La “comunicazione” è fare politica

Non era segretario, ma Bersani c’era in Direzione Nazionale, quel giorno che mi permisi di suggerire al PD meno supponenza rispetto all’importanza della “comunicazione” con gli italiani.

Date metà del vostro stipendio da parlamentare a un progetto concreto – sì, lo so, che già lo date al partito: ma non lo sa nessuno, e soprattutto non gliene frega niente a nessuno. Guardate che la questione Casta è momentaneamente accantonata perché ci sono state le elezioni e una momentanea distrazione. Ma tornerà presto – non parlo del grillismo, ma delle legittime e fondate proteste sulla condizione intollerabile della nostra classe politica. E quando tornerà, noi non saremo attrezzati per venirne assolti. Prendiamo quei soldi e creiamo una scuola, borse di studio, aiutiamo le amministrazioni locali del PD. Facciamoci delle buone cose e diciamolo. Pubblichiamo – sul serio – non in un angoletto del nostro sito, il bilancio del partito, trasparentemente. Creiamo un gruppo che si occupi efficacemente – dico efficacemente e professionalmente – della comunicazione del partito, e una struttura che raccolga idee e proposte e richieste. Questa mi sembrava di non potervela suggerire, ma qualcuno prima di me vi ha già saggiamente accennato: aboliamo, attenzione che non scherzo, aboliamo i ministri ombra. È stata una delle trovate comunicative più controproducenti avute finora, e lo è ogni giorno. Ci ridono dietro, ma pure gli elettori del PD. Ricambiamo totalmente se non la dirigenza del partito – non arrivo a chiedere tanta banale ovvietà – ma almeno tutte le figure destinate alla comunicazione pubblica: che da Vespa e Floris ci vada Matteo Colaninno, ci vada Cuperlo, ci vada Alessia Mosca, ci vada Zingaretti, ci vadano i dirigenti di domani, che altrimenti non lo saranno mai, senza nessuna visibilità e autorevolezza pubblica. Vogliono D’Alema e Rutelli? D’Alema e Rutelli dicano no, grazie: e mandino Letta e Cuperlo. E impegnamoci con ogni mezzo e in modo esibito ogni giorno per cambiare questa legge elettorale: oltre che sacrosanta, sarebbe la battaglia più condivisa da tutto il paese, oggi. Altrimenti ci ritroveremo quattro mesi prima delle prossime elezioni a litigare sulla legge elettorale e a non poter spiegare come mai non ci abbiamo lavorato prima. Guardate, sono il primo nemico di quel che la demagogia ha fatto al nostro tempo: ma un conto è la demagogia, un conto sono le cose buone e giuste che sono anche apprezzate dalla gente. Un minimo di saggia e motivata demagogia, la sappiamo usare ancora o no?
Siete capaci di farle, queste cose? Siamo capaci? Perché se non siamo capaci, non siamo capaci di fare politica, di fare il bene di questo partito, della sinistra italiana e di questo paese. E ne facciamo il male, ogni ora che passa: nessuno si senta assolto.

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14 commenti su “La “comunicazione” è fare politica

  1. BozoTheGrey

    Secondo me i ministri ombra sono una cosa buona e giusta. Che si ridesse dietro a quelli del PD era a mio vedere un segnale che il lavoro dovesse essere fatto meglio (e magari non era colpa neanche del minostro ombra ma delle troppo voci con cui parlava il PD), non che non andasse fatto.

  2. enrisol

    Tutto molto giusto. Una piccola osservazione: sappiamo tutti, vero, che la comunicazione costa e costa davvero molto? Siamo sicuri che basti la volontà e la capacità di fare comunicazione, prescindendo dalle spese per i mezzi (palesi o occulti che siano)?

  3. reb

    quanto, quanto sono d’accordo con questo punto di vista sulla comunicazione!
    @enrisol: se fatta bene e con convinzione, aggiungerei, e’ un investimento e che investimento!

  4. spago

    @enrisol la comunicazione costa, ma secondo me visti tutti i soldi che prendono col finanziamento pubblico dei partiti mascherato da rimborso elettorale ma in realtà molto superiore alle spese elettorali se la possono permettere. Avevamo abolito il finanziamento pubblico, l’hanno ripristinato e aumentato, almeno che lo usino per qualcosa di buono. Certo se dovessero contare solo sui mezzi stipendi donati al partito forse non basterebbero..

