voto. “Il migliore argomento contro la democrazia è una conversazione di cinque minuti con l’elettore medio”, diceva poi già Winston Churchill). E se sono mai esistiti tempi in cui è permessa e libera la ridiscussione daccapo di principi a cui siamo attaccatissimi, sono questi: col sistema capitalistico siamo già avanti, per esempio, almeno a parole.

Ma consentendo quindi libertà e attenzione a qualunque proposta e a qualunque pensiero libero e non rigido, io credo resti tuttora vero che la democrazia è il meno peggio dei sistemi possibili, e il più giusto. E che i suoi cattivi funzionamenti – Gramellini elenca: “ignoranza, corruzione, menefreghismo” – siano riconducibili tutti a uno: ignoranza, appunto. Le persone fanno scelte mediocri quando sono poco informate, quando non sanno capire le conseguenze di quelle scelte, quando non si rendono conto del valore dell’interesse comune e quando sono insensibili al bene degli altri e alla qualità, alla bellezza, alle cose fatte bene. Ignoranza, cattiva informazione, assuefazione a valori e modelli mediocri: sono limiti presenti in molte civiltà, culture ed epoche, e che le classi dirigenti, intelllettuali, istruite, privilegiate hanno in misura diversa sentito la responsabilità e l’importanza di combattere e superare. Per esempio insegnando, promuovendo e ottenendo il valore del voto per tutti.

Oggi quelle classi, quelle persone col potere di trasmettere modelli culturali e civili migliori, si sono date latitanti (con diverse lodevoli eccezioni, a cominciare da Gramellini): i primi responsabili delle eventuali bocciature all’esame di educazione civica invocato da Gramellini sono i maestri, non gli allievi. Non si boccia una classe che ha avuto insegnanti assenteisti. È a loro che bisogna rivolgersi criticamente, e supplirli costruttivamente.

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63 commenti su “La democrazia non basta

  1. makeroo

    Non si tratta di stabilire dei criteri che abilitino al voto. Non tutti i voti sono uguali e i criteri dovrebbero essere diversi. Inoltre l’elemento giudicante sarebbe una fonte di problemi più grossi di quelli che risolverebbe(altro che casta). Ma ipotizzo che Gramellini fosse provocatorio.

    Ciò che è importante è la competenza. Aspetto che si perde quando si votano le persone e non le soluzioni. Fatto sta, adesso chi è in parlamento ha il diritto/dovere di esprimere opinioni su cose per le quali non ha alcuna formazione. Faccio un semplice esempio: quando si chiede ad un politico la sua posizione sulla TAV e la risposta è un generico “le infrastrutture ferroviarie vanno incentivate” e magari quel politico è un avvocato… be’ qualcosa non torna.

    Ma a parte questo, la democrazia è una soluzione semplice (una persona un voto) ad un problema complesso (organizzare milioni di persone). C’è qualcosa che non torna.

  2. Raffaele Birlini

    La democrazia non ha bisogno di elettori informati, di patenti o esami di civiltà. La democrazia non ha bisogno di elettori capaci di compiere la ‘scelta migliore’, sensibili al bello o alle cose fatte bene. La democrazia non ha bisogno di gente capace di sacrificare gli interessi personali sull’altare dle bene comune.

    La democrazia ha bisogno di una classe dirigente competente, responsabile e al passo coi tempi. La democrazia ha bisogno di soluzioni diverse per gli stessi problemi, non di problemi diversi con la stessa soluzione. Non è vero che le scelte di una parte sono quelle giuste e quelle dell’altra non lo sono. Il liberismo e il socialismo sono entrambe soluzioni che mirano all’aumento del benessere collettivo.

    Non è vero che la democrazia sarà compiuta quando tutti, o almeno la maggioranza assoluta, istruita, colta, informata, sensibile, ben consigliata, illuminata, capirà che il voto migliore è quello a sinistra. La democrazia è compiuta quando l’elettorato è chiamato a scegliere fra due proposte entrambe valide, una che privilegia il mercato e l’altra che preferisce lo Stato, una che privilegia la produzione e l’altra che privilegia il welfare.

    Smettiamola di santificare l’elettore come fonte della legittimità di governo a prescindere dai contenuti programmatici. Smettiamola di basare il confronto sugli ideali e le ideologie, sui valori e sui principi, mettendo di qua i buoni e di là i cattivi. La differenza deve stare nei programmi e la maturità di una democrazia si misura nella capacità della classe dirigente di realizzare programmi equilibrati e ragionevoli, programmi che per esempio non fanno esplodere il debito pubblico per alimentare clientele, voti di scambio, appalti pilotati, spese superflue e stipendifici di partito.

  3. johndoe

    Beh, in teoria sì….ma chi certifica l’elettore, una legge fisserà i criteri? Così dopo aver deciso, prima e a tavolino, chi saranno gli eletti col porcellum, si rischia di decidere chi saranno gli elettori, col gramellinium :-)
    Dai retta, è suggestiva ma è meglio lasciar perdere.

