Mad Men è morto

Negli Stati Uniti è appena cominciata la terza stagione di Mad Men, e tutti i giornali ne hanno parlato: è la serie che piace alla gente che piace, e ai media. Vanity Fair americano ha fatto un ampio servizio sui coniugi Draper, mentre il New York Observer ha pubblicato una bella intervista con John Slattery, che interpreta l’azzimatissimo Roger Sterling, il diretto superiore di Don Draper. Lo steso Slattery fa lo spiritoso sul fatto che non esista un posto in tutta l’America in cui si possa stare alla larga da Mad Men.
Mad Men è “fatto molto bene”, come si dice in questi casi: molto ma molto bene, e soprattutto per il pubblico americano su cui l’effetto “come eravamo” attacca ancora di più. Ma dopo due stagioni si può dire che se ne approfitta, e la trama è diventata presto noiosa. Don Draper, per quanto piaccia alla telespettatrici, sotto la battuta pronta e le maniere da “ehi, baby” è un insopportabile sfigato insicuro ed egoista, a cui vuole bene davvero solo il suo indulgente capo: che anche lui fa casini con le donne e con se stesso, ma alla luce del sole, e pagandone le conseguenze. Tra i due, molto meglio il secondo. Intorno a loro, la storia non c’è, i comprimari sono irrilevanti, e le giornate passano tra ottime battute e abiti di gran taglio. Tutto fatto molto bene.

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