Collateral murder

Poche ore fa Wikileaks ha presentato il video che vedete qui sotto (l’avevo messo online subito alle 18 senza spiegazioni: ora ho il tempo di descriverlo): è stato ripreso da un elicottero apache statunitense durante un’azione a Baghdad nel 2007. L’elicottero aveva sparato uccidendo 11 persone tra cui un fotografo e un autista della Reuters: i miltari avevano sostenuto allora che si fosse trattato di un combattimento contro “forze ostili”. Dal video non sembra: i responsabili della Reuters avevano chiesto che fosse reso pubblico il materiale girato dall’elicottero ma era stato loro negato. Il video è ora stato ottenuto da Wikileaks che lo ha appunto messo online. È abbastanza impressionante: nei ripetuti attacchi dell’elicottero vengono anche feriti due bambini. Per ora lo hanno segnalato solo la BBC e lo Huffington Post, tra le grandi testate giornalistiche. (Anche Le Monde e Al Jazeera: tra poco la daranno tutti)

WikiLeaks has released a classified US military video depicting the indiscriminate slaying of over a dozen people in the Iraqi suburb of New Baghdad — including two Reuters news staff. Reuters has been trying to obtain the video through the Freedom of Information Act, without success since the time of the attack. The video, shot from an Apache helicopter gun-site, clearly shows the unprovoked slaying of a wounded Reuters employee and his rescuers. Two young children involved in the rescue were also seriously wounded. For further information please visit the special project website

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22 commenti su “Collateral murder

  1. umanesimo

    Le stragi di civili avvenute durante le cosiddette missioni di pace in Afghanistan e Iraq sono state innumerevoli. Certo, fa impressione vederle certe cose, vedere abbattere esseri umani come se fossero figurine di un videogioco e poi gioire della “morte dei bastardi”, quando quelli esseri umani li hanno accoppati (vigliaccamente da un elicottero) perché uno di loro aveva un teleobiettivo.
    Però stupirsi e dire che non lo sapevamo che queste guerre non sono servite (e non servono) a nulla, se non a far fuori degli innocenti (e non per errore), è da ipocriti.
    Nel video si capisce chiaramente che quel tele non è un lanciarazzi, e che nel sedile davanti del furgone dei soccorritori ci stanno due bambini. I vigliacchi (altro che eroi!) che hanno sparato sapevano benissimo entrambe le cose. Nessun errore. Hanno solo bisogno di una scusa per aprire il fuoco. E anche se non ci fossero stati i bambini, sparare su un mezzo che soccorre un ferito, la dice lunga sul messaggio di civiltà che gli USA sono in grado di trasmettere in tutto il medio-oriente. E poi ci stupiamo se ci sono i kamikaze.

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  5. umanesimo

    A un quarto alle 4 il Corriere online riporta la notizia nei minilanci di agenzia laterali, in pratica è un feed automatico. Repubblica.it invece proprio non ne parla. Si vede che a pasquetta i giornalisti vanno tutti fuori porta a gozzovigliare.
    Entrambi i nostri maggiori quotidiani online mi sembra abbiano il coraggio di vendere (a prezzi non bassi) il loro servizio di notizie su iphone (e forse altri dispositivi): per essere sempre aggiornati.

  6. Pingback: Non si va con i bambini in un campo di battaglia… « Pizzeriaitalia

  7. Massimo

    Il video è orribile ma simile a decine di altri presenti su Youtube. La meccanica è sempre la stessa, uomini armati e non in divisa vengono considerati automaticamente “insurgents” e mitragliati. Sia giusta o sbagliata questa regola, è così e tutti lo sanno, specialmente là. Quindi, accompagnarsi a civili armati di kalashnikov è abbastanza suicida in genere, e un fotografo di guerra dovrebbe saperlo. Certo, scambiare un teleobiettivo per un rpg può avere aggravato la situazione, ma non credo che l’avrebbe cambiata di molto. Al fine di una valutazione, tra macchina fotografica e kalashnikov, nel dubbio, quest’ultimo ha sempre il peso maggiore. Altra considerazione. L’esercito americano non è la procura di Trani, una “talpa” rischia la corte marziale e Guantanamo. Questo video è stato rilasciato sull’onda della pressione dei media americani, ma col benestare dei militari perché, per quanto susciti orrore, in un qualsiasi processo sarebbe facile giustificare il loro operato alla luce delle regole di ingaggio in vigore là. In ogni caso, il fatto che stiamo discutendo di ciò, e non di un filmato russo in Cecenia o cinese in Tibet, mostra cosa significhi la parola democrazia.

