Si parla qui di “The Chauffeur”. Sì, i più accorti di voi avranno capito: il revisionismo storico che spesso anima questa rubrica oggi si occupa dei Duran Duran, band rovinata dalle toilette dei suoi elementi e dal precipitoso successo mondiale. Non fossero diventati l’emblema vanziniano degli anni Ottanta, i Duran avrebbero fatte grandi cose; e pure ne hanno fatte in qualche misura. Un ultimo segno della strada elettroinventiva “à la Ultravox” che avrebbero potuto prendere prima di sbracare in “Wild boys” e in quelle robe strillate là, fu appunto “The chauffeur”: la loro “Vienna”. Oscurata dalle censure sul videoclip e dai successoni pop dello stesso disco – quello che si chiamava “Rio” – divenne un brano di culto presso i fans, assieme al lamento di Simon LeBon, “sing blue silver”. Nel DVD “Live from London”, uscito qualche settimana fa, in mezzo a cose diventate più o meno noiose, sta ancora, perfetta, “The chauffeur”.
Sposerò l’autista di Simon LeBon
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