Ancora se ne vedono, alcune, vicino alle autostrade. Sono sempre più stinte, le scritte “EMOSCAMBIO” sui muri di certe vecchie cascine o capannoni. Quando eravamo bambini ce n’erano molte di più. Se non siete giovanissimi ve le ricorderete: erano grandi, rosse, e con una sigma al posto della “E” iniziale. Quando chiedevamo spiegazioni, allora, ricevevamo vaghe e confuse risposte su associazioni di volontariato per la donazione del sangue che avrebbero fatto così propaganda per le loro buone intenzioni. Di recente, ho scoperto invece che esisteva tutto un fiorire di leggende e interpretazioni sul fatto che le scritte fossero disegnate da sette religiose che incentivavano lo scambio di sangue tra i loro adepti; oppure che servissero a indicare i luoghi dove si praticava lo spaccio di eroina. Ho trovato queste e altre articolate elaborazioni su internet, dove tutto ritorna e rinasce. Altri si limitano ad associare la frequenza di quelle scritte e la loro vaghezza anacronistica ai testi – più dilettanteschi – che sostenevano che “Dio c’è”. Comunque, ne ho vista una di recente: una scritta “EMOSCAMBIO”, rossa, un po’ scrostata. Mi ha fatto tenerezza, ricordo di cose misteriose divenute lontane e inconsistenti. Qualche chilometro più avanti, lungo la stessa strada di campagna ho incontrato un cartello, logoro e scolorito anche lui: “Il digitale terrestre è arrivato sulla terra”.
Vanity Fair