  5. annie

    La comunicazione è una cosa seria e non si può lasciare a dilettanti; spesso ho l’impressione che la comunicazione nel PD sia in mano a dilettanti, interni e sottomessi alla direzione politica. Chi fa comunicazione sa che una buona campagna, la scelta degli speaker/frontman, è una cosa che dipende tanto dal consulente – fornitore esterno, quanto dalla competenza del “committente”. Se il committente è convinto di sapere cos’è meglio e non accetta le critiche è tutto inutile. Non diciamo che è questione di budget, perché i mezzi a disposizione contano eccome, ma posso ricordare una decina di campagne elettorali e non del PD, che a me iscritta facevano cascare le braccia (ricordiamo Bersani in maniche di camicia che proferisce: Rimbocchiamoci le maniche?).
    Qualcuno ricorda i 2 milioni spesi dall’allora ministro Rutelli nella gara per il marchio Italia e l’obbrobbrio che ne è venuto fuori. Chi l’ha più visto? http://www.designerblog.it/post/832/un-nuovo-logo-per-litalia; eppure l’agenzia che l’aveva prodotto è un’agenzia di grande prestigio, capace di fare ben altro. Ma sono convinta che, dopo una decina di proposte e modifiche, alla fine è stato lo staff del ministro ad averla vinta.
    Risultato 2 milioni spesi per un logo che dopo qualche mese è sparito.
    Ritornando al punto di partenza. Per fare buona comunicazione occorre “educare” i dirigenti di questo partito a questa materia e ad “affidarsi” a professionisti liberi e indipendenti, ovvero non addomesticati dai contatti e dalla vicinanza al partito, pronti a dire “NO” alle boiate di questo o di quel dirigente. Non mette a riparo da flop, ma almeno si può contare su una visione terza e imparziale.

  6. mico

    E aggiungerei come controesempio la campagna ddi Pisapia, che ha vinto non per abilità a inciuciare e fare alleanze, ma per la capacità di comunicare rinnovamento (senza nemmeno bisogno di urlare contro il vecchio). Bisogna prendere i voti di tutti, non mettersi d’accordo con tutti.

  7. riccardo r

    Tra l’altro, curiosa l’ironia che a volte si sente in riguardo a tutti i laureati in scienze della comunicazione…

  8. Broono

    Io questo post l’avrei intitolato:
    “Di quella volta che suggerii al PD un po’ meno supponenza e quelli non m’ascoltarono”

  9. Pingback: La “comunicazione” è fare politica | Wittgenstein | Comunitazione.it | Scoop.it

  10. atlantropa

    In quel discorso lei ha detto diverse cose giuste; ad esempio le va dato atto del fatto che abbia effettivamente saputo prevedere il ri-montare dell’indignazione popolare nei confronti della “”casta””.

    Però, e specie visto che qui si sta ponendo l’accento sui come e perchè della “comunicazione” col popolo bue, per onestà avrebbe dovuto scrivere (da qualche parte, anche solo “in un angoletto del [suo] sito”) che il testo grigio in corsivo che viene citato in questo suo post – ed a maggior ragione il testo nel post “Un giorno alle corse” del 3/10/08, che è stato linkato – è solo ciò che lei avrebbe voluto dire alla direzione nazionale di tre anni fa, insomma la bozza del suo discorso, ma non ciò che lei ha effettivamente detto.

    La registrazione audio del suo intervento si trova qui.

  11. Pingback: Bersani, 5 novembre e l’era degli “Indigeni Sfiduciati” « Glory11's Story

  12. maxvader

    Molto bello, molto incisivo.
    Solo una cosa, non ho nulla contro Matteo Colaninno come uomo, non so cosa abbia fatto e nemmeno cosa proponga.
    Però conosco suo padre, so cosa ha fatto per l’industria in Italia e non ne sono molto contento.
    Spiace rovesciare sui figli le colpe dei padri ma non posso accettare che il PD abbia come responsabile per lo sviluppo industriale e la finanza d’impresa figlio di cotanto padre.
    Se non vado errato il prodotto della sua gestione ha creato debiti e licenziamenti…
    E aggiungo che partendo da un capitale come il loro si fa molto in fretta a diventare “giovani imprenditori”.
    Come già detto spiace ma la sua presenza nel PD mi ha portato a non votare per il PD alle scorse elezioni.

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