  4. pizzeriaitalia

    La provocazione di Gramellini è quello che è: una provocazione. Io la rovescerei. Esami non per l’elettorato attivo… per quello passivo. Il candidato “dimostri” di essere degno del posto cui ambisce. Ed aiuterebbe il tutto se quei posti fossero meno “appetibili” di quanto sono oggi.

  5. suzukimaruti

    “Non si boccia una classe che ha avuto insegnanti assenteisti.”

    Tutto vero. Però non la si promuove neppure. E non si lascia che decida.

    La si recupera. Poi la si promuove.

    Gramellini ha tirato fuori – con un coraggio mostruoso – un cattivo pensiero (cattivo in tutti i sensi: malizioso e sbagliato) che, odiandomi, sento sotto sotto di condividere.

    Solitamente, tuttavia, le proposte del tipo “facciamo l’esame agli elettori prima di dar loro diritto al voto” crollano di fronte alla domanda “chi decide la commissione d’esame?”.

  6. minimAL

    Stavo per scrivere esattamente il riferimento citato da djzero00: “Fanteria dello Spazio” (il libro, ovviamente) è ricco di riferimenti analoghi, che poi non ricalcano nient’altro che cose reali di spartana memoria.
    Tocca voltarsi indietro, insomma.
    Alessandro

  7. tonio

    Parafrasando una frase divenuta celebre del banchiere (…si prenda atto che dietro ogni idea c’è n’é uno) Enrico Cuccia, potrermmo proclamare: “i voti si pesano, non si contano”. Penso che questa potrebbe essere un’ipotesi su cui ragionare nel tentativo di trovare un’equa soluzione. Infatti, se siamo in democrazia, non possiamo pretendere di togliere i diritti ad alcuni a tutto vantaggio di altri e secondo quali criteri poi. Invece, con il voto pesante (non inteso tale perché supportato da alleanze strategiche, altrimenti non avremmo risolto nulla), si potrebbe assegnare ad ogni cittadino elettore un certo valore, determinabile in base a dei benchmark: libri letti, programmi televisivi seguiti, beneficenze fatte, onoreficenze al valor civile conseguite e via dicendo. Va da sé che saranno gli stessi elettori, che oggi preferiscono tenersi disinformati, insieme a coloro i quali hanno la funzione di informare, mentre non lo fanno o lo fanno male, ad essere grati di questo nuovo regime “megliocratico”. Perché, cosí facendo, si sentiranno finalmente sollevati da una grande responsabilità, che invece oggi li attanaglia e cioè di compromettere la crescita della nazione esercitando il diritto di voto a caso, ascoltando o accreditando l’ascolto di televendite politiche. Ormai, è assai probabile che in molti si saranno resi conto come occorra altro, di immensamemte più elevato, altrimenti rischiamo tutti, come democrazia vuole. Appunto!

  8. looreenzoo

    d’accordissimo con Luca, ma aggiungo una cosa: chi l’ha detto che i sistemi democratici sono piu’ “ignoranti” di quelli autoritari (e’ chiaro a tutti che un sistema a suffragio limitato non e’ democratico, no?!)? e’ noto che esista un rapporto stretto (anche se non del tutto unidirezionale) fra democrazia e crescita economica e questo vuol dire che i sistemi democratici sono piu’ competenti rispetto ad altri tipi di sistemi politici almeno in campo economico. e poi parliamo anche dei risultati economici dei sistemi comunisti (a parte la Cina, ma qui entrano in gioco altri fattori oltre alla politica), sistemi in cui alcune elite si sono autoproclamate “migliori” e hanno condotto i loro paesi al fallimento.

  9. nestorburma

    trovo piuttosto ripugnante e pericoloso il ‘patentino dell’elettore’, anche perchè penso che un elettore (per esempio) del centrodestra possa dire la stessa cosa di me (che sono ‘unfit’ a votare).
    forse basterebbe ridare ‘senso civico’ all’istituzione democratica del voto; in Francia, per esempio, si può votare solo se si è iscritti alle liste elettorali; è una cosa banale, basta perdere dieci minuti per andare in Comune ogni volta che si vota, ma credo che dia ‘appartenenza’ a una comunità (diritti e doveri) e comunque volontà di partecipazione (detta ‘alla Gaber’)

  10. sombrero

    Gramellini ha assolutamente ragione. Come molti altri, dico la stessa cosa in privato da anni. Bisogna sostenere un esame per guidare una motorella di 50 cc

  11. sombrero

    Gramellini ha assolutamente ragione. Come molti altri, dico la stessa cosa in privato da anni. Bisogna sostenere un esame per guidare una motorella di 50 cc, ci vuole uno straccio di diploma per inserire dati in un terminale, è necessario un attestato di frequenza di un corso apposito per mettere un cerotto a un collega sul posto di lavoro, ma decidere del futuro di un paese è “gratis”. Mi pare salti agli occhi che qualcosa non va. Il problema è dare una forma all’alternativa.
    In ogni caso il modello democratico può reggere se (e finché) le elite intellettuali si danno da fare per trainare verso l’alto le classi inferiori innescando un circolo virtuoso. Se questo non accade (o se, come in Italia, accade esattamente il contrario) è evidente che la democrazia perde parecchio di senso.

