Mercoledì a mezzogiorno Beppe Severgnini ha scritto su Twitter questo messaggio: “Vieni via con me è uscito (alla grande) dal Five Million Club. Il regista del Fattore Truman è furibondo: ovvio”. Un testo che a qualcuno potrà sembrare criptico, come molti messaggi su Twitter, ma non alle 36744 persone che seguono i messaggi di Severgnini e sanno di cosa parli.
Parla di una delle tesi sull’Italia raccolte nel suo nuovo libro «La pancia degli italiani. Berlusconi spiegato ai posteri». Eccola qui: “Quanti quotidiani si vendono ogni giorno in Italia, se escludiamo quelli sportivi? Cinque milioni. Quanti italiani entrano regolarmente in libreria? Cinque milioni. Quanti sono i visitatori dei siti d’informazione? Cinque milioni. Quanti seguono Sky Tg24 e Tg La7? Cinque milioni. Quanti guardano i programmi televisivi d’approfondimento in seconda serata? Cinque milioni, di ogni opinione politica. Il sospetto è che siano sempre gli stessi. Chiamiamolo Five Million Club”.
Secondo Severgnini le persone che in Italia si informano con strumenti più vari e affidabili in Italia sono al massimo cinque milioni. Non bastano per pesare elettoralmente. Ma il programma di Saviano ha superato abbondantemente quel limite, e questo può cambiare qualcosa negli equilibri elettorali. “Il regista del fattore Truman furibondo” è Silvio Berlusconi, protagonista insieme a tutti noi della guida di Severgnini. “Insieme a tutti noi” vuol dire che Severgnini è bravissimo – a differenza di altri antiberlusconiani di più lunga data – a sottolineare con umiltà come l’Italia berlusconiana rappresenti la gran parte degli italiani (Severgnini compreso, sotto alcuni aspetti) e dei loro pensieri e comportamenti.
Ed è per questo che la sua analisi del berlusconismo è così credibile: perché non è ideologica, non è di parte (di certo Severgnini non è un uomo di sinistra), non propone alternative politiche. Si limita a spiegare di quali psicologie si siano nutriti questi sedici anni italiani, e di quanto siano piccole e sciocche queste psicologie. La speranza di vedere perdere il nemico (“fattore Palio”), l’ammirazione per il giovanilismo (“fattore Harem”), l’autocompiacimento del sentirsi simili al capo (“fattore umano”) e altri meccanismi molto umani. Quello di Severgnini è un libro così pacato e chiaro da essere rivoluzionario, nella contesa bellicosa e iraconda che travolge il dibattito pubblico italiano: l’autore dispera possa servire ai contemporanei (“Spiegare Silvio Berlusconi agli italiani è una perdita di tempo”) e finge di dedicarlo ai posteri e agli stranieri. Ma non tutto è perduto, no?
Mi sembra, al contrario, che il dato confermi la teoria: programma di intrattenimento = più di cinque milioni.
Infatti, Severgnini è molto mal digerito dallo zoccolo duro dei FMC chè lo vede come un giornalista un po’ snob e con troppi se e troppi ma.
Personalmente non credo che la trasmissione di Fazio, vada oltre l’effetto (incostistente, poco dopo) dell’intervento di Biagi o del Santoro più agguerrito. I million (di voti) mancanti, a cui Severgnini spera ci si rivolga con meno demagogia e arroganza sono sempre gli stessi, in tutti i Paesi, la middleclass ballerina che, di volta in volta, tira giù Clinton e, dopo Bush, ributta su l’Obama. La nostra sinistra fingeva negli anni ottanta di non capire perchè gli operai votassero Tathcher esattamente come oggi non capiscono perchè votano Berlusconi e Lega. E quella fetta di persone lì, legge The Sun in UK, sfoglia Gazzetta dello Sport e CHI in Italia e dell’immmenso Saverio, e delle liste (grande Makox!!!!-))) non gliene può fregare di meno.
E’ il pensiero di Severgnini la ragione per cui la “sinistra” (oddio che parolone) continua e continuerà a perdere.
Chi legge tale giornale, vede tal tg, legge tal libro, vota tal partito è “intelligente”, chi fa altro… è stupido e non capisce.
Una banda di borghesucci benpensanti completamente staccati dalla realtà del paese, per fortuna minoritari, molto “social” che con “ovvove” non capiscono perché gli altri non la pensino come loro e quindi non siano “intelligenti” come loro. A LAVORARE!
Incapaci da decenni di dire una qualsiasi cosa interessante, altro che kultura… il deserto culturale!
La discutibile destra italiana vince ed ha la basi nelle regioni più istruite e con maggior concentrazione di lavoratori d’Italia.
Ecco, le parole di Fred conferma la (per niente sorprendente, ma corretta) teoria sulle piccole e sciocche psicologie di questi sedici anni.
“La discutibile destra italiana vince ed ha la basi nelle regioni più istruite e con maggior concentrazione di lavoratori d’Italia.”
