Ci sono certi romanzi che hanno delle gran storie, e certi romanzi che hanno dentro delle idee, degli spunti, degli appunti, e la storia anche, oppure no.
Don DeLillo è uno che scrive libri del secondo tipo, e il suo nuovo Falling Man non so ancora se mi piace, ma ha dentro delle cose, piccole, di quelle che sicuramente altri ci avevano pensato, e io no.
Una è il modo simmetrico con cui noi e i francesi chiamiamo le nature morte, mentre i paesi nordeuropei le chiamano “vite ferme”.
Un altro è la posta che ci arriva col nome sbagliato, e le riflessioni che possiamo fare su quegli errori, sulle identità, sui postini, o semplicemente sul fatto che questo avvenga
(il libro parla dell’11 settembre, in un certo senso: il falling man del titolo è quello di questa nota storia)