Lo dico ora, tornato a casa: il tanto annunciato e poi dibattuto pezzo di Chris Anderson sul superamento del libero disordine del web da parte dei piccoli recinti costituiti dalle applicazioni che occupano la gran parte delle nostre attività sul web a me è sembrato una buona analisi, non particolarmente geniale, ma interessante. È vero che Anderson comincia a essere personalmente meno convincente, come dice Massimo Mantellini, ma le cose per me continuano ad avere un valore indipendentemente da chi le sostenga (persino la lettera di Veltroni era buona nei contenuti, benché scontati: il problema è Veltroni, il contenitore bucato che disperde la qualità del contenuto).
E il concetto c’è, è semplice e ben argomentato, e questo mi suona spesso più stimolante ancora del valore stesso del concetto. Dettagli, costruzioni, prove. Non so se il web sia morto, non credo: ma è una discussione interessante.
When you are young, you have more time than money, and LimeWire is worth the hassle. As you get older, you have more money than time. The iTunes toll is a small price to pay for the simplicity of just getting what you want
Concordo. C’e’ anche un altro motivo pero’, secondo me. E cioe’ che ormai internet lo utilizzano tutti (quasi). E la gente non ha ne’ voglia ne’ spesso le capacita’ per starsi a sbattere dietro a diversi formati e diversi programmi. Secondo me deriva da questo anche il successo di FB, che se vogliamo, e’ la rinuncia ad Internet: perche’ siamo tutti uguali in FB, tutti con la stessa paginetta, lo stesso status. Un grosso recinto.
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