La prima cosa che mi piace della canzone è il verso iniziale.
Of all the stupid things I could have thought, this was the worst
Che ho sempre trovato utilissimi i promemoria sulle proprie stupidaggini, soprattutto quelle fatte da giovani (cioè fino ai 30, nella mia idea attuale, ma non escludo di avanzare la quota). Da ragazzo avevo appesa in camera, come memento, una fotocopia ingrandita di una striscia di Snoopy dove lui stava sconsolato sul tetto della cuccia e diceva “A volte fai una cosa così stupida che supera l’immaginazione”. E mi pareva mi capitasse ogni giorno (tutte le cose della vita sono nella Bibbia e nei Peanuts).
La cosa più stupida di cui parlava la canzone, era di “aver voluto credere di essere nato a diciassette anni”, farsi prendere da quel ribellismo adolescenziale per cui tutto quello in cui sei cresciuto prima di affermare la tua volontà è solo una schifezza da dimenticare. Lacci che ti impedivano di conoscere il mondo e farti i fatti tuoi, in realtà alibi per perdonarti la tua pigrizia; e dopo, imbarazzanti indizi del fatto che tu in realtà fossi quella roba lì, una parte di te fosse il posto dov’eri nato e cresciuto, e la pretesa di essere diverso, di essere altro, fosse solo un po’ vera: e un po’ un inganno.
We think we’re pretty smart
Us city slickers get around
E poi c’è quel punto, in mezzo alla canzone dove lui dice che quando la musica si ferma… e lì la musica si ferma, artificio di maniera, facile, facile, eppure io ci casco, lui dice che
Sometimes when the music stops
I seem to hear a distant sound
Un suono di onde e gabbiani e di partite di calcio e di campane
And I wanna go back to my home town
Though I know it’ll never be the same
Back to my home town
’cause it’s been so long
And I’m wondering if it’s still there
La canzone si chiama Hometown, è di Joe Jackson.