  8. Massimo

    PS. Ho avuto il coraggio di riguardare bene il video e al min. 3.50 si vedono bene due uomini, di cui uno con la maglia a righe, che hanno uno un ak47 ed un altro un vero rpg, e non si tratta dei due fotografi che stanno già fuori campo. Rimane l’orrore, comunque.

  9. Raffaele Birlini

    Forse l’intento di Luca (non lo so, tiro a indovinare) non era quello di proporre l’ennesimo spunto per dare addosso agli Usa ma quello di sottolineare come la rete non abbia una deontologia, una regola per selezionare le notizie in base a principi come la Ragion di Stato, ad esempio, o l’utilizzo della mera spettacolarità per indurre spostamenti nell’opinione pubblica.

    La libertà della rete preoccupa molti governi abituati a un controllo completo, diretto o indiretto, imposto o complice, sull’informazione.

    Vedi i blog dei dissidenti cubani, le twittate dall’iran, la censura cinese. Dall’altra parte ci sono i genitali esposti su chatroulette, i video demenziali del jackass di turno, il gioco d’azzardo coi server su un’isoletta delle Salomon.

    Non so come si possa inquadrare giuridicamente un sito come Wikileaks che si propone di divulgare materiale espressamente riservato. La secretazione è, come la rete, solo uno strumento, dipende per quali scopi viene usata. Auspicare che gli Stati (e le aziende) rinunciano ai servizi segreti e alla clausola di riservatezza per poteggere informazioni sensibili e know how mi sembra poco intelligente.

    Se c’è un motivo per pubblicare una notizia che qualcuno cerca di insabbiare allora siamo d’accordo tutti che vada infranta l’omertà. Ma se la notizia non c’è, come in questo caso dal momento che, correggetemi se sbaglio, nessuna corte marziale potrebbe condannare chi ha aperto il fuoco impugnando le regole d’ingaggio, allora rubare un video e renderlo pubblico serve solo a gettare benzina su un fuoco di paglia.

    Se poi si vuol giocare a chi ha il video più impressionante nel cassetto allora diventa una gara a chi è più spregiudicato nello sfruttamento delle reazioni umane davanti all’orrido. Questo a me ha fatto venire gli incubi http://www.youtube.com/watch?v=2rgSH0h45Eo e, ammetto la mia ignoranza, non lo so se in certe zone del mondo è un reato oppure no uccidere una donna, minorenne, in questo modo.

    Immagino quindi che la domanda sia: se non è reato la lapidazione e le istituzioni chiedono la secretazione dobbiamo evitarne la divulgazione? Forse il punto a cui mira Luca è una discussione sulle regole d’ingaggio dei militari? Sulle modalità di conduzione di una specifica guerra? Sulla possibilità della rete di iniziare una battaglia per l’eliminazione di qualsiasi sergreto? Sarò scemo ma non l’ho mica capito dove vuole arrivare.

  10. umanesimo

    @raffaele
    Gli eroici e coraggiosi cecchini Usa hanno visto un lanciarazzi, sbagliandosi. E hanno seccato 12 persone. Se tu fossi il familiare di una di queste 12 persone forse troveresti questo video di qualche utilità. Senza forse. Ma anche se non siamo amici, colleghi o familiari degli uccisi, il video serve a ristabilire una verità dei fatti. Soprattutto quando le autorità hanno sempre detto – mentendo – che le 12 persone erano state uccise in “una battaglia”.
    Il valore giornalistico di questo documento (e di Wikileaks) è perciò enorme. Poi è ovvio che un tribunale militare di un paese che ne ha invaso un altro senza alcuna legittimazione giuridica, i cecchini li assolve con bacio sulla fronte (come una corte marziale tedesca avrebbe assolto Kappler), ma questo con il giornalismo non c’entra nulla.

  11. Pingback: Collateral Murder, c’è poco da inventarsi un titolo diverso « Stiben's Blog

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  13. Raffaele Birlini

    @umanesimo
    Tu sai molte cose più di me. Che siano ‘eroici e coraggiosi’, non lo so. Che le autorità abbiano mentito, non lo so. Che fossero cecchini, non lo so. Che abbiano invaso senza autorizzazione… autorizzazione di chi, degli invasi? Che diano baci in fronte a chi combatte, non lo so. Kappler? Boh. Quello che so è che esistono regole d’ingaggio e che i militari vengono giudicati dalla corte marziale in base a tali regole. La verità dei fatti, come la chiami tu, se non sbaglio a capire è che i militari hanno rispettato le regole d’ingaggio. Se così non è allora capisco la necessità di sollevare un polverone, sennò la capisco un po’ lo stesso, ma molto meno. Se invece mi chiedi se mi fa orrore la guerra, allora è ovvio che la risposta è sì. Mi fanno orrore tante, tantissime cose. Ma non per questo ritengo che si debba inorridire per il puro gusto di inorridire. Mi dispiace se mi hai frainteso, spero di essermi spiegato meglio adesso.

  14. Denis Brandolini

    Una corte marziale potrebbe imputare i piloti di quell’elicottero per valutare se gli stessi fossero in buona fede quando affermarono di aver visto un RPG, o che il furgoncino dei soccorsi fosse li per recuperare le armi. Il punto è proprio quello: le regole di ingaggio sono violate dolosamente o colposamente se i presupposti vengono falsati rispettivamente in maniera deliberata (mentendo) o per trascuratezza.

    In altri contesti probabilmente la corte marziale ci sarebbe già stata, ma nella situazione i militari, per evitare fastidi dall’opinione pubblica, hanno deciso di glissare (magari con un richiamo verbale) optando per una spudorata bugia nei resoconti pubblici.

    Ora, i cittadini non avrebbero forse il diritto di dire “non vogliamo dare i nostri micidiali elicotteri da milioni di dollari in mano ragazzini irruenti”? Più in generale, il popolo sovrano non avrebbe diritto di risposte veritiere da parte delle sue forze armate, laddove queste non compromettano nell’immediato la sicurezza pubblica (e non era questo il caso)? Come potrebbe controllarne l’operato, diversamente?

    Insomma: la notizia c’è, eccome! Se non è notizia che sul fronte di una “operazione di pace” i militari smaniano di sparare a chiunque, a costo di inventarsi scuse e finendo per uccidere dei giornalisti, e che per giunta i vertici cercano di coprirli mentendo pubblicamente, mi chiedo COSA sia notizia…

  15. albertog

    L’elicottero militare statunitense che filmava doveva essere ben visibile, non credo si tratti di una candid camera. Una banda di guerriglieri con le armi in vista non si comporta come le persone riprese nel video, restando allo scoperto e continuando a camminare come se nulla fosse anche di fronte a una minaccia così incombente. Se invece è normale che lo faccia c’è da chiedersi il perché. Forse l’elicotterista lo sa, il perché, e aveva motivo di sparare; credo che anche l’opinione pubblica debba saperlo per farsi un’idea migliore di che cosa è la guerra. Perché mi sembra chiaro che con Internet la rappresentazione della guerra sarà sempre più dettagliata e capire le immagini che vengono mostrate sarà sempre più necessario. Un’altra cosa che mi chiedo è se fa parte delle regole d’ingaggio statunitensi sparare su due persone che trasportano un ferito.

