No, il Vaticano non ha mai ordinato di denunciare i preti pedofili

La notizia che il Vaticano avesse dato istruzioni interne di denunciare alle autorità “civili” i casi di pedofilia è una balla, mi scrive Riccardo, lettore di Wittgenstein. Il passaggio citato è questo:

“Civil law concerning reporting of crimes to the appropriate authorities should always be followed”

In italiano è riportato in effetti così su Repubblica e tutti gli altri siti e giornali:

“si deve sempre seguire la legge civile per quanto riguarda la denuncia dei crimini alle appropriate autorità “

E quindi non vuol dire, come da titolo dell’articolo, “Si denunci sempre ad autorità civili”. Vuol dire che rispetto alla denuncia si deve fare quel che prescrive la legge. Ma la legge italiana non prescrive l’obbligo di denuncia per i privati cittadini. Quindi secondo Riccardo la notizia non c’è:  la Congregazione per la Dottrina della Fede non ha mai ordinato di denunciare i preti pedofili.

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14 commenti su “No, il Vaticano non ha mai ordinato di denunciare i preti pedofili

  1. Pingback: la chiesa e la denuncia « Cheto in un cantuccio attendo in quiete

  2. piccoloaiutantedibabbonatale

    Scusate, ma denunziare una abuso è compito/diritto di chi lo subisce.
    E’ un discorso lungo, interessante, ma complesso.
    C’è la vergogna di chi lo ha subito, la protezione di un ambiente, ed una serie di altri fattori che devono essere valutati.
    Al di là del fatto che si deve pretendere dal Vaticano non solo collaborazione (ci mancherebbe), ma soprattutto repressione, resta il fatto che di preti condannati ce ne sono molto pochi.
    Quindi, mi chiedo, oltre al Vaticano, ma se anche le autorità civili si dessero una mossa?
    Il resto, mi sembra, oggettivamente, un po’ chiacchera da bar.
    Chissenefrega se la congregazione della cippa della fede ha detto denunciate sempre, no, anzi, non denunciate mai, forse, anzi sapete cosa, denunciate se il prete ha le calze blu…etc.

  3. Raffaele Birlini

    Se è come dici tu perché io ho trovato questa roba?

    L’art. 8, comma 1, dell’Accordo del 18 febbraio 1984 tra Stato e Chiesa attribuisce al ministro di culto la qualità di pubblico ufficiale (http://www.olir.it/documenti/index.php?documento=659)

    L’obbligo giuridico di denunciare un reato vige per i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio (art 357-358 cp.) nell’esercizio delle loro funzioni o per i reati di cui vengono a conoscenza in ragione dell’esercizio che essi svolgono. (http://it.wikipedia.org/wiki/Denuncia)

  4. CiroIp

    Ad ogni modo nella mia limitata esperienza conosco indirettamente almeno 5 casi di molestatori (clero, docenti,bidelli) dove il massimo dei provvedimenti e’ sempre risultato nella semplice rilocazione. Suppongo ci sia anche una problematica culturale diffusa (notare l’assenza di un sex offender registry pubblico come quelling statunitensi tra l’altro sempre consultabile su Internet)

  5. maury

    La penso come Riccardo. Secondo me è solo dopo i recenti scandali che hanno incominciato a capire di non poter continuare ad ignorare il problema o a insabbiarlo.
    Io da cristiano non solo pretendo che il Vaticano reprima, collabori e denunci, ma anche che faccia pubblica ammenda e cambi il modo con cui seleziona la sua “classe dirigente”. Come posso perdonare chi va contro i più sacri precetti evangelici?

  6. andrea61

    Mi sembra un puntualizzazione un po’ debole perche’ il documento si riferisce ad informazioni di abusi a seguito di denuncia e, dato il contesto, ragionevolemnte si tratta di denunce all’autorita’ giudiziaria. Dunque la presenza di un procedimento legale e’ data probabilmente per scontata.

  7. Marzio

    La chiesa deve far maturare emotivamente i propri sacerdoti che, in alcuni casi, sono degli adolescenti mai cresciuti.
    Lo diceva un bell’articolo sull’Internazionale di qualche tempo fa.
    Ed il metodo è uno solo.

    Ciao

    Marzio

  8. piti

    Certo che far maturare emotivamente delle persone con qualche turba della sfera sessuale da parte di una struttura che di quelle turbe ci campa e si perpetua è un bell’inghippo.

    Dunque: la Chiesa è sessuofobica, a partire dal celibato del clero e via via lungo tutte i noti passaggi e aspetti.
    Uno che decide di far parte della Chiesa medesima è uno che dedica sè stesso a una vita che esclude il sesso in partenza: e, per questo solo motivo, non è, non può essere, sano nella sfera sessuale.

    Chi dovrebbe far qualcosa? Quella istituzione che lo ha attirato grazie alla sua sessuofobia.
    Ovvero quelli che dovrebbero materialmenbte far qualcosa contro la sessuofobia, le persone fisiche che dovrebbero cambiare rotta, erano a loro volta entrati a far parte dell’istituzione a causa di questo rapporto problematico con il corpo.
    Credo possibili due esiti.
    O si andrà avanti così, fra scandali, ipocrisie e credulità popolare (ovvero il pubblico di riferimento del Vaticano), come da tempo immemorabile.
    Oppure la cosa della sessuofobia (e relative conseguenze) farà implodere la Chiesa. In tale secondo caso, la perdita di credibilità, prestigio, seguito sarebbe la conseguenza, che dai e dai ridurrebbe la Chiesa a parlarsi addosso.

