La fede nel saltino

Gli ascoltatori di Condor lo sanno già. A Riva del Garda, ai Radioincontri, l’argomento principe di ogni conversazione è stato il saltino. Il Saltino. È successo che a un certo punto di una serata già alcoolica dal pomeriggio, Filippo Solibello ha inavvedutamente inclinato una discussione sull’11 settembre verso la questione che chiunque abbia avuto un’infanzia normale prima o poi ha affrontato, rovellandocisi poi a scadenze fisse. Ovvero: se siete in un ascensore che precipita, potete salvarvi se al momento dell’impatto col suolo fate un saltino? Non vi sto a dire il livello di articolatezza di contributi che deejay, bloggers, e semplici ascoltatori della radio hanno apportato al dibattito, durato alcuni giorni facendo ricorso a nozioni di fisica e anatomia liceali spesso in totale contraddizione tra loro e ancorate a vaghezze indicibili. Poi, a un certo punto, la discussione ha preso un’affascinante piega filosofica, con il saltino visto come atteggiamento nei confronti della vita. Ovvero la considerazione della possibilità che di fronte a catastrofi o conclusioni apparentemente definitive e ineluttabili ci sia sempre qualcosa – che ci pare piccolo, inutile, insignificante – che possa modificare favorevolmente il corso degli eventi. La goccia che fa traboccare il vaso al contrario. Che il destino sia sempre nelle nostre povere mani, o almeno la possibilità di modificarlo, va’ poi a sapere come (che qui interviene il batter d’ali di farfalla a Tokio, eccetera).

Va bene. Trascuro qui di elencare tutti gli aspetti approfonditi e sviscerati, dalla probabile impossibilità di poterlo persino spiccare, il saltino, alla difficoltà di individuare il momento adatto, all’altezza del soffitto dell’ascensore con le implicazioni conseguenti, eccetera.

Quello che avremmo dovuto immaginare – lo ha scoperto Gianluca Neri – è che sul saltino esistesse già una vastissima letteratura.

Discovery Channel, Physics Forum, Paintball Association, The answer bank

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