Peter Himmelman

Da come lo conoscevo sulla copertina di un suo disco del 1992, Peter Himmelman è un po’ invecchiato: in fondo quest’anno ne compie cinquanta. Himmelman è un cantautore del Minnesota di cui tengo da quasi vent’anni tra le mie preferite una lunga canzone che racconta del suo viaggio in taxi con un tassista razzista e antisemita e della sua rabbia repressa mentre lo ascolta: e il suo successivo giuramento a se stesso e a suo padre – che ha ancora i numeri del campo di concentramento su un braccio – di non permettere mai più a nessuno di dire che “non è successo”. Avevo perso le sue tracce e lo immaginavo suonare in qualche piccolo club o tagliare legna in cortile da qualche parte al confine col Canada insieme a sua moglie Maria Dylan, figlia di Bob.
Invece ho scoperto per caso che Himmelman ha messo in piedi da più di un anno uno show “televisivo” in onda su internet (sul suo sito e sulla piattaforma Ustream), che ha guadagnato un cospicuo culto online. Va in onda dal suo studio a Santa Monica, con un misto di ambizione professionale e improvvisazione dilettantesca, e lui è un grande entertainer che racconta, manda in onda spezzoni registrati, invita ospiti, e soprattutto suona dal vivo con una band di ottimi musicisti e amici di passaggio. Si chiama Furious World, va online ogni martedì notte, ed è meglio della maggior parte di quel che passa la tv.

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