  12. andreabiasi

    Consiglio a tutti la lettura di “Democracy and its critics” di Robert Dahl, forse il più grande teorico della democrazia dell’ultimo secolo.

    Devo dire che anche io mi sono trastullato con la medesima idea di Gramellini. Ma non regge. Uno dei principi della democrazia è che le persone che votano sono quelle che meglio sono in grado di giudicare cosa sia megli per loro. Che questo nella pratica sia discutibile, lo posso capire.

    Dire, come dici tu Luca, che alla fine è colpa dell’ignoranza, è snobismo travestito da riduzionismo (senza limitismo, direbbe Francesco Salvi). Non basta sapere per scegliere bene. E non si può pretendere che le persone sappiano tutto. E non credere nemmeno che se tutti sapessero tutto e tutti potessero immaginare le conseguenze delle proprie scelte, tutti immaginerebbero le stesse cose.

    C’è una cosa che trascende la conoscenza, che è l’idea di giustizia. Chiedi alle persone cosa pensano sia giusto e allora capirai perché per questo mondo, così com’è, non c’è speranza.

    Con immutata stima,
    Andrea Biasi

  13. looreenzoo

    condivido con voi anche la sensazione di sconforto che ho quando leggo di queste proposte meritocratiche da parte di personaggi vicini al PD (Gramellini vota PD, immagino). sconforto perche’ questo gruppo, magari non grande in termini di numeri ma rilevante dal punto di vista politico, ha ormai rinunciato all’idea che il proprio partito si debba sudare i propri voti. Il ragionamente e’ tanto semplice quanto triste: dato che gli elettori non ci votano perche’ non sono abbastanza competenti, allora togliamoli il voto e chiamiamo tizi a’ la Mario Monti a risolverci tutti i problemi. Mah…

  14. gianmarco

    Nei vari anni passati ai seggi con vari compiti avevo maturato una proposta alla Gramellini, però più soft. Prima di consegnare la scheda andrebbe semplicemente chiesto all’elettore per cosa stava votando. Se sono elezioni “politiche” e risponde “per eleggere i rappresentanti di camera e senato” (ma andrebbe bene anche un generico “i parlamentari”) ok, si consegna la scheda. Se, ad esempio, risponde un generico “per il governo” o “Il premier”, domanda supplementare: si spieghi meglio. Se non è in grado, niente scheda, avanti un altro.
    Idem per le regionali e la provincia (Sindaco e consiglieri salterei, è facile).
    Insomma, non dico un quiz di educazione civica, ma un minimo, le basi: quelle sì.
    P.s.
    Da presidente di seggio lo feci per mezz’ora: metà schede non avrei dovute consegnarle…..e naturalmente le domande le facevo solo a gente che bene o male conoscevo.

  15. nestorburma

    guarda Sombrero che già il doversi iscrivere a una lista elettorale (cioè, diciamolo, alzare il culo e andare a fare una cosa) ‘screma molto’… è vero però il discorso che ‘vado a votare perchè è gratis e poi decido lì, nell’urna chi mi sta più simpatico (per poi ‘dargli addosso alla casta’)… ma è altrettanto vero che il ‘porcellum’ ha azzerato la possibilità di scelta e di creare un élite (brutta parola…) politica ‘dal basso’.
    non si può fare il giochino (semplicistico) del ‘dagli all’elettore ignorante’…

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  17. sombrero

    @nestorburma:
    ecco, viene da pensare che già una cosa all’americana (tipo “alzare il culo” e andarsi a iscrivere a una sezione o simili) scremerebbe molto. Però è sotto gli occhi di tutti che la cosa negli USA non impedisce di certo il voto populistico e “di pancia”.
    E’ anche ovvio che un “patentino”, per così dire, scatenerebbe la caccia al motore immobile (quelli che controllano chi deve controllare i controllori… etc etc).
    Secondo me l’unica soluzione è, come dicevo, innescare un circolo virtuoso e contemporaneamente responsabilizzare fortissimamente i cittadini. In questo processo, o almeno nella sua versione che ho in mente, non ci sono anelli deboli, nel senso che elettore ed eletto compartecipano attivamente ad innalzare la soglia logico-etico-politica sotto la quale non si può e non si deve scendere.
    Lo so, sto parlando di Atlantide, ma non ci si vuole nemmeno provare?

  18. dalecooper

    A venti anni dicevo questa stessa cosa di Gramellini, per fortuna che la politica e’ una cosa per vecchi.
    Ma chi e’ che lo gestirebbe l’esame in questione? La democrazia e’ proprio il tentativo di superamento delle sovrastrutture che abilitano l’esercizio del potere. L’esercito, Dio, il Sangue, il censo, e anche la conoscenza.
    Speriamo che sta cosa non la vada a dire da Fazio, senno’ si diffonde e perdiamo anche le prossime elezioni per snobismo.

