Prendiamoci il PD

La preoccupazione che in Italia non si stia costruendo una vera “opposizione” mi pare già ottimistica: a me il problema pare ancora la costruzione del Partito Democratico, e i modi di fare opposizione una tappa eventualmente successiva a questa.

Il Partito Democratico è in uno stallo complicato. Sospeso tra l’aver propugnato il pensionamento delle sue vecchie leadership sconfitte e invecchiate, ma non averlo attuato davvero, e l’aver vantato la necessità di un ricambio, ma non averlo costruito ancora.

Risultato: i vecchi apparati sono ancora fortissimi, ma non hanno più la faccia e la forza di esprimere una leadership, e i nuovi sono fragili, disorganizzati, timidi. Precari e legati ai loro referenti più navigati, senza il fegato o la forza di prendere iniziative altre.

L’unico che aveva trovato una sintesi di queste complicazioni – vecchio e nuovo assieme – ovvero Walter Veltroni, ha evidenti difficoltà (e pudore, forse) a ripetere il bluff pre-elettorale, visto com’è andata.

Insomma, è un bel casino. Da cui si potrebbe uscire se si manifestasse qualcuno nuovo e credibile a prendere in mano ‘sto partito – o a rafforzare il suo segretario – e farne la cosa moderna e democratica di cui si era parlato. Ma questo qualcuno non può uscire dal nulla: sono apparizioni che funzionano (vedi Obama, vedi Cameron) se hai una leva di quadri che si è fatta le ossa, ha costruito una visibilità di secondo piano, e ora è pronta per giocarsi il primo piano. Qua quelli in gamba e nuovi sono ancora al quarto, di piano.

Questa situazione potrà esistere nel PD tra qualche anno, se ci si lavora adesso. Se i più giovani e illuminati eletti alle ultime elezioni (ce ne sono un discreto numero, se andate a vedere), e i nuovi sostenitori del partito si alleano tra di loro in questo senso, cominciando a svincolarsi dall’obbedienza ai vecchi. Se invece delle solite correnti verticali comandate da quelli del mondo novecentesco si crea una corrente orizzontale che prescinda – salvo discussioni successive – dalle divergenze sul mondo fuori dal partito e si concentri sulle convergenze a proposito del mondo dentro il partito.

Non faccio nomi, che serve e non serve: ma se qualcuno tra i trenta-quarantenni del PD – quelli che hanno cara una sinistra democratica, moderna, laica e di sinistra – cominciasse a lavorare in questa direzione con gli altri, sarebbe una buona idea. L’unica che mi viene

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