A differenza del grosso della stampa “democratica” Luigi Ferrarella ha avuto il coraggio di scrivere che la scarcerazione dell’accusato di stupro di Roma non ha niente di sbagliato, e anzi sarebbe stata illegale e incivile una decisione diversa. Ho visto che – buon segno – in rete lo hanno linkato in diversi.
Nell’ordinamento vigente, infatti, la custodia cautelare non è affatto l’anticipazione del futuro «castigo» che il «colpevole » meriterà per il delitto commesso, non è un antipasto della punizione, non è il modo di risarcire la parte lesa per il male patito e la collettività per l’infrazione alle regole. La punizione per il dolore arrecato alla vittima, la pena equa per il delitto commesso, la sanzione che potrà disattendere le giustificazioni «buoniste» abbozzate dall’indagato (ero drogato, non ero in me, sono pentito), vanno chieste alla sentenza del processo, non adesso, alla carcerazione del giovane. La custodia cautelare in carcere, invece, è solo uno strumento utilizzabile dai magistrati, per un limitato periodo di tempo e se ve ne sia motivo ricavato da specifici elementi, per tutelare la genuinità delle indagini dal pericolo di inquinamento delle prove, per neutralizzare il pericolo che l’indagato fugga, per contenere il rischio che ricommetta il reato.
Pingback: Laboratorio sociale Buridda » Sapere di cosa si parla