Francesco Cundari dice che hai voglia: il problema è il maggioritario
Il punto è che le cose stanno esattamente al contrario di come ce le raccontano la maggior parte dei giornali e degli intellettuali progressisti, e di come lo stesso Partito democratico le ha presentate sin qui. E’ il maggioritario che impedisce di riformare davvero la Costituzione e di porre le basi per un sistema più efficiente e meno farraginoso. E’ il premio di maggioranza, unito alla pericolosissima finzione dell’elezione diretta, con il nome del candidato premier surrettiziamente inserito nella scheda elettorale, a rendere semplicemente impensabile la modifica dei vari contrappesi al potere del presidente del Consiglio e della maggioranza attualmente previsti.
Insomma, la divisione non è (o comunque non dovrebbe essere) tra chi vuole “tornare indietro” e chi vuole “andare avanti”. Il punto è che da oltre quindici anni siamo in un vicolo cieco: o si fa marcia indietro, proprio per potere riprendere il cammino e andare avanti, oppure si insiste a lanciare la macchina contro il muro, sperando che sia il muro a crollare. E senza preoccuparsi troppo del fatto che alla fine dei conti, se anche crollasse, crollerebbe comunque in testa a noi.
Il ragionamento è sacrosanto, ma non cita i motivi per cui il nome del candidato presidente del Consiglio è “surrettiziamente inserito”: perché per mezzo secolo non abbiamo mai avuto Governi stabili (solo maggioranze stabili, e non è lo stesso), perché mi sembra di capire che la gran parte dell’elettorato gradisce l’idea di scegliersi chi lo governerà (e non si fida dell’idea di votare un partito che poi abbia mani libere in Parlamento sul comporre la maggioranza), e infine, certo, perché è stato Berlusconi a spingere per il “surrettizio inserimento”. Le altre forze non sono in grado di ragionare sulle riforme in quanto tali, perché le valutano solo in base ai vantaggi o agli svantaggi che procurerebbe a Berlusconi. Questo è un limite bello grosso, ma farsi condizionare più dall’avversario che dalla volontà popolare (o dai propri valori) non è una difesa del parlamentarismo e del bilanciamento dei poteri, è invece solo un procrastinare l’equivoco, far finta di tutelare la forma mentre nella sostanza avviene tutt’altro.
Copio qui quel che ho scritto li’ (poi chissa’ se finiamo a discuterne pure su friendfeed…)
Se invece di Berlusconi a Palazzo Chigi ci fosse qualcuno capace di governare, con la stessa maggioranza parlamentare, comunque non si caverebbe niente?
Non e’ che siamo divisi fra una persona capace di vincere le elezioni ma non di governare (non e’ il suo mestiere), e altri che sarebbero capaci di governare ma non di vincere le elezioni (evidentemente non e’ il loro mestiere), e che quando riescono a pareggiarle lo fanno a costo di alleanze che ne pregiudicano le capacita’?
Se dai la stessa maggioranza a Bersani, o a Fini, o perfino a Casini non credi che sarebbero in grado di combinarci qualcosa?
E se e’ cosi’, il problema non e’ nel sistema, ma in una figura talmente capace di vincere le elezioni prima che impedisce a chi sarebbe in grado di farlo di provare a governare dopo.