Not my lover

A questo punto ci sono buone chances che il primo dicembre del 1982 non foste neanche nati: questo è un giornale dai lettori giovani. E stando alle statistiche, ci sono 15 milioni di italiani che ancora dovevano venire al mondo, il primo dicembre del 1982.

Il primo dicembre del 1982 uscì Thriller. Nel senso del disco di Michael Jackson. Sono passati venticinque anni, e secondo il Guinness ha venduto in tutto il mondo 104 milioni di copie: secondo altre fonti 54. Fidandosi della seconda cifra, e restando sul demografico, è come se ogni italiano avesse comprato Thriller, compresa vostra nonna e il bambino di un anno del piano di sotto. Siete una famiglia di quattro persone? Quattro copie di Thriller.

Comunque, era la vigilia di natale, e il primo posto in classifica negli Stati Uniti era occupato dai Men at work, che lo lasciarono a Jackson solo a febbraio del 1983. Più di un anno dopo, ad aprile, Thriller era ancora primo.

Questo quanto ai numeri. Quanto al resto, Thriller fece di Michael Jackson una superstar internazionale capace di rovinarsi solo con le proprie mani (ma molto più tardi), scaraventò nelle radio e nelle discoteche una quantità di canzoni che sembrava interminabile, e non si staccò dalle orecchie degli allora viventi per mesi e anni. L’ultimo singolo, quello della canzone “Thriller”, uscì un anno dopo, e lasciò nella allora nascente storia dei videoclip il filmino di 14 minuti per la regia di John Landis che convinse i diffidenti rimasti: se ci si metteva anche il regista più popolare presso le gioventù del tempo, la partita era chiusa. Landis era, tra le altre cose, il regista del “Lupo mannaro americano a Londra”, e lui e Jackson si divertirono a tirare la corda con una storia di zombies e vampiri.

Ma c’era già stata “Billie Jean” – storia di un’assillante stalker di Jackson che pretendeva di essere la sua fidanzata – e il video di lui che balla per strada sul marciapiede che si illumina: sbancò la programmazione di MTV, fino ad allora quasi esclusivamente bianca. E c’era già stata “Beat it”, con l’assolo di Eddie Van Halen: nel video usciva già gente dai tombini come poi in “Thriller”, ma con pettinature anni Ottanta peggio che quelle degli zombies. E c’era già stata “I wanna be startin’ somethin’”, che spopolò in discoteca senza bisogno di videoclip. E c’era stata “Human nature”, ed era ancora per poco il tempo in cui a un certo punto si mettevano i lenti. E c’era stata la kitschissima “The girl is mine”, cantata con quella vecchia zia di Paul McCartney (che in cambio si prese sul suo disco “Say say say”, che gli era venuta molto meglio).

Sono passati venticinque anni, e “Thriller” è entrato nella storia a cannonate, a colpi di copie vendute e ascolti in radio. A sentirlo ora, fa un po’ tenerezza e un po’ voglia di mettere Prince, che allora passava per il rivale cattivo di Jackson: il 27 ottobre era uscito “1999”. Sono 25 anni tra pochi giorni: ci sono buone chances che molti di voi non fossero ancora nati.

Vanity Fair

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro