What a wonderful world

Ho letto solo ora il numero di Wired di giugno. Ci sono dentro:

– una breve spiegazione scientifica di quel dramma infantile (ma non solo) noto come “cervello ghiacciato” e reso letteratura per me da una vecchia pagina domenicale dei Peanuts: insomma, quando il gelato vi fa venire un improvviso terribile mal di testa, tra il naso e la fronte va’ a sapere dove

– un lungo pezzo che sostiene che se il nemico numero uno è davvero il riscaldamento globale, e se si dovesse farne la priorità assoluta delle battaglie ambientaliste, beh allora è meglio vivere in città che fuori, è meglio l’aria condizionata del riscaldamento, il cibo biologico è un nemico, bisogna abbattere le foreste secolari, la Cina sta lavorando più di tutti, l’ingegneria genetica è un alleato, il nucleare anche, le macchine usate sono meglio di quelle nuove anche se ibride, e conviene adattarsi a un ambiente cambiato piuttosto che cercare di conservare questo. Poi però c’è anche un pezzo critico che dice che non si può fare del riscaldamento globale la priorità assoluta e quindi andiamoci piano

– il racconto del caso di spionaggio Ferrari-McLaren reso appassionate persino per me che la Formula Uno ha smesso di interessarmi dopo la Tyrrell a sei ruote

– un bel consuntivo di quindici anni scritto dal fondatore di Wired Louis Rossetto, in commovente forma di lettera ai figli. In cui sono notevoli soprattutto le considerazioni sui successi e sugli errori. E su questi ultimi la definitiva autocritica sull’aver trascurato fatalmente la politica:

“We envisioned the eclipse of the nation-state. Electronic networks were enabling the friction-free movement of capital and ideas. This would take power out of the hands of politicians and bureaucrats and put it in the hands of super-empowered individuals and networked communities.

Wrong. Governments are still here, presumptuous and bossy as ever. And what’s worse, although the zoo door was pried open and the monkeys peered out, we chose not to step into the brave new tomorrow, preferring to go on playing games inside our cage.

So instead of spending a decade rebuilding civil society — reinventing how we resolve conflicts and build consensus — we got MoveOn and Daily Kos and Soros-funded 527s that divert immense energy into the mud of politics, all in the naked pursuit of political power. This has resulted in one of the most toxic and least productive eras of public discourse in our history”


Wired (tutto online, naturalmente)

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