    Ma che la Chiesa sia in grado di autoemendarsi non del peccato in sè ma del suo atteggiamento morboso, per rinascere diversa e meno ipocrita, e più serena rispetto al corpo, non ci credo neanche se lo vedo.

  9. Marzio

    Certo piti.

    Hai ragione.

    Anche se credo che in alcune situazioni è proprio la costrizione sessuale che produce gli effetti che si sono così potentemente manifestati negli ultimi tempi.
    Magari anche in persone che erano, tutto sommato, prive di particolari “turbe”.

    Il protestantesimo non mi pare abbia fenomeni assimilabili a quelli della chiesa cattolica. Ed il motivo è probabilmente legato al fatto che i sacerdoti protestanti possono sposarsi. Maturano come uomini nella loro affettività e sessualità.
    Non esistendo l’obbligo inumano della castità.

    Ma capisco anche che la chiesa cattolica è questa e sarà impossibile cambiarla essendo il celibato uno dei suoi fondamenti.

    Nemmeno con il “Papa Nero” dei “Pitura Freska”.

    Vabbè, ciao

    Marzio

  10. manuela

    Il matrimonio non c’entra niente se si parla di pedofilia: molti degli abusi, se non sbaglio la maggioranza, avvengono all’interno della famiglia dell’abusato. In tema di pedofilia le chiese protestanti(semplificazione) differiscono dalla Chiesa cattolica perchè non attendono anni, ma mesi per “spretare” il pedofilo. E non hanno nascosto gli abusi “sotto il tappeto della canonica”.

  11. Pingback: Links for 12/04/2010 | Giordani.org

  12. Raffaele Birlini

    Ho postato un commento ma non lo vedo, lo riposto.

    L’art. 8, comma 1, dell’Accordo del 18 febbraio 1984 tra Stato e Chiesa attribuisce al ministro di culto la qualità di pubblico ufficiale.

    L’obbligo giuridico di denunciare un reato vige per i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio (art 357-358 cp.)

    Se sono pubblici ufficiali allora, come per altri professionisti (tipo gli assistenti sociali), l’unico problema alla denuncia è un possibile conflitto col segreto professionale.

  13. piti

    > manuela

    Capisco quello che intendi, ma considera che

    a)Comunuque, la Chiesa cattolica vive della turba sessuale dei suoi uomini (e donne): sacerdoti, frati, suore. Perchè uno che sceglie coscientmente, in giovane età, di rinunciare definitivamente all’amore fisico, non può essere sano e sereno rispetto alle cose del sesso. Credo sia difficile negare questo punto, che mi pare centrale, anche al di là dello specifico della pedofilia, E la Chiesa accoglie costoro, senza i quali non avrebbe più “personale” guardandosi bene dal curarli. E’ vero che i turbati (o malati) di sesso esistono anche al di fuori della Chiesa, però non esiste per questi una struttura, un’istiruzione che li accoglie perchè sono così e perchè fa comodo che siano così.

    b) Essendo la Chiesa composta da questi uomini, io credo (magari sbaglio, è solo la mia opinione) che non possa essere la realtà idonea nè avere al proprio interno le persone adatte (anzi) ad affrontare il problema del sesso nella Chiesa cattolica. A me pare che fra personale ecclesiastico e sesso ci sia un rapporto gravemente patologico. Qualche prete più brillante, più svelto di parola e di capacità mimetiche sa nascondere e minimizzare questa cosa. Ma non si entra nella Chiesa a 20 o 30 anni, dicendo anzitutto addio all’amore fisico, se non c’è qualcosa di grave in materia. Ovvio che non tutto si traduca in pedofilia. Ma mi pare che tutto sia patologia.

    c) Quanto al fatto, vero, che il maggior numero di abusi si compia nelle famiglie, intanto vorrei ricordare che le famiglie sono enormemente più numerose dei preti, e quindi non so quanto abbia senso fare un confronto su numeri assoluti. Anche in Molise ci sono meno incidenti stradali che in Germania (credo), ma non è che i Molisani guidino meglio dei Tedeschi. E’ che sono trecentomila contro 80 mln. Sarebbe interessante conoscere il tasso relativo di episodi di pedofilia, in primo luogo. E poi, nelle femiglie, il grosso di questi episodi (non tutti, non tutti!) avviene in condizioni socio-economiche degradatissime, circostanza che non si verifica nel caso della pedofilia praticata da religiosi.

    Comunque, concordo che il di più che il Vaticano sembra metterci, in questa vicenda orribile, è la difesa della struttura prima che delle persone vittime di. Diciamo che il Papa è come un Ad delle ferrovie che vuole più bene al treno che ai passeggeri.

  14. manuela

    Non sono contraria all’abrogazione della regola del celibato: consentire il matrimonio al clero non farebbe altro che bene alla Chiesa cattolica; se non altro le consentirebbe di capire meglio la società. Ma insisto nel sostenere che il matrimonio dei sacerdoti non eliminerebbe o farebbe diminuire significativamente il fenomeno della pedofilia nella Chiesa. Il matrimonio non esclude la pedofilia, o l’abuso sessuale, anzi, può costituire una copertura; né si può pensare ad una regola che obblighi tutti i preti a sposarsi. Inoltre, l’essere pedofilo non è una conseguenza del divenire prete, semmai bisogna chiedersi perché dei pedofili siano stati attratti dal sacerdozio. La risposta non è così difficile: è più semplice venire a contatto con le vittime, avere su di esse un particolare ascendente e soprattutto – almeno fino ad ora – il rischio di venire scoperti era basso e la Chiesa copriva il colpevole.

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