Vi parrà strano, ma ora un raggio di sole si è fermato proprio sopra il mio biglietto scaduto. L’ho trovato, il biglietto, mettendo ordine in una scatola di vecchie carte, lettere, ricordi, sapete quelle cose che si conservano da ragazzi perché ogni cosa sembra memorabile e sembra di avere già un commovente passato da ricordare sfogliando vecchi album, cose così. È il biglietto numero 57688, strappato il 27 giugno 1980, come riportato nella data del concerto. Babylon by bus era uscito un anno e mezzo prima, e ora che faccio i conti Babylon by bus fu pubblicato esattamente venticinque anni fa. Fa sempre impressione quando si fanno questi conti. Sembra che quasi tutte le cose memorabili siano avvenute più di vent’anni fa, e ti chiedi se è perché poi tutto è stato meno memorabile o perché la tua memoria era più attenta, allora, e il tuo archivio di cose memorabili più accogliente.
Babylon by bus, morale della favola, fu pubblicato esattamente un quarto di secolo fa. Bob Marley era vivo, evidentemente. Se vi chiedessero dove eravate quando è morto Bob Marley, sapreste rispondere? Io ho un’immagine del tappeto del corridoio di casa di mia nonna, e del telefono sul tavolinetto, come se avesse chiamato qualcuno per dirlo, o più probabilmente per dire altro, ma poi ci stette anche quello, avete sentito che è morto Bob Marley, un giorno che c’era un pranzo di famiglia. Ma va’ a sapere la memoria.
Era l’undici maggio 1981, comunque. Nemmeno un anno dopo San Siro, e il biglietto scaduto numero 57688. Se andate a leggere le biografie ufficiali, si dice che il tour dell’80 “culminò in un concerto davanti a centomila persone a Milano, il più grande show nella storia di Bob Marley e i Wailers”. Altrove però si dice anche che al concerto per l’indipendenza dello Zimbabwe arrivarono più di centomila persone. Comunque. Nel pomeriggio, aveva suonato come apripista Pino Daniele, e se lo ricorderà. Se lo ricorderanno tutti quelli sul prato, e quelli sulle gradinate. Era il vecchio San Siro.
Babylon by bus, il doppio live (poi divenne un cd solo, ma un doppiolàiv resta sempre un doppiolàiv, come un ambasciatore) pubblicato alla fine del 1978, si chiudeva con due delle sue tre canzoni più famose – l’altra è No Woman no cry, che invece sta in Live! e nel doppio Live at the Roxy uscito quest’anno –, Is this love e Jamming: e quando attacca Jamming, con quell’uuuhyè – il più grande autore di uh e di yè e di uhayò di tutti i tempi – io mi commuovo sempre.
Bob Marley si faceva una quantità formidabile di canne e adorava giocare a pallone: tre anni prima di giocare a San Siro si era ferito un piede durante una partita. Da quella ferita si era sviluppato un tumore maligno. Al suo funerale in Giamaica parteciparono il primo ministro e il leader dell’opposizione. Aveva 36 anni, e una scatola grandissima di ricordi.
Uhayò!
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