1) lavorare non vuol dire affatto essere istruiti,
2) nè la Lombardia nè il Veneto sono in cima alle classifiche dei laureati in percentuale sulla popolazione
3) Che questo governo sia il peggiore del dopoguerra lo dicono un’infinità di dati statistici, che ovviamente il benemerito lavoratore non conosce, ergo prendere il voto di certi lavoratori non è certo un titolo di merito
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@fred, Severgnini è un tantino snob ma non come i soloni e tutta la coorte che, appunto, non se lo fila molto, anzi. Il libro sul “berlusconesimo in ognuno” vorrebbe dare una mano ai “borghesucci benpensanti” (che tu manderesti a lavorare-), per superare la soglia dei five million. Secondo lui, Fazio&Compagnia avrebbero toccato finalmente i tasti giusti e con il loro impegno sociale milioni di nuovi adepti abbandoneranno le illusioni berlusconiane. Secondo me, e per la soddisfatta rabbia di @amaryllide…, non servirà assolutamente a nulla e la maggior parte della gente, giustamente, continuerà ad impiegare criteri di valutazione della realtà (di quello che gli serve, ecc.) lontani anni luce dal dibattito politico impegnato.
amaryllide
“1) lavorare non vuol dire affatto essere istruiti,”
Un tempo a “sinistra” si pensava di rappresentare i lavoratori.
Meno male che a quanto sento.. “quest’assurda pretesa” è scomparsa….”I lavoratori? Ma che scherziamo? Sono così sciocchi e volgavi..” Coraggio, ancora qualche anno di sconfitte e magari qulcuno se ne uscirà con un…”ma noi chi cavolo rappresentiamo? chi ci dovrebbe votare?” Tranquilli tanto c’è tutta una vita davanti e le cadreghe per i dirigenti ci sono lo stesso.
Comunque no, lavorare non vuol dire essere più istruiti ma magari avere un certo tipo di rapporto con la realtà sì e sopprattuto essere la principale parte della popolaizone italiana.
“2) nè la Lombardia nè il Veneto sono in cima alle classifiche dei laureati in percentuale sulla popolazione”
Usando questo metodo la Calabria risulta più istruita della Lombardia.
Liberissima di crederci.. c’è anche chi crede nella Vergine Maria, negli asini che volano e di essere più “intelligente” degli altri.
Comunque parlando di laurea e “intelligenza”…infatti
D’Alema e Bersani non sono laureati.. eccola li la kultura, quelli che “pensano”…
Piazzare il culo od essere benestanti di famiglia e spacciarsi per élite culturale è lo sport nazionale di una certa parte..
3)Non ho mai detto che questo governo non faccia schifo, ma ho seri dubbi che i five million siano qualche cosa di meglio.
Il malcelato disprezzo per “certi lavoratori” ha già chiarito tutto.
ro55ma
Ti quoto totalmente.
Non Bersani (lui almeno lo è, anche se di lavoro fa il portavoce), volevo dire Veltroni.
Ci si dovrebbe ricordare che le analisi “semiserie” del Severgnini sono tali (e tali restano) anche quando risultano di gradevole lettura alla LSE, che i manuali per dummies che scrive con cadenza regolare, proprio perche’ ispirati alla semplificazione, possono essere considerati al piu’ come linea di partenza, non certo come traguardo di modelli, che un certo rigore scientifico nel metodo delle analisi “socio-psicologiche” lo si deve pretendere anche da quelli il cui scrivere ci risulta piu’ simpatico di altri.
Perche’ la credibilita’ di quanto si scrive non e’ una questione puramente estetica o letteraria.
Non ho letto il libro di severgnini, ma condivido l’analisi sintetizzata (il signor B. “arriva” al grande pubblico grazie a meccanismi molto semplici); mi pare però che manchi un pensiero sulla dinamica di questo “arrivare”.
inizialmente silvio b. puntava sul nuovo, successivamente sul paternalismo e sul successo in campo imprenditoriale e familiare, poi altre fasi.
oggi vedo una impensabile fase Rock, dove silvio ha comportamenti trasgressivi come le star dei tempi andati (oggi vasco, ligabue o lorenzo/jovanotti parlano come monaci tibetani): esibizione abnorme del lusso, tempi di vita insostenibili per l’uomo comune (cene e riunioni fino alle 3 di notte, ricorrenti misteriose sparizioni dalla scena per 3-5 giorni, gite in località esotiche presso leader più o meno chiacchierati), vita sessuale fuori dagli schemi, utilizzo evidente della chirurgia estetica, caustica ironia su chi rispetta le tasse, la giustizia, l’avversario politico, sfrontata minimizzazione delle sfide del secolo (mafia, inquinamento, disuguaglianze planetarie…).
a chi “arriva” questa strategia e perché?
giu7.2
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lo Sky Tg24 è quello del “un calippo e una bira” di quest’estate, non so se mi spiego
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