Il senso della misura

Ricostruisco, da brandelli di cose lette rapidamente, che nei giorni scorsi Sabelli Fioretti sia tornato a dire stupidaggini sull’omicidio del commissario Calabresi, della serie chi-sa-parli: è un suo tormentone che oltre a non sortire alcun effetto nel merito – cosa di cui sarebbe il caso di prendere atto – temo abbia esaurito anche il suo potenziale scandalistico a favore della lettura dei pezzi di Sabelli, che poteva essere una ragione umana della sua primitiva insistenza. Lo dimostra il fatto che siamo tornati a farne parlare Mughini: le stesse allusioni a cadenza annuale, con la stessa vaghezza di sempre, e ogni anno con un anno in più di assenza di riscontri.

Ora, credo di averlo già detto anch’io, ma vorrei essere esplicito: se Sabelli e Mughini – come piace loro far capire – sanno qualcosa, parlino loro. Dicano di cosa diavolo stanno parlando, invece di alludere mafiosamente a chissà quali informazioni, o di concentrare la loro ricostruzione storica di una tragedia di questa dimensione su un balbettio egocentrico di Erri De Luca. Altrimenti rivolgano la loro vanità in direzioni più adeguate, che non mi pare manchino loro

p.s. ora scopro che Sabelli ha anche detto al Giornale che io lo “bacchetterei” sostenendo che non si debba occupare di questa storia. Che è una evidente paraculata: lui sa benissimo che io gli rimprovero di occuparsene a vanvera. Abbia le opinioni che vuole, e se una volta che gli mancano le idee per un’intervista vuole mettere per scritto le sue opinioni da bar su una questione che ha distrutto le vite di decine di persone, lo faccia – tanto parlano tutti: uno più, uno meno -: ma quando alla decima volta che hai detto chi-sa-parli non ha parlato nessuno, magari ti fai venire dei dubbi. Magari lasci perdere. No?

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