Sogni impossibili

La canzone era di Jacques Brel, il più grande cantautore francofono di tutti i tempi. Belga, geniale, affascinante, Brel morì di cancro a 49 anni nel 1978. La canzone, quella canzone, si chiama “La Quête”, e Brel la cantava arrotando la erre e mettendoci dentro tutta la passione del mondo nel descrivere la sua “ricerca”: è una specie di versione europea e costruttiva di “My way”, rivolta al futuro piuttosto che al passato e con una sua dolcezza in più. Ma l’andamento musicale è simile, e simile l’intenzione di fare considerazioni sulle passioni che agitano la propria vita. È una canzone bellissima.
Ma l’originale non era di Brel. Lui questa volta tradusse una canzone americana che era stata composta nel 1965 dagli americani Mitch Leigh e Joe Darion per il musical “Man of La Mancha” ispirato al Don Chisciotte di Cervantes. Si chiamava “The Impossible Dream (The Quest)”. Fra i molti che la cantarono poi ci furono anche lo stesso Frank Sinatra e il grandissimo Andy Williams. La versione di Williams è quella usata in un famoso spot inglese della Honda del 2005, di grande culto e successo, che esibiva tutti i prodotti all’avanguardia della società giapponese. Adesso, aggiungendo nuovi apparecchi tra cui un generatore a energia solare, di quello spot la Honda ha fatto un remake che sta andando fortissimo su YouTube. La canzone, è sempre quella.
p.s. Sì, “My way” è la versione di una canzone francese, a sua volta. Vedansi i commenti

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5 commenti su “Sogni impossibili

  1. liczin

    è buffo che sia definita una “versione europea e costruttiva di My Way” quella che poi si rivela essere una canzone originariamente americana, soprattutto perché My Way è originariamente francese (non nel testo, ok, però è un buffo ping pong).

    PS: una password tipo )#2WBnu3r94K solo per lasciare un commento non è un po’ eccessiva?

  2. Luca

    Su My Way, da Playlist:
    L’avevano scritta due francesi, Claude François e Jacques Revaux, e si chiamava “Comme d’habitude”. Il testo inglese lo scrisse Paul Anka. Sinatra la pubblicò nel 1969 e il mondo da allora pensa che non esista “My way” senza Sinatra né Sinatra senza “My way”. La celebrazione della propria indipendenza è infantile e magniloquente, ma il pro- tagonista sta per morire (“la fine è vicina è sono di fronte all’ultimo sipario”: è pomposa persino la morte) e si può perdonarglielo.

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