“E c’è pieno di balene!”

L’operaio Fabio Ciappelli non lo dice ma la sua prima reazione sarebbe stata “boia che osso!”. La battaglia tra la balena di Montaione, quella di Montalcino e quella di Orciano per chi è più vecchia:

“Un pezzo di mare interrato, una fetta di Tirreno che viene da lontano, da quattro milioni di anni fa. Sotto il campo di grano, spunta Moby Dick: un osso, una vertebra, ora tutto lo scheletro di una balena di quasi dieci metri. Orciano Pisano è una terra fertile per i ritrovamenti archeologici dei cetacei in versione fossile e Fabio Ciappelli, 33 anni, operaio metalmeccanico fiorentino, con la passione dell’ archeologia lo sa. Ogni tanto va da quelle parti a cercare conchiglie preistoriche. Il 25 settembre camminando in campagna, lungo il fossato appena scavato da una ruspa, vede una vertebra sbucare dalla terra: «Dal fosso usciva un osso enorme, ho guardato più in là e ne ho trovato un altro, si notavano perché erano lavati dall’ acqua…Un’ emozione pazzesca. Ero con un mio amico architetto, abbiamo ricoperto tutto e avvertito subito il museo di Storia Naturale dell’ università di Firenze». Così la balena probabilmente uccisa da uno squalo, riemerge da un passato lontanissimo, il Pliocene e per i paleontologi è come avere in mano la fotografia di un pezzo di mare antico perché intorno alle ossa del cetaceo stanno tornando alla luce (oltre ai denti di squalo), altri fossili: crostacei e micro-organismi marini che le stavano intorno. Per la prima volta in Italia sarà possibile documentare che cosa è successo nell’ ecosistema marino alla morte di un grande mammifero che si è adagiato sui fondali presumibilmente attorno a un centinaio di metri di profondità. «Il ritrovamento – spiega Elisabetta Cioppi, responsabile della sezione di Geologia e paleontologia del Museo e coordinatrice degli scavi – è spettacolare e importante dal punto di vista scientifico per la completezza dello scheletro e per la varietà di organismi associati rinvenuti, che permetteranno di fare un’analisi approfondita sul paleoambiente. Stiamo conducendo un campionamento della macrofauna di invertebrati, che può essere fatto solo durante lo scavo annotando la posizione e la densità dei resti». Le colline intorno a Orciano Pisano custodiscono un ricco materiale fossile anche se in genere vengono recuperati pochi resti, non uno scheletro intero. Studenti e paleontologi dell’ università sono al lavoro da mesi per finire lo scavo (un rettangolo di 12 metri per 15), poi la balena sarà trasferita al museo di Firenze dove verrà restaurata e sistemata in mostra in una sala. «Quando muore una balena – spiega Stefano Dominici, conservatore museale – il suo corpo serve a nutrire pesci, molluschi, microrganismi: cogliere quel momento nella sua complessità, poterlo indagare a distanza di milioni di anni è scientificamente molto interessante»”

Repubblica, Gamps.it

(e la stampa internazionale)

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