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  20. djzero00

    Leggo molti commenti (sulla competenza, sui benchmark sugli elettori, gli esami, eccetera) e mi viene in mente, chissà perché, una frase che ho visto in un brico-qualcosa, su un cartello attaccato ad una motosega: “Leggere le istruzioni ed assicurarsi di averle ben comprese”. Ecco, mi sa che ciò che manca nella democrazie (anche e forse soprattutto in quelle “avanzate”, dove le percentuali di voto sono spesso sotto il 50%, vedi USA) è il fatto di non aver ben compreso le istruzioni di quella motosega che è la democrazia.

  21. vxr

    bè sì potremmo puntare al superelettore, selezionarli magari alla nascita puntando all’elettore ariano, per quelli che non passano il test da superelettore si possono aprire due microonde classe A ecologici e li eliminiamo, poi mettiamo luca sofri, gramellini, e un terzo illuminato come triumvirato di scelta in quanto unici italiani illuminati e incorruttibili. scusate ora vado a dire mia nonna che aver zappato la terra, aver vissuto una guerra, aver partecipato e contribuito alla crescita di questo paese che siccome ha la 5′ elementare e non sa il num di deputati e senatori, pensareche il matterellum lo si usi per fare la pasta,… non la fanno una buona elettrice, ma io invece che mi leggo qualche saggio di qualche sinistro intellettuale che fa le rivoluzioni da porto cervo posso votare più di lei.

    una domanda illustri illuminati ma nel 2006-2008 vi ponevate gli stessi interrogativi? quando nel 2005 gli italaini diedero 11 regioni al cs erano illuminati?

    domanda finale: l’elettore intelligente può essere di destra? o meglio può non essere di sinistra?

  22. Piccola Dorrit

    Questo commento l’ho mandato stamattina a Gramellini ed è rimasto sepolto nel mucchio – li pubblicano a gruppi – ma mi sembra ancora pertinente qui

    In “Anna Karenina” Levin-Tolstoj pensa che prima, o invece, di dare terra e libertà ai contadini che non saprebbero che farsene, sarebbe meglio dare loro l’istruzione…
    Uno dei mali cronici dell’Italia è stato proprio la diffidenza e la sfiducia veso il popolo da parte delle elités e magari il populismo e il successo degli imbonitori e dei grandi illusionisti gli sono stati speculari. Insomma bisogna rieducare anche la classe dirigente verso il popolo.
    scritto da Piccola Dorrit 3/11/2011 10:46

  23. Michele Luzzatto

    Non sono così sicuro che un corpo elettorale “istruito e illuminato” si comporterebbe in modo molto diverso da un corpo elettorale “incolto e becero”. Credo che questo abbia a che fare con l’intelligenza individuale e l’intelligenza (o la stupidità) collettiva. Ok, il corpo elettorale è una collettività diversa da una folla a un comizio, ma sempre di collettività si tratta. Una cosa è scrivere un saggio sull’estetica kantiana, e una cosa completamente diversa è decidere chi può migliorare la situazione del Paese. Il progresso della scolarizzazione e la diffusione della cultura non hanno mica impedito scelte collettive agghiaccianti. Paura, fame, egoismo sono identici in Pico della Mirandola e nello scemo del villaggio. Poi, è vero, l’elettore più istruito è più difficile da convincere su certe cose. Magari l’elettore scolarizzato odierno non premierebbe una politica basata sull’infanticidio dei figli degli immigrati come mezzo della soluzione del problema della sovrapopolazione. Ma per ottenere un corpo elettorale più consapevole lo strumento c’è già, e non è una (ridicola) limitazione del suffragio (e l’asticella dove si mette? E chi lo decide?) ma è un miglioramento della scuola pubblica dell’obbligo per tutti.

  24. paoloascari

    Oddio, una cosa forte…. E’ vecchia come il mondo, questa cosa, ed era il principale motivo addotto contro l’adozione del suffragio universale. Non si porta indietro l’orologio della storia, istituendo delle commissioni che danno il patentino di voto…. Una posizione comunque del tutto innocente perchè assolutamente impraticabile, come ovvio. La pensava così anche Prezzolini, che non votava perchè diceva che il suo voto contava come quello del barbone all’angolo, e la cosa gli faceva orrore. E’ una posizione “letteraria”, che ha un suo fascinoso fondamento in un governo degli “aristoi”, applicabile ad Atene, ma poco praticabile ai nostri giorni. Insomma Gramellini ci ha provato, ma ha detto una roba banale.

  25. valentina85

    Continuate a fare discorsi utilitaristi, quando qui si tratta di un ideale. Non ci siamo inventati la democrazia perché questa “funzionasse meglio” rispetto ad altre forme di governo. Abbiamo inventato la democrazia per essere cittadini, e non sudditi, e perché nessun altro decidesse al posto nostro cosa fosse meglio per noi. Per essere liberi, ed essere liberi significa anche essere liberi di sbagliare una, due, cento volte, e prendersene le conseguenze.
    Tutti quelli che hanno voluto limitare la libertà altrui hanno sempre sostenuto di essere uomini “un po’ migliori” degli altri e di fare quel che stavano facendo per il “bene comune”.
    Non siete migliori. Siete solo incredibilmente arroganti, di un’arroganza che nella storia si è già vista innumerevoli volte.
    Se proprio non siete capaci di mettervi davanti allo specchio e chiedervi cosa davvero vi renderebbe migliori del vostro fornaio, almeno tacete e non imbarazzate voi stessi.
    Si blatera continuamente, in questo paese, di dove siano finite l’onestà, il pudore, la serietà… Ma vedo che dell’umiltà non sente la mancanza proprio nessuno.

