La Provvidenza

È in corso una pubblica battaglia tra autorità del PD sul rinnovamento generazionale del partito. Ci sarebbe da esserne contenti: il rinnovamento è stato il primo obiettivo del PD, e però ultimamente non se n’è visto molto. Ma nella recente festa di buone intenzioni è difficile credere alle promesse degli attori coinvolti. Parlo delle rispettive interviste di D’Alema, Veltroni, Bettini, Cuperlo, persone su cui in molti abbiamo investito a suo tempo speranze e fiducia. Massimo D’Alema – un uomo capace, intelligente, esperto eccetera – non possiede nel suo curriculum una ragione al mondo per rendere credibile un progetto di rinnovamento del partito o di sua modernizzazione vincente. Casomai di restaurazione, a chi piace il genere. Veltroni e Bettini hanno promesso molto, offerto delle benvenute speranze, e a conti fatti conseguito un bel niente, sotto questo profilo: non bastasse guardarsi intorno, lo stesso insistere – dopo un anno – sul rinnovamento generazionale del PD dimostra che non lo si è neanche cominciato. Di Cuperlo è condivisibile quasi tutto quello che dice, ogni volta che lo dice. Il fatto è che lo dice una volta ogni tre mesi, e nel frattempo ha evidentemente altro da fare. Sarebbe interessante se qualcuno avesse il fegato e la faccia di praticarlo, questo benedetto e indispensabile rinnovamento del partito, invece che annunciarne continuamente la necessità, come se però dovesse occuparsene qualcun altro, o venire dal cielo. Una mattina ci si alza, e oplà, il partito si è rinnovato.

Parentesi necessaria: non si dica che non basta il rinnovamento generazionale per cambiare e migliorare il partito, il suo funzionamento, il modo di fare politica. Da una parte è ovvio a tutti, dall’altra è palese che senza un ringiovanimento della dirigenza le cose non cambiano. Non si può chiedere a Totti di giocare terzino.

Si potrebbe anche assecondare la ricostruzione fatta da Giuliano Da Empoli : l’altroieri sul Riformista ha definito ironicamente “fantastico” il dibattito rilanciato appunto dal Riformista (il pluralismo di opinioni in alcuni quotidiani sta raggiungendo livelli divertenti, avete notato?). Da Empoli interpreta nel peggiore dei modi questo dibattito, leggendoci solo una guerra di autoconservazione all’interno del Partito Democratico, che ottiene attenzione sui giornali per ragioni tautologiche: ovvero perché qualsiasi chiacchiera diffusa dai longevi rappresentanti dell’establishment politico viene esaltata dai longevi rappresentanti dell’establishment mediatico. Compresa la discussione sul rinnovamento del suddetto establishment affidata al suddetto establishment. Da Empoli ha usato termini come “elefanti” e “zombies”, e ha smontato con solidi argomenti ed esempi il cliché strumentale per cui non ci sarebbero capaci trentenni in giro.

La lettura è tentatrice, ma proviamo a starne alla larga. Proviamo ancora a credere che la discussione sia sincera, come le intenzioni dei suoi promotori. Domani ci svegliamo e Veltroni ha costruito una nuova credibile segreteria del PD, innocente rispetto ai fallimenti della sinistra in questi decenni, D’Alema ha combattuto per abbassarne l’età media, Cuperlo si è candidato a farne parte e Bettini è il nuovo responsabile di una scuola di politica finanziata dal PD. Sai che interviste, dopo.

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