  16. Massimo

    Io credo che, per non offendere la morte di innocenti, e ce ne sono stati, dobbiamo stare ai fatti ed i fatti, per tutti i commentatori, noi inclusi, sono il video. Se uno si prende la briga di guardarlo senza preconcetti e con attenzione, si riconoscono chiaramente i due reporter con i teleobiettivi che camminano davanti, mentre dietro, quando i reporter stessi già non si vedono più perché a ridosso del muro, si vedono ALTRI due uomini armati più altre persone apparentemente e presumibilmente disarmate. Il pilota inizialmente scambia i teleobiettivi per armi, ma viene subito corretto, la sequenza va avanti e si vedono gli altri due, la scorta, guerriglieri, non lo sappiamo, armati di ak47 e rpg. Poi si vede di nuovo il fotografo col tele che si sporge dall’angolo e il pilota lo scambia per quello di prima e conferma l’rpg, che c’era ma non ce lo aveva lui. Poi sparano e succede una carneficina. Certo, se i piloti avessero riconosciuto i teleobiettivi forse gli sarebbe venuto il sospetto e si sarebbero fermati, ma il problema è che quelli armati là ci stavano comunque. Se questo violi le regole di ingaggio o meno, non lo so, ma vista così mi sembra il tragico combinato di un errore di valutazione del pilota, che scambia le telecamere per altre, altre non le sole, armi e la incoscienza di chi sul campo si accompagna a civili armati.

  17. barca81

    guardate che non hanno scambiato i teleobiettivi per ak-47 ed rpg, al minuto 3.41 si vede un gruppetto di tre persone armato , è quello alle spalle dei due foto reporter !

    Il fatto che si vedano solo tre uomini armati non vuol dire che anche altri non potessero essere armati .
    di li a poco passava un convoglio gli armati stava per fare un imboscata, i cronisti probabilmente volevano riprenderla troppo da vicino .

    inoltre neanche le telecamere e le reflex potevano far pensare ai piloti che i due fossero giornalisti , youtube è pieno di foto e filmati fatti dagli insorgenti .

    il furgoncino poteva essere li , anche , per raccogliere le armi o portare rinforzi

    nessuno che si straccia le vesti per i video di al queida in cui i kamikaze fan fuori i civili iracheni (non colpiscono solo i soldati usa)

  18. albertog

    @barca81
    Io ho letto che nel campo di Al Qaeda ci sono state polemiche e dibattiti sull’opportunità di colpire i civili. Naturalmente si tratta di organizzazioni estremiste e clandestine, quindi tali dibattiti sono più ovattati, a obiettare è solo chi può permetterselo e a noi in gran parte sfuggono, può darsi che lei se li sia persi. Quanto al nostro campo, certamente è più facile per noi far sentire la nostra voce sul modo in cui i nostri militari si comportano, d’altra parte sarebbe altrimenti difficile dire che noi siamo quelli democratici e loro quelli autoritari.

  19. Pingback: Il mestiere delle armi: Collateral Murder « Gli Appunti del Paz83

  20. albertog

    Il fatto è del 2007. Dopo tre anni non si sa ancora chi erano gli altri che sono morti e perché alcuni di loro fossero armati. O chi erano quelli del furgone e perché si sono fidati di scendere nonostante che l’elicottero fosse ancora sopra di loro. Ha ragione il militare a dire che la presenza dei bambini è inattesa. Come è stata spiegata? Sono dettagli che potrebbero aiutare a capire l’episodio. Il contenuto del video era già descritto in questo articolo del Washington Post dello scorso settembre 2009: http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2009/09/14/AR2009091403262.html

  21. CarloX

    Noi che viviamo sicuri / Nelle nostre tiepide case, / noi che troviamo tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: / Consideriamo se questo è un uomo / Che muore per un sì o per un no.

    (adatt. da: Primo Levi, Se questo è un uomo, 1947)

  22. Pingback: Due soldati si scusano per l’omicidio di civili del video di Wikileaks | Mondo | Il Post

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