“Alla gente piace il sanguinaccio”

Bisognerebbe scriverci un libro, in realtà: un post sarà inevitabilmente trascurato, superficiale, equivocato, per le stesse ragioni che espone. Ma ho l’impressione che stia succedendo qualcosa intorno a una vecchia ipocrisia sulla nostra capacità di popolo di capire le cose e fare le cose giuste e sagge. Intendo quella cosa dei demagoghi per cui “la gente non è stupida” (variante televisiva: “il pubblico non è stupido”), che va sempre di pari passo con uno sdegno infastidito privato per la stupidità dei propri simili. Intendo quella acrobatica condizione di politici (ma anche giornalisti, o commentatori) che devono simultaneamente pensare di saperla più lunga dei loro elettori (sennò che ci starebbero a fare) e però non dare a vedere di pensarlo. Intendo quella difficoltà a esprimere una cosa lucida e inevitabile come l’idea che non siamo tutti uguali e che ci sono capacità diverse di capire le cose e conoscerle, senza mancare di rispetto a qualcuno o passare per elitaristi nella peggiore accezione del termine. Intendo quel carico di umiltà esibita che è necessario aggiungere sempre a qualunque considerazione su questi temi per timore di essere equivocati (persino da se stessi). Intendo quell’accusa di superficialità che grava sempre contro chi sostenga l’ovvietà che sono i singoli e le loro teste a cambiare il mondo: “prima le proposte, poi i leader”, e guarda come stiamo messi a forza di produrre proposte senza un leader capace di farle arrivare al mattino dopo.Epperò intanto mezzo paese, qui, è convinto che l’altro mezzo voti quel che vota per coglioneria, ma nessuno lo può dire ad alta voce (quasi nessuno) che sennò sembra di offendere gli elettori, e gli altri poi se ne approfittano e gli dicono “vergogna, offendi gli elettori!”.

Che questa materia – complicata, delicata, di molti aspetti diversi – sia affrontata un po’ più francamente mi è caro da parecchio. Quindi prendo come buon segno di aver letto nelle ultime ventiquattr’ore le due diversissime cose che scrivono Massimo Mantellini sul suo blog e Jacob Weisberg su Slate.

In Italia ci sono due tipi di elettori interessanti per chi immagina una alternativa a Sua emittenza: quelli che sono più svegli di Bersani e quelli che lo sono meno. I primi sono quei signori che, finchè gli sarà consentito, assedieranno i seggi delle Primarie, votando ogni volta “contro” i tristissimi candidati che il PD è capace di proporre. Sono la parte di gran lunga migliore di questo paese, hanno il solo grande problema di essere parecchio malrappresentati. Sono quelli che, goccia a goccia, abbandonano il PD delusi dalla produzione del nulla che il partito persegue dalla sua fondazione.
Ma esiste anche un altro spicchio di elettorato del quale si fatica a parlare, perchè il rischio è quello di fare la figura degli snob. Ma tocca essere realisti e considerare che c’è anche un’altra bella fetta di voti che oggi non arriva al centro sinistra per ragioni differenti.

p.s. un altro aspetto interessante della questione riguarda ancora il confronto tra democrazie e internet. Se nelle prime il populismo che non osa dire “siete dei fessi” a nessuno ha trovato nei politici o in alcune classi di leader i meritevoli capri espiatori unici dei casini diffusi, in rete i cattivi che detengono il potere, da accusare per liberarsi dei propri limiti, non riescono a essere individuati facilmente: anche in ragione della tanto vantata “libertà” di internet. Tocca finalmente prendersela con se stessi. Oppure con Google, dimenticavo.

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