Indicare il Titanic dal Titanic

Mentre i giornali in tutto il mondo sono alle prese col rischio di sparire a causa delle rivoluzioni tecnologiche, i giornali italiani rischiano di sparire in un loro deprimente giorno del giudizio, travolti da zizzanie e celodurismi infantili. Oggi sul Sole 24 Ore il CdR attacca il Giornale, sull’Unità il CdR attacca il Giornale, sul Giornale si attacca D’Avanzo, il Fatto attacca il direttore del Sole24Ore e il Giornale, Libero attacca il Fatto, Repubblica mette Feltri “nel mirino” dei magistrati. Ieri sera si sono accapigliati in tv i direttori di Unità e Giornale per il sollucchero dei giornalisti conduttori.

Sulla Stampa Barbara Spinelli la chiama “apocalisse del giornalismo”, sul Messaggero Sergio Zavoli più moderatamente mette in guardia dalla china presa. Ma è una fossa che si sono scavati tutti – con poche eccezioni – e chi non aveva un badile in mano portava via la terra, dava suggerimenti, o al massimo diceva “ma siete sicuri?”, seduto sul bordo della buca. E ancora stanno scavando, quindi ogni allarme sulle prospettive giunge sempre da un po’ più in basso. Come ha scritto ieri Francesco Cundari parlando della questione

“da un incontro di lotta nel fango è difficile uscire puliti”

Lotta nel fango è, non “informazione”. Aveva ragione Grillo, quando diceva che dopo i politici i più responsabili della sciagura italiana sono quelli che fanno giornali e telegiornali. E come è già accaduto coi politici, le conseguenze arrivano coi carabinieri, la mattina presto.
È questa in Italia la crisi dei giornali. Altro che Google.

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10 commenti su “Indicare il Titanic dal Titanic

  1. tzenobait

    tu sai che dar ragione a grillo ti espone a una serie di osservazioni piu’ o meno ironiche, vero? ;-)

  2. andrea61

    Tu lo sai che ti stai esponendo sempre piu’ al rischio di essere accusato di equidistanza che piu’ o meno suona come essere un infame, un codardo e un venduto ?

  3. gaetanocorcelliortega

    In questa guerra di elucubrazioni, sinceramente non ne vedo vincitori. anzi si conoscono quasi tutti e sicuramente si odiano quasi tutti. Sono esageratamente gelosi l’uno dell’altro, dei propri successi, oppure degli insuccessi. Alcuni sono avanguardie di idee tecnologiche da internet. Il futuro non molto prossimo, ciascuno giornalista si costruirà una sua applicazione, che ciascuno utente, utilizzerà. Al mattino ciascun programma impostato, impaginerà il proprio quotidiano personale, con le firme, note, e poco note. Ecco la guerra dell’informazione, sarà plurima, attiva, da masse tecnologicamente, in itinere, produrranno, servizi,da vendere al giornalista, vero cacciatore delle parole, libere da freni, da censure, da blocchi pubblicitari.

  4. sinistralirica

    Mi sembra un po’ bizzarro fare di tutta l’erba un fascio (è il caso di dirlo…). E attribuire in modo ecumenico a tutta la categoria dei “giornalisti” pari responsabilità. Dice niente il nome in codice Betulla? E il soprannome milanese del signor Feltri detto il “rugamerda” per la sue tradizionali specialità?
    Continuo a pensare che ci sia una qual certa differenza tra il “giornalismo” di Sallusti e quello di Scalfari. Tra i pezzi di Sofri senior e quelli di Belpietro.

  5. Massimo

    Pienamente d’accordo. Rimestare merda, che lo faccia Il Giornale o Repubblica, rimane pur sempre rimestare merda.

  6. francescorocchi

    Quoto completamente sinistra lirica. Tra il giornalismo d’inchiesta di un D’Avanzo o di un Travaglio e le veline di Feltri c’è una bella differenza.

    Perchè uscirsene con queste frasi e poi prendersela con i populisti che “i politici so’ tutt’uguali, ahò?”.

    Togli politici, metti giornalisti e ti ritrovi con questo post.

  7. aiabasta

    e allora sofri attacca ilsole,ilfatto,ilgiornale etc:
    il giornalismo 2.0 prosegue quello caraceo….
    a parte tutto trovo questo articolo una generalizzazione acritica

  8. lcn03

    Ma perchè, il giornalismo di Travaglio sarebbe “di inchiesta”? A me pare semplicemente un collage di atti giudiziari ottenuti in modo a volte lecito a volte molto meno dai suoi amici dentro le procure.
    E D’Avanzo? Forse un tempo faceva inchieste, pur prendendo a volte clamorose cantonate. Da un po’ di tempo a questa parte i suoi, più che articoli, sembrano resoconti dei suoi incubi notturni nei quali è perseguitato dall’onnipresente Berlusconi.
    Basta leggere quello che scrive oggi: un delirio, non un articolo con un minimo di fondamento e di raziocinio.

  9. braccale

    Chi lo sussurra ai curvaioli di Travaglio, D’Avanzo, Scalfari che tra di loro, i capiscuola del livore carta-penna-e-calamaio, non si possono vedere? Sofri ha indicato la schiuma alla bocca, accecante, la difesa animale dell’osso, cari tedofori sul sendero luminoso.

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