Ecco la notizia perfetta per il dibattito sulla mediazione tra la letteratura di qualità e il successo commerciale, o su che compromessi accettare per far leggere i ragazzi: quello che impazzò ai tempi del successo di Moccia (era bene o no che i ragazzi leggessero dei libri, per quanto di Moccia?) e si è rinnovato di recente quando Roberto Saviano è andato a raccontare Dostoevskij ad Amici (era bene o no che i ragazzi lo apprendessero in quel modo, piuttosto che leggendolo?), con un sacco di altri episodi del genere nel frattempo.
Adesso Sperling&Kupfer ha riconfezionato e ripubblicato tre classici dell’Ottocento per farli leggere ai giovani. Ambizione encomiabile quanto fallimentare, diremmo. E infatti non è proprio così. Sperling&Kupfer ha infatti ripubblicato Anna Karenina, Cime Tempestose e Orgoglio e Pregiudizio sperando di venderli ai lettori di After, e anzi proponendoli come “I romanzi più amati da Tessa e Hardin”.
After è una serie di libri di pazzesco successo mondiale (per molti di noi – me compreso fino a poco tempo fa – uno sconosciuto mondo parallelo, così come la fama dei tre classici suddetti lo è per molti adolescenti): una fan fiction scritta da una giovane americana e che diremmo di scarsissima qualità letteraria, ma apprezzatissima tra i lettori molto giovani. In queste settimane sono ai primi posti delle classifiche italiane e Sperling&Kupfer ha deciso di battere il ferro con questa trovata.
Circoleranno indignazioni, comprensibili (sta già tra gli indignati mia figlia dodicenne: ma non è fan di After): a noialtri maggiorenni fa ridere, o scandalizza. Ma poi bisognerà fare i conti su quante Anna Karenina avremo saputo fare leggere noi ai nostri figli, e quante ne avrà fatte leggere Sperling&Kupfer con questa invenzione (che non è detto funzioni). E dopo giudicare.
Non ho capito perché per distinguere tra letteratura e spazzatura si debba ricorrere ai Karenina dell’800, perché si debba spiegare Dostoieschi agli amicici, come se non esistesse letteratura contemporanea di altissimo livello nel mare di immondizia ‘commerciale’ (forse intendi prodotti di intrattenimento per le masse incolte, allora perché usare il termine ‘commerciale’, mah, quanta superficialità), come se gli amicici fossero indemoniati da esorcizzare, dementi da curare, un’opera di rieducazione affinché gli antropologicamente inferiori non sbaglino a pensare, comprare, leggere, votare. P.S.: perché il mio commento precedente non supera la moderazione?
Dunque. E’ molto probabile che la saga di “After” sia una lancinante, reboante, assurda cagata (che ti puoi aspettare da chi dice di avere come modello Stephanie Meyer, Cinquanta sfumature di grigio e il self publishing?), ma quest’indignazione per la ripubblicazione di “grandi classici” in associazione a questo libretto fa ridere.
Questo è quel che mi è venuto in mente leggendo i commenti alla pagina di S&K:
– La lettura non è un club, e men che meno un club con selezione all’ingresso.
– Il senso del leggere un libro è nel goderselo: a nessuno per nessuna ragione si può dire: “Questo libro non lo meriti”.
-Cari indignati, vi sopravvalutate: aver letto qualcuno di questi libri non vi rende loro sacri custodi. Indignatevi pure, ma nessuno si accorgerà di voi o men che meno vi darà retta.
-Esistono i libri brutti, non gli insulti alla letteratura. La letteratura se ne frega.
-Se qualche lettrice di After poi passa a Jane Austen (statisticamente capiterà pure), voi gli dite che non vale? Gli togliete il libro?
– Non è che i classici cambiano di una virgola, se prima di leggerli uno ha letto After, Dostoevskij o la lista della spesa. Idem se lo leggete in un elegante boudoir o sulla tazza del cesso.
Quindi, cari indignati, trovate qualcos’altro su cui rompere le scatole, grazie.
Collaboro con una casa editrice e mi sento di dire che il flop sia inevitabile. Poi, però, ricordo di quando sostenevo che l’iPad era totalmente inutile e di quanto non avrebbe cambiato nulla.. Allora mi mordo la lingua (o le dita, in questo caso) e mi impegno a non dare giudizi affrettati