  26. valentina85

    P.S. Tra l’altro mi ricordate quei fans del colonialismo che vanno ripetendo “Non avremmo dovuto dar loro l’indipendenza, guardate come vanno male le cose ora che si governano da soli”. Ma vergognatevi, davvero, ci arrivo io che ho 26 anni e un misero diploma che queste sono idee spaventose.

  27. Fabio B.

    Questa cosa del voto ai migliori la trovo aberrante, mi sembra che vada contro a più o meno tutto il progresso degli ultimi 3 secoli verso l’affermazione dei pari diritti di ogni uomo.

    Più interessante invece una proposta che avevo letto qualche anno fa: non far votare l’intero corpo elettorale ma un sottoinsieme (1 su 1000?) estratto a sorte. I fortunati (?) sarebbero istruiti sulla situazione del paese e assisterebbero a presentazioni dei programmi dei diversi partiti. Il principio che guida la proposta è che le persone prendono decisioni in modo più coscienzioso se sanno di pesare di più sull’esito finale. Il singolo elettore tra milioni si sente inutile e vota di pancia, mentre il fortunato estratto si sentirebbe investito di una responsabilità maggiore e penserebbe di più al bene comune. Mi sembra ragionevole.

  28. Flavio Pas

    Sono perfettamente d’accordo Gramellini.
    Oggi si da per scontato il diritto di voto, come se fosse naturale. A ben pensarci non è naturale nel senso stretto del termine, termine che detesto. Non ho in mente società animali in cui anche il debole possa esprimere qualche potere. Sarebbe la fine della specie.
    Ora i paragoni del cittadino “ariano” non reggono, il diritto di voto si modificherebbe in un diritto alla possibilità di voto. In cui niente può precludere ad un individuo di votare, niente che non sia nella sua persona. Non c’è una distinzione alla nascita. C’è una meritocrazia. Come si auspica in altri settori.
    Io, per cominciare darei il voto a chi ha determinati diplomi che gli consentano una visione politica estesa. (scienza sociali, politiche, storia contemporanea, diritto, economia, ecc) e a chi supera determinati esami. Che hanno un valore di poco più di 3 legislature. Al contempo, per evitare sovraccarichi, lascerei il diritto di voto agli studenti universitari, previa registrazione, sotto i 25 anni. Per compensare l’inesperienza e l’irrazionalità di questa classe votante giovane provvederei ad istituire un diritto di voto garantito a persone anziane, che sopperiscono alla carenza di nozioni con l’esperienza. Magari ai non votanti si potrebbe aprire un voto per una camera bassa. Ma la cosa andrebbe regolata in maniera migliore di come è stata buttato giù qui.
    Comunque sono anni che sostengo lo stesso principio tecnocrate, elitista e meritocratico.

  29. odus

    sono limiti presenti in molte civiltà, culture ed epoche,
    E’ un inizio di frase che contesto a prescindere.
    Finché mi si parla di culture ed epoche, nulla da eccepire.
    Ma quando si parla di “molte civiltà” reagisco.
    LA civiltà è cominciata quando il singolo uomo ha abbandonato la caverna e si è unito ad altri suoi simili per costituire una seppur minuscola comunità.
    Noi da migliaia di anni viviamo nella civiltà per la semplice ragione che non siamo più cavernicoli e seppelliamo o cremiamo i morti, sia che viviamo nel progredito occidente, in Asia, in India, in Africa o in una tribò di aborigeni australiani o sudamericani.
    In questa condizione è civile anche il più incivile degli uomini: un assassino, un pedofilo (prete o non prete), un incestuoso o anche peggio ancora.
    Qualche dubbio sull’essere civile me lo fa venire solo Gramellini.
    Quanto alla democrazia, è solo uno dei tanti sistemi politici nel senso etimologico del termine perché alcuni uomini esercitino il potere sugli altri uomini, i quali non possono rinunciare ad essere governati.

  30. Piccola Dorrit

    Valentina 85 è una ventata d’aria fresca e tocca i punti fondamentali alla base della democrazia,la libertà, e della nostra Costituzione,votare è un diritto.

  31. segnaleorario

    Perdonatemi, però lo devo dire: l’ingenuità di Gramellini è di una stupidità quasi imbarazzante. Ma dove sta scritto che un elettore colto, coscienzioso e preparato (e magari laureato con master e specializzazioni) debba per forza essere interessato al bene comune?

