L’ultimo libro di Michael Crichton – si chiama Next – è decisamente anomalo rispetto alla formula ripetitiva e consueta dei suoi precedenti. In questo caso non c’è una storia tesa e avvincente ambientata dentro a una questione scientifica accuratamente indagata (la biogenetica, nella fattispecie): piuttosto un accavallarsi altmaniano di molte piccole storie, alcune delle quali si esauriscono rapidissimamente, mentre altre si radunano nel finale in un thriller però assai sintetico e breve. L’idea letteraria è piuttosto di mettere insieme una quantità di scenari e storie impressionanti legate appunto a “ciò che verrà dopo” nella ricerca sulle biotecnologie e nelle sue implicazioni. Cose che ci potrebbero succedere presto, o che già succedono. Dal punto di vista scientifico e da quello legale, soprattutto.
Come nel romanzo sul riscaldamento globale, Crichton ha delle tesi, ma stavolta più varie e articolate (là era la critica agli eccessi dell’ambientalismo fanatico e alla cialtroneria sensazionalista dei media): da una parte vede una quantità di pericoli e prospettive inquietanti, dall’altra è anche realista sull’impossibilità di limitare la ricerca e le rivoluzioni scientifiche e sociali, e sarcasticamente critico nei confronti sia degli integralismi religiosi sia delle sciocchezze radicali.
Ci sono alcune cose molto interessanti: per esempio la lucidità con cui è derisa la leggerezza ignorante che avvolge le notizie su genomi e DNA come ci arrivano dai giornali. E mi ha molto interessato – per fedele passione nell’idea che un batter d’ali di farfalla a Tokyo spieghi più delle semplificazioni rigide su cause ed effetti automatici – la parte in cui si smonta la tesi per cui esista il gene di questo o il gene di quello (della maturità, dell’omosessualità, dell’aggressività): o meglio, si spiega che i nostri comportamenti, ma anche i nostri tratti, non sono mai legati rigidamente a un gene, ma a un complesso e variabilissimo concoroso di interazioni tra geni e circostanze ambientali.
Bottom line: meno avvincente delle sue cose avvincenti, ma si imparano un sacco di cose, e si incrociano le dita
Un mondo di geni
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