Consigli da un fallimento

Sono ancora per poche ore dall’altra parte del mondo. Ieri ho letto un po’ i giornali italiani, dopo diversi giorni: vi risparmio la solita e condivisa impressione di palude – capita a tutti – tornerò e sarà come non essere mai partiti, esattamente le stesse cose insignificanti eccetera. Ma la lettera di Veltroni al Corriere, quella che con incredibile candore fa come se il suo fallimento non fosse mai avvenuto, e le sue catastrofiche e finali conseguenze per il PD non esistessero, mi aveva tentato a scrivere qualcosa anche da qui. Poi ho visto che lo ha fatto Ivan Scalfarotto.

Poi ho pensato che la vicenda delle dimissioni, come Veltroni ce la racconta, non è per niente condivisibile e non può essere liquidata come una cosa marginale. Innanzi tutto per una questione di metodo, ma sostanziale: quando si perde una battaglia politica in quel modo drammatico e si giunge ad un gesto estremo come quello di lasciare acefalo un intero partito, non bastano alcuni mesi di “purgatorio” per emendarsi e riproporre in prima persona delle ricette per il paese. E’ doveroso anche ai fini della salubrità dell’aria nelle istituzioni e nella politica di un paese.

Come dicono quaggiù dove mi trovo: you had your chance, Walter.

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9 commenti su “Consigli da un fallimento

  1. layos

    Io non sono un grande fan di walter, non ho mai sopportato i dorotei e quindi non ho mai sopportato i suoi “ma anche”. Detto questo il PD ha ottenuto con lui il miglior risultato elettorale da che esiste e se dall’altra parte lo hanno sovrastato la cosa dipende unicamente dal fatto che il tanto acclamato Fini ha piegato la testa e svenduto il suo partito in cambio di poltrone e prebende (altrimenti sarebbe stato fatto fuori e preso le briciole alle urne).

    Berlusconi, non pago della Caporetto elettorale degli avversari, dopo aver per anni ammorbato il dialogo politico sopra la questione della opposzione responsabile, ha pensato bene di rispondere alla mano testa di Veltroni, alla telefonata benaugurale, al “governo ombra” eccetera, mollandogli due bei cazzottoni dritti sul grugno. Il primo col “Lodo Alfano” che ha mandato subito a carte e quarantotto il piano di disgelo, il secondo con una campagna elettorale al calor bianco per far eleggere un frillo come Cappellacci in Sardegna, al posto dell’uscente Soru. Quando si dice voler “stravincere”.

    Verltoni ha sparigliato le carte con un coraggio raro nella politica italiana e dall’altra parte anzichè cogliere il lato positivo della situazione, la riduzione del numero di partiti e la maggior chiarezza del parlamento di cui tanto hanno strombazzato i vari soloni, si è voluto infliggere un colpo severissimo ad una opposizione inevitabilmente sconfitta viste le forze in campo.

    E il risultato è che dopo due anni la più grande maggioranza parlamentare mai esistita nella Repubblica è già sciolta come neve al sole, con l’opposizione che ancora si deve riprendere dalla tranvata che ha preso sul grugno.

    Anche qui se fossimo in un paese normale dei commentatori neutrali avrebbero sparato a zero sulla protervia del PDL piuttosto che sparare alle spalle al povero Veltroni in fuga. E l’opinione pubblica avrebbe probabilmente sostenuto diversamente il progetto riformatore di un PD robusto argine al centrodestra.

    Ognuno di noi ha colpe di quel fallimento.

    Detto tutto questo, la chiosa del tuo post è perfetta: sarà stata anche sfiga, ma la sua occasione l’ha avuta. La ricetta non ha funzionato, grazie e arrivederci.

  2. piti

    Il punto è che, affossato Prodi e l’Ulivo, non si è più visto in circolazione nessun robusto argine al centro-destra. Chi poteva essere argine non era robusto e chi era robusto non era argine.

    Non lo è certo il PD, che ha su un sacco di temi le arroganze coi deboli (i lavoratori) e le debolezze coi forti (il Vaticano) che ha il PdL.

    Il progetto del PD ha geneticamente troppo poca sinistra per vincere, dando persi per ragioni di natura psichiatrica i voti centristi ottenuti da Berlusconi.

    Il PD non è mai stato veramente contro Berlusconi nel senso di uomini e idee radicalmente diversi. Un partito che portò in Parlamento Calearo in cosa si differenzia dai falchi padronali berlusconiani?

    E quell’ambiguità, che si voleva ingenuamente (o forse apposta…) idonea a portare voti ne ha fatti perdere.

    Veltroni è un povero coso. E’ stato comunista, cosa per niente vergognosa, ma lo nega, facendo la figura del traditore a sinistra e del comunista a destra. Fece campagna elettorale “senza nominare l’avversario” per non dar l’idea di esserne ossessionati: che è come se uno ti mena con un badile ma tu ti sforzi di sorridere per non sembrare infastidito.
    Ha detto che se ne sarebbe andato in Africa ed è ancora qui a dire il nulla.
    E’ uno di quelli che pur giudando il PD non ha saputo dare a tale formazione l’anima che mln di persone, specie chi lavora per una paga (miserina) tutti i mesi, si aspettavano e tuttora cercano.
    E’ stata una creatura fallimentare, e per di più è riuscito a sommare i limiti della base cattolica con quelli della base comunista.
    Il cinismo per la conquista del potere del peggior ex PCI con i tremori insopportabili dei vecchi arnesi di sacrestia ogni volta ch esi sfora un tema etico.
    Alla fine, che Veltroni abbia perso non è nemmeno la cosa più grave: si può perdere senza colpe, avedno fatto il meglio nelle condizioni date. Se io perdo con Tyson dopo aver tenuto tre rounds non è una vergogna.
    Ma il PD poteva e doveva fare di più, essere più limpido e diretto nel suo essere popolare, democratico, laico.

  3. Pingback: epistolae « Cheto in un cantuccio attendo in quiete

  4. stefano tinti

    La penso proprio come Layos. E poi, visto che ve lo siete anche votato leggetevi la bella lettera di Bersani: hanno messo la retr0. E pestano.

  5. pfra64

    più che vincere, a me sembra importante vincere per qualcosa a cui si crede. A me Veltroni era piaciuto, non è stato capito forse.

  6. piti

    “a me sembra importante vincere per qualcosa a cui si crede.” Raramente leggo frasi con le quali concordare così tanto.

  7. Anellidifum0

    Ostia, in sei anni di blogosfera, questa credo sia la prima volta che condivido un’analisi di Wittgenstein.

    Mi devo preoccupare? C’è dunque del buono nell’uscita di Veltroni sul Corsera, qualcosa che non ho visto?

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