  32. enrisol

    Manca un pezzo di ragionamento, sia nel post che nei commenti. Manca la consapevolezza del mondo di oggi, e della possibilità concreta di informarsi e documentarsi.
    Si ragiona in termini ottocenteschi… suffragio universale? E’ sempre stato una finzione e, per assurdo, quanto più il sistema era finto e meglio funzionava. Il voto della gente comune, normalmente pigra, normalmente poco interessata e quasi sempre poco informata, era veicolato e filtrato. Dal parroco, da quello che in famiglia aveva studiato, dal politico di riferimento… (succede così anche oggi, se ci fate caso) e questa brutta cosa produceva di fatto delle scelte meno storte.
    Ma oggi… non è più così. La televisione (no, non fate finta che non esista e che non condizioni i pensieri di ognuno di noi) dà a ciascuno l’illusione di essere informato, costringe o aiuta ciascuno a formarsi un’opinione, e lo illude di averla.
    E poi, vediamo la classe dirigente che deriva, da questi voti, da queste espressioni di volontà disorganizzate, disarticolare, irriflessive. Vediamo arruffapopolo sputare e urlare (e contare parecchio), vediamo ministri malati gravi ago della bilancia, sedicenti ragazzi bravi solo a far parlare di sè organizzando eventi… e questo è pericoloso: è rischiare di dare il comando, dare la guida a chi è palesemente inidoneo, incapace, ma abile nel farsi pubblicità, fornito di risorse economiche per poterlo fare.
    Il mondo è diverso, oggi. Esiste la democrazia partecipata, esiste la possibilità di sapere (almeno a grandi linee) come vanno le cose e non costa grande fatica ragionare un po’.
    Sono con Gramellini: esamino di licenza elementare, per cominciare, fatto dai normali maestri, nelle normali scuole, ogni volta che si vuol votare. E gli altri, tutti gli altri, che si fidino

  33. chiara.b

    Attenzione a non scivolare su terreni paludosi… ho letto affermazioni da brividi e quoto Valentina.
    Che significa il termine “meritocrazia” riferito al diritto al voto? A me sembra equivoco… Merita chi é plurilaureato? chi decide di dedicarsi ai figli e alla propria famiglia? chi passa la vita ad accudire un familiare ammalato? chi sa gestire un’impresa e far soldi? chi scopre la teoria della relatività? chi attraversa con determinazione e coraggio un frammento di mare su un barcone clandestino?
    Nel secolo scorso le generazioni che ci hanno preceduto si sono battute per costruire delle società fondate sul concetto di uguaglianza, assai piú ambizioso ed elevato di quello di meritocrazia: parità di diritti e doveri per ogni essere umano. E sono anche riuscite ad ottenere qualche risultato notevole.
    Sará che noi donne siamo state le ultime ad ottenere il diritto al voto e ce lo vogliamo tenere ben stretto. Prima non ci consideravano all’altezza.

  34. tuscanfoodie

    Sono in disaccordo con il tuo ottimismo di fondo. Non credo che, come dici tu, le persone facciano scelte “mediocri quando sono poco informate, quando non sanno capire le conseguenze di quelle scelte, quando non si rendono conto del valore dell’interesse comune e quando sono insensibili al bene degli altri e alla qualità, alla bellezza, alle cose fatte bene”. La tua affermazione parte da un presupposto illusorio: che tutti si possa essere piu’ o meno d’accordo sul cosa sia il bene comune (meno tasse e piu’ liberta’? Piu’ tasse e piu’ aiuti? Semplifico molto). Non solo: sembri dimenticare l’esistenza stessa del male, puro e semplice. Le persone possono essere molto poco ignoranti e molto cattive. Tutto li’

  35. Flavio Pas

    @Valentina 85
    Qua, oltre agli utilitaristi, ci sono anche idealisti.

    @segnaleorario;
    Non sta scritto. Ma si presuppone che sia razionale o almeno più razionale rispetto al cittadino medio. Si presuppone che possa votare con ragione. Si presuppone che il suo voto sia pensato.
    Viviamo in una società che, ringraziando il sistema wiki, si sente in dovere di esprimere le proprie opinioni ovunque. Basta una ricerca su wikipedia per sentirsi esperti. E a vedere i retroscena di wikipedia si può dire che anche si sente in potere di cambiare cose a proprio piacimento, solo perché ne ha la facoltà.
    Se non riesco ad informarmi su una votazione non voto. Eppure è pieno di persone che si sentono in dovere di votare. È un diritto ma non un dovere. Per esercitarlo bisogna informarsi.
    Si è perso il dono del silenzio. Non siamo esperti su tutto, non possiamo esserlo.

    Io qua in Svizzera, dove vige una democrazia mista con elementi della democrazia diretta, posso dire di avere in comune delle azioni (democratiche) con persone che la pensano all’opposto di me. Spesso il voto di pancia, il voto emozionale mi da ragione, quasi sempre direi.
    Quindi non si tratta assolutamente di un utilitarismo, ma di ideologia. Forse reazionaria, ma non ne sono sicuro. Certo è che è l’opposto ideologico del populismo. Che ricordo essere un’ideologia e non solo un mezzo.

