Storia di una canzone

Molti la canzone l’hanno sentita in “About a boy”. È il momento più esilarante del film, quando il ragazzino sfigato canta con passione assieme alla mamma “Killing me softly with his song”, stonati come una mandria di campane, di fronte a un costernato Hugh Grant. Il secondo momento migliore del film è quando alla fine i due – ragazzino e ragazzone – cercano di riabilitarla assieme, la canzone, facendone ulteriori sfracelli. “I heard he sang a good song…”.
I ragazzi, in giro, la canzone l’hanno sentita quando ne fecero una cover i Fugees, alcuni anni fa. Erano la band di Lauryn Hill, incisero il cd più venduto della storia dell’hip-hop e la loro versione di “Killing me softly with his song”, straordinaria, fece il giro delle radio del mondo.
Io la canzone l’avevo sentita quindici anni fa, vedendo per la prima volta un vecchio film con Paul Newman e una Melanie Griffith giovanissima. Il film si chiamava “Acqua alla gola”. “Killing me softly with his song” era sui titoli di coda, la cantava Roberta Flack.
Roberta Flack la canzone l’aveva sentita la prima volta su un aereo, nel 1971. Lei era una grande cantante soul, lo è ancora oggi, con primi posti in classifica e titoli già nel curriculum, soprattutto grazie alla bellissima “The first time ever I saw your face”. Scesa dall’aereo, Roberta Flack, chiese ai suoi produttori di informarsi sugli autori della canzone. “Killing me softly with his song” era stata scritta da Norman Gimbel e Charles Fox.
Norman Gimbel e Charles Fox la canzone l’avevano sentita per la prima volta dalla voce di Lori Lieberman. Lei era una cantautrice folk di modesta fama, e aveva scritto dei versi che i due autori avevano tradotto in canzone per lei. Fu pubblicata in un disco, che non notò quasi nessuno ma fu inserito nella programmazione di una linea aerea.
Lori Lieberman la canzone non l’aveva ancora ascoltata mai, quando era andata al concerto di Don McLean. Negli anni Settanta Don McLean era un cascamorto rubacuori di quelli che andavano forte allora, quelli con la chitarra sempre lì a fare l’artista tormentato e malinconico.  Quelli che John Belushi gli fracassa la chitarra, per capirsi. Il numero uno della categoria si chiamava Nick Drake, ma questa è un’altra storia. Don McLean comunque è l’autore di due canzoni memorabili. Una è “Vincent”, quella che comincia così: “Starry starry night…”, e fu popolare da noi come sigla di un vecchio sceneggiato, “Lungo il fiume e sull’acqua”. L’altra canzone per gli americani è una leggenda, e si chiama “American Pie”. Poi l’ha cantata Madonna, ed è diventata famosa anche per noi cialtroni che ci vuole Madonna. Lori Lieberman andò al suo concerto al Troubador Club di Los Angeles e ci restò secca. “Ero così toccata dalle sue canzoni, che mi pareva parlasse proprio di me, a me”. Si sentì come se McLean la stesse uccidendo dolcemente con le sue canzoni. Andò a casa e ci scrisse dei versi. Poi li mostrò a Norman Gimbel e Charles Fox, e si sa come andò.
Roberta Flack la incise a febbraio del 1973, e ci vinse tre premi Grammy. Sono trent’anni che “Killing me softly with his song” è una delle più belle canzoni della storia (altro che “Yesterday”: avete mai sentito una cover di “Yesterday” negli ultimi vent’anni?). Sono trent’anni esatti che strappa cuori. “I prayed that he would finish” – dice – “but he just kept right on”.

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