Michele Ainis, costituzionalista ed editorialista della Stampa, ha studiato la questione del terzo mandato di Errani e Formigoni e ne ha tratto una prima essenziale conclusione (quella più cara al presente blog quando ne scrisse assieme a quello di Pippo Civati):
Se ne discute in Rete e non sui giornali; silenzio di tomba nel Palazzo
E una seconda: Errani e Formigoni non sono eleggibili.
Anche il principio d’irretroattività cade un po’ a sproposito. La nostra Costituzione lo sancisce esclusivamente in materia penale; nelle altre circostanze il legislatore fa come gli pare, e infatti non mancano le leggi che dichiarano d’applicarsi a fatti del passato. Di più: talvolta la retroattività s’accompagna come un vestito su misura al corpo normativo. È il caso delle leggi d’interpretazione autentica, che chiariscono – oggi per ieri – il significato d’una legge preesistente; ma è anche il caso, per esempio, della legge che introduca un’imposta sugli immobili, la quale non risparmierebbe certo i vecchi proprietari. Altrimenti dovremmo pensare che se domani verrà impedito ai ciechi di guidare un aeroplano, il divieto colpirà soltanto i nuovi ciechi.
Insomma, basta un grammo di buon senso. Oppure basta leggere una sentenza della Cassazione (n. 2001 del 2008), che in una fattispecie analoga ha escluso il medesimo giochino per i sindaci.
C’è una vittima in queste prossime elezioni con il trucco? Sì che c’è, il voto che gli italiani espressero il 2 giugno 1946. Quella volta scelsero la repubblica per liberarsi d’un sovrano a vita, per alternare le facce del potere; ma il potere, a quanto pare, ha una sola faccia, ed è una bella faccia tosta.
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