Filippo Gatti – Tutto sta per cambiare

A parte che finora in questa rubrica era comparso un solo disco italiano (e uno greco, e uno portoghese, e uno francese, e uno tedesco, e uno portoghese, e uno islandese), e questo dovrebbe bastare a dare il segno di una certa anglofilia altezzosa difficile da scalfire. Ma forse mi azzarderei persino a dire che questo sia uno dei due migliori dischi dell’anno – assieme a quello di Damien Rice, irlandese – dopo aver verificato che il contatore degli ascolti del mio iMac indica per Kaya (la prima canzone del disco) il numero 44, superiore persino a Still di Elvis Costello (39). A voler essere insolenti, si potrebbe dire che questo è il disco che Ivano Fossati o Mauro Pagani avrebbero fatto se fossero stati più giovani.
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