    @Chiara.b
    Chi dimostra di sapere le informazioni di base necessarie alla decisione del voto può assumere il diritto di voto.
    Oggi si ritiene che il cittadino abbia le capacità per prendere le proprie decisioni a riguardo della società a partire dai 18 anni.
    Quindi è un diritto che, già oggi, si acquisisce a determinate condizioni, chiunque (stranieri esclusi) può votare, una volta compiuti i 18 anni. Io penso che il compimento dei 18 anni non dia ad un ragazzo i mezzi necessari per votare che prima non aveva.
    Merita quindi chi si interessa alla vita pubblica, chi si interessa alla politica. Che sia un postino, un imprenditore, un banchiere o un astrofisico. Non si fanno distinzione di ceto sociale, di stile di vita, di lavoro, di sesso, di colore o di nazione come tu affermi.
    L’uguaglianza sta nel punto di partenza e non nel punto di arrivo, come qualcuno su queste pagine già ha detto. Tutti partano uguali davanti alla legge, poi puoi decidere se dare valore al tuo voto oppure meno.
    Non vedo, quindi ti prego di illuminarmi, dove stia la diseguaglianza di diritti. Non la vedo e dato che la mia rientra tra le affermazioni “da brividi”, presumo, non dovresti avere troppe difficoltà a mostrare le fallacie od oscenità del mio discorso.

  36. tonio

    piano quando affermate che a 18 anni si ha diritto di votare. Leggetevi il post su concita de gregorio.

  37. MaBi

    Ovviamente Gramellini e tutti quelli che gli danno ragione sono sicuri di avercelo in tasca il patentino di buon elettore, loro si’ che sono cittadini istruiti e informati, non come gli altri.
    E sono sicuro che sarebbero disposti a rinunciare al loro diritto di voto sul referendum per il nucleare, a cui potremo votare solo noi laureati in fisica.

  38. enrisol

    @Mabi
    no, non ho nessun patentino in tasca e spesso, molto spesso astenuto per senso di responsabilità. Su tanti dei problemi del mondo di oggi ho necessità di documentarmi per un po’ di tempo, prima di esprimere la mia opinione… per esempio, come la pensi sulle provincie? Ora che lo sai, sai anche quali funzioni svolgono e quali implicazioni, grossomodo, avrebbe la loro abolizione? E’ solo un piccolo esempio ma che spero serva a farti capire che ciò che urge è una seria selezione della classe dirigente.

  39. Piccola Dorrit

    In effetti quando ci sono stati i referendum sul nucleare e sull’acqua da qualche parte s’è detto che avrebbero dovuto decidere i tecnici, senza nemmeno il referendum!!! Già a questo punto ma in fondo a pensarci bene che bisogno c’è d’andare a votare quando i migliori sanno sempre meglio il meglio.

  40. ilfiaccotereso

    Vedo che nessun sostenitore del suffragio universale si pone il problema dei non rappresentati, perché non votanti: i minorenni, neonati, infanti, bambini e ragazzi. Perché i vecchi più decrepiti e rincoglioniti possono votare e i piccoli no? Gad Lerner lanciò questo tema provocatoriamente, ma nenache tanto, un po’ di tempo fa su Repubblica. Non sarebbe difficile: il diritto di voto potrebbe essere esercitato in loro nome dai genitori. Ehi! Misura a costo zero in sostegno delle famiglie! Perché non ci hanno pensato i preti?

  41. Piccola Dorrit

    “…per millenni la democrazia fu considerata un pessimo sistema di governo perché solo un’élite di avveduti saprebbe decidere per il meglio, non la massa degli ignoranti. Se invece restiamo fermi nella convinzione che “il popolo si può sbagliare ma resta il miglior interprete del proprio interesse”, e quindi “ogni altro interprete è peggiore”, allora dobbiamo guardarci dai vizi antidemocratici che contraddistinguono l’attuale gestione della crisi del capitalismo finanziario. ”
    da Gad Lerner nel suo blog e su Repubblica

    Dallo stesso circa i referendum sul nucleare e sull’acqua:
    “Del resto, la levata di scudi contro il referendum greco è un atteggiamento già sperimentato in Italia. Come dimenticare che la primavera scorsa il nostro governo sperperò centinaia di milioni nell’inutile tentativo di boicottare i referendum sull’acqua e sul nucleare, rinviandone lo svolgimento? E ora, nella foga di varare un piano di privatizzazione delle aziende pubbliche, il governo si prepara a calpestare quel voto contrario di ventisette milioni di italiani convinti che si debbano preservare dei “beni comuni”.”

    Lo mando pure a Gramellini

  42. enrisol

    Mi scuso se per caso ho offeso qualcuno. Dicevo solo, ironicamente, che citare come argomentazione conclusiva un autorevole personaggio del sistema dei media non mi sembra un granché.
    E chi va in televisione fa bene ad andarci: nel caso specifico se lo merita pure

  43. pla8

    l’astensionismo punisce il voto più di ogni altro limite, e mette in discussione il valore reale del voto

  44. Pingback: Sull’ignoranza | Andrea Beggi

  45. Flavio Pas

    Io mi trovo dello stesso parere di enrisol.
    @ MaBi;
    Nemmeno io ho, avrei, alcun patentino. Mi toccherebbe sottopormi agli esami, o avrei il beneficio dell’essere studente. Il mio bel diploma è in chimica (laboratorista), quindi non mi servirebbe nel contesto. Ma ciò non mi impedirebbe di fare un esame per valutare le mie conoscenze e le mie capacità nel campo della politica, che mi daranno gli attributi necessari per poter votare.
    L’energia atomica si estende oltre la “semplice” fisica, va a sfiorare aspetti sociologici, economici, filosofici non irrilevanti.
    C

  46. gavazza

    Il fine è lodevole; il mezzo è sbagliato sia perchè poco pratico sia perchè discriminante.
    Più facile ed utile sarebbe, come già detto da altri, porre dei vincoli all’elettorato passivo. Come già scrissi su un altro argomento, lo scopo teorico della democrazia parlamentare dovrebbe essere selezionare un gruppo di “migliori”, non un gruppo di “pari”. Gli interessi di un operaio possono forse essere meglio difesi da un economista di sinistra che da un ex sindacalista con la terza media (senza offese per nessuno). E’ probabile che un simile approccio andrebbe a limare molto gli estremismi, che non si troverebbero rappresentati, ma ciò sarebbe solo un bene.

  47. Piccola Dorrit

    Caro Luca Sofri, Gramellini almeno dopo aver detto “una cosa forte” aspettava di essere lapidato; invece un manipolo di reazionari ha abboccato in pieno anche su questo blog.
    Caro enrisol, anch’io se permetti ero un po’ ironica nell’additarti chi viene dai media e con Gramellini sono tre, perciò tutta la discussione nasce da uomini-media, allora?
    Il peggio è che possiate negare il suffragio universale, ma siete in buona compagnia, con quei paesi del mondo dove sono discriminate le minoranze etniche e le donne. Bravi siete e chiedete pure che s’impari l’educazione civica quando ve ne mancano i fondamentali.

  48. Flavio Pas

    In primis non si tratta di “abboccamento”, almeno nel mio caso, siccome è pensiero che già avevo. Nei commenti alle 100 proposte di Renzi ne avevo accennato, è a tua disposizione il commento.
    In secundis questo “manipolo di reazionari [che] ha abboccato in pieno” almeno ha la capacità di rispondere argomentando in questi commenti, invece che partire con argomenti ad personam.

    Almeno, dall’alto del tuo immancabile ed insindacabile giudizio, abbi la decenza di ribattere a questi “reazionari”.

    Ci mancano i fondamentali dell’educazione civica? Può darsi, ma siamo in buona compagnia. Siccome non vedo il motivo secondo il quale ne ignorerei i “fondamentali”; la costituzione è un artificio umano ed evitando il diritto di voto automatico non nego il diritto di voto. E oltretutto non è nemmeno discriminante.
    Non più di una patente di guida perlomeno.

    Il paragone con le donne e le minoranze etniche è già stato sbugiardato in precedenza, ma forse leggere costava troppa fatica.

  49. Artidoro Fiorentini

    Non è sufficete un esame di educazione civica e di conoscenza della Costituzione.Basta vedere i nostri cosidetti onorevoli Parlamentari (che si suppone abbiano tali conoscenze),come si comportano ( pernacchie e dito medio di Bossi), e come votano( Ruby nipote di Mubarak).

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  51. albert74

    Quello che ha scritto Gramellini è un po’ forte ma non è del tutto da buttare però.
    Si può criticare come si vuole ma non si può negare che l’elettore ignorante e ideologizzato non potrà che votare i peggiori rappresentanti. IN Italia abbiamo fulgidi esempi di gente votata da 18 anni pur non avendo fatto nulla di buono per il Paese anzi.
    Non capisco poi alcuni commenti in cui si scrive che più un Paese è ricco più l’elettorato è responsabile. Perché?
    aumentando l’economia di un Paese aumenta la cultura del popolo di quel Paese? non diciamo sciocchezze per favore.
    Gramellini ha scritto cose forti ma non dimentichiamoci che un popolo disinformato, disperato e ignorante può anche consegnare un Paese alla dittatura.
    è successo in Germania con Hitler! potrebbe capitare ovunque.
    i rappresentanti “democraticamente eletti” sono lo specchio di chi li ha votati.
    va detto inoltre che la democrazia in Italia è una sub-democrazia e che se uno ottiene la maggioranza e il governo rimane attaccato alla poltrona e non esiste modo di fargliela mollare.
    non esiste.
    quindi ciò che dice gramellini è molto forte e anche criticabile ma io lo condivido, almeno in parte, e come provocazione. Evidentemente molti di voi non sanno distinguere la provocazione da una cosa serie.
    la mancanza di umorismo è proprio degli italiani.

  52. Piccola Dorrit

    Non dimentichiamo che l’attuale parlamento è il risultato di una pessima legge elettorale, a liste bloccate senza preferenze e con un premio di maggioranza inusitatamente grande, contro la quale sono state raccolte le firme per il referendum abrogativo. Sono questi gli strumenti democratici. Non si può salvare la democrazia diminuendola.

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