Servile pubblico

La decisione della Rai di impedire che in una situazione politica straordinaria vadano in onda i programmi che saprebbero meglio raccontarla si spiega evidentemente con un rinnovato servilismo nei confronti della maggioranza: che è diventato il solo pensiero in testa ai vertici dell’azienda, assieme a un altro che tacer è bello. Ma come spiegavo oggi a un giornalista che me ne chiedeva, dal punto di vista dei servi e dei loro mandanti la scelta è saggia: il pubblico televisivo è composto esattamente di quelle persone che finora sono state meno aggiornate e informate sul disastro in cui si dibatte la maggioranza, e sarebbe stupido farglielo sapere più dettagliatamente. Chi legge i giornali o internet ha invece le idee più chiare e consolidate, e quindi non è vero che questa vacanza della Rai possa fare temere ai suddetti che prevalgano le informazioni “indipendenti” che arrivano dalla rete. Questo era piuttosto il momento per informare i disinformati, quelli che li becca solo la tv: e la tv si è chiamata fuori.
Il risultato è che una condizione che sarebbe appetitosa per qualunque mezzo di informazione e in cui la Rai godrebbe di un raro vantaggio (potendo offrire, in tempi di volatili, noiosi e contraddittori “retroscena” giornalistici, le posizioni chiare e dirette dei leader politici, per quanto mediate da formati discutibili), la Rai stessa decide di non fornire il servizio pubblico a cui sarebbe intitolata e di amputarsi successi commerciali estivi impensati.
A noi che raccontiamo le stesse cose sul web tutto questo potrebbe anche fare piacere: è come correre i 100 metri con gli avversari sbronzi. Invece siamo così scemi che continuiamo a esserne desolati.

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8 commenti su “Servile pubblico

  1. piti

    Secondo me, quello che desola è che la stragrande maggioranza del pubblico è allo stadio per vedere gli atleti sbronzi.

    Chissenefregherebbe, del fatto che la Rai non tratti questa crisi pazzesca e non faccia sapere quasi niente al suo pubblico, la parte meno consapevole del Paese e dell’elettorato. Solo che quelli che traggono solo, o quasi, dalla tv la loro informazione sono enne volte quelli che leggono i giornali o frequentano la rete. Che poi se i quotidiani che leggono sono Libero o Il giornale, bisogna togliere anche questi dal già esiguo numero degli informati, o degli informati correttamente.

    E si torna lì. Non si sosteneva anche recentemente, dopo le Regionali, da esimi commentatori di questo blog, che la tv non decide?

    Eccola, la tv che non decide. E che dice cose false o non dice niente alla maggioranza degli Italiani. E se fa così, lo fa perchè invece chi la decide, una simile tv, sa che conta, eccome.

    Che saranno scemi, anzi lo sono, ma il cui voto conta come quello di chi legge sei quotidiani e ventitrè blog. E sono di più.

    Questo è il male antico di questa situazione, il conflitto di interessi. Poi arriva uno e dice che agli Italiani non cale nulla di questa cosa. E allora andiamo avanti così.

  2. Pingback: Il servile pubblico. « Monodi – New Barbonia

  3. gcalvinandhobbes

    Posso dire che la penso esattamente all’opposto? Voglio dire una trasmissione come Ballarò in questo momento avrebbe uno del partito democratico che dice che ci vuole un nuovo governo, un berlusconiano che dice tutto va bene altrimenti elezioni e un finiano che nicchia e non si espone sul futuro. A meno che Fini e\o Berlusconi scelgano di parlare direttamente al paese, la trasmissione non direbbe veramente niente di nuovo e sarebbe guardata da gente già abbastanza informata. Secondo me la vergogna sta nell’avere una sospensione dei programmi che assomiglia alle vacanze estive dei bambini delle elementari. Un paese democratico che ha avuto nell’ordine una finanziaria speciale, tutta la grana sulle intercettazioni, la storia della p3 e il primo dilemma se avere o no delle trasmissioni di approfondimento ti viene per il titanico scontro Fini-Berlusconi?

  4. Luca

    Che gli attori siano cani non è una buona ragione per chiudere il teatro, fino a che gli attori sono quelli che decidono cosa succede.

  5. Oznerol

    Ovvove! E bvavo Luca: come Bondi scvive al Covvieve, eva necessavio che qualcuno scvivesse alla Vai.

  6. mico

    La RAI è quello che è da anni. Basti pensare che essere cacciati dalla RAI è da noi l’equivalente di un Oscar alla carriera.
    Certo, se avessi un partito di opposizione ce lo metterei nel programma “fare della RAI un editore” (e magari anche in pari col bilancio).
    Ma sono tempi in cui il Minculpop ha molto da fare e le logiche economiche sono l’ultima delle preoccupazioni.
    Se ne parla dopo.

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  8. Pingback: Lifestream settimanale 7/8/